IsoHunt, uno dei più noti motori di ricerca Torrent, d'ora in poi sarà costretto a filtrare con rigore tutti i suoi risultati per non incorrere nel reato di pirateria. Ieri ha perso l'appello contro la Motion Picture Association of America, che nel 2010 è riuscita a dimostrare che la piattaforma non può essere qualificata come "safe harbour" in relazione al Digital Millennium Copyright Act. In pratica le eccezioni di responsabilità nelle violazioni di copyright degli utenti, normalmente previste per gli Internet Service Provider, non possono essere applicate a questo caso.
IsoHunt
La querelle legale in verità è iniziata nel 2006 quando per la prima volta l'industria cinematografica ha iniziato a spingere affinché la piattaforma censurasse i contenuti illegali. Nel 2010 la Corte Distrettuale della California emette l'ingiunzione e ordina al proprietario del sito di eliminare migliaia di termini segnalati dalla MPAA, pena la chiusura delle operazioni negli Stati Uniti. Dopodiché IsoHunt implementa il filtro ma si appella. Ieri ha perso.
Il giudice ha sostenuto che la proprietà non solo conoscesse bene le dinamiche illegali che coinvolgevano il sito ma anche che incoraggiasse tali comportamenti. Ad esempio fornendo assistenza per trovare film protetti, masterizzare contenuti illegali su DVD e favorendo uploading/downloading di alcuni specifici titoli.
Ovviamente l'azione dei gestori era mossa da motivi finanziari: più aumentava il traffico illegale e più guadagnavano.
"Questa sentenza afferma un principio chiave per la legge sul copyright: coloro che costruiscono business incoraggiando, favorendo e aiutando altri a commettere violazioni di copyright sono essi stessi in difetto, e saranno considerati responsabili per le loro azioni illegali", ha dichiarato Henry Hoberman di MPAA.