La startup JPEGmini ha messo a punto una nuova tecnologia di compressione per lo standard JPEG che consente di ridurre le dimensioni dei file delle foto fino al 500% preservandone qualità e risoluzione. Sembra quasi un miracolo ma il suo servizio online (omonimo) vanta un algoritmo capace di massimizzare la compressione senza provocare artefatti visibili all'occhio umano. Dopodiché il JPEG encoder, che adatta il processo di elaborazione alle foto originali, crea la più compatta rappresentazione (possibile) della foto nel rispetto dello standard JPEG.
Insomma, JPEGmini non si basa su un nuovo formato (come ad esempio Google WebP), ma è semplicemente una tecnologia che sfrutta il JPEG. La compressione massima raggiungibile è di cinque volte, o se si vuole tradurre in riduzione si può dire dell80% in meno. Ecco quindi una soluzione perfetta per la gestione delle immagini online o degli archivi.
JPEGmini
Secondo il fotografo professionista Jim Goldstein di JMG Galleries i test confermerebbero la bontà di questa trovata: pare che JPEGmini in presenza di grandi immagini da "salvare per il Web" superi Photoshop, mentre con le piccole (con qualità al 60%) soffra di più. In ogni caso maggiore è la risoluzione della foto di partenza maggiore è il tasso di riduzione, che solo con immagini da 8 Megapixel o più grandi può raggiungere l'80%. In ogni caso JPEGmini supporta al massimo fotografie in formato JPEG da 50 Megapixel.
"La tecnologia JPEGmini è stata testata a lungo in base allo standard ITU BT.500, dimostrando che un utente medio non è in grado di distinguere la differenza tra foto originali e quelle JPEGmini. Sei il benvenuto a provare la qualità sulle tue foto: dopo la compressione con il nostro servizio, comparale alle originali mettendo lo zoom al 100% (in modo che ogni pixel sullo schermo corrisponda a un pixel della foto)", si legge sul sito JPEGmini.
Il servizio online attualmente sembra essere gratuito, ma i Termini di Servizio indicano che le immagini uplodate potrebbero essere utilizzate per pubblicizzare JPEGmini. Sono agli inizi e non vogliono ancora monetizzare, ma domani chissà .