La banda larga in Italia tra viceministri e sottosegretari

Si compone il Ministero dello Sviluppo Economico con due viceministri e altrettanti sottosegretari. Profili che non sembrano strizzare l'occhio a investimenti nel settore delle telecomunicazioni, ma da cui ci aspettiamo risposte per portare in Italia il progresso tecnologico tanto agognato.

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a cura di Manolo De Agostini

Il Consiglio dei ministri che si è tenuto nella serata di ieri ha partorito 40 tra sottosegretari e viceministri. Si compone così il vertice del Ministero dello Sviluppo Economico, presieduto da Flavio Zanonato. Entrano nella squadra Antonio Catricalà, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Monti, nella veste di viceministro, Carlo Calenda (viceministro) e due sottosegretari, Simona Vicari e Claudio De Vincenti.

Come abbiamo già avuto modo di scrivere in questa notizia, il ruolo dello Sviluppo Economico è cruciale (anche se non è l'unico attore coinvolto) nel decidere cosa fare e non fare per portare occupazione e benessere. È un centro decisionale importantissimo. Oggi (molte economie lo dimostrano), la crescita di un paese passa anche per la creazione d'infrastrutture di telecomunicazione, che non solo mettono in contatto persone creando nuove opportunità di business, ma sono a loro volta un modo utile per dare lavoro a molte persone - tra opere di scavo e installazione - magari senza un'occupazione.

Antonio Catricalà

Portare avanti l'Agenda Digitale avviata dall'ex ministro Corrado Passera, sviluppare la banda larga per consentirci di navigare non a passo di lumaca ma almeno al livello di altri paesi confinanti e ridurre l'annosa piaga del digital divide sono tutti temi che dovranno essere snocciolati dallo Ministero dello Sviluppo Economico. Per cui è importante sapere chi occupa queste posizioni chiave, fermo restando che ogni giudizio dovrà maturare nel tempo, valutando le azioni o l'eventuale immobilismo.

Antonio Catricalà, giurista, è stato presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust o AGCM) dal 9 marzo 2005 al 16 novembre 2011. Le sue competenze riguardano la regolamentazione del mercato, la vigilanza contro gli abusi e la tutela del consumatore. Non è "l'uomo della rete" che ci sarebbe piaciuto vedere nella squadra di Governo, ma è comunque è una figura attenta a certe storture dei mercati, anche quello delle telecomunicazioni.

Carlo Calenda, laureato in giurisprudenza, ha lavorato nel mondo finanziario (San Paolo Invest, ad esempio) e poi ha ricoperto ruoli nell'ambito del marketing e delle relazioni con i clienti e investitori in Ferrari e Sky. Ha fatto parte di Confindustria come Direttore dell'Area strategica e Affari Internazionali durante la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo. Anche in questo caso abbiamo una persona con competenze in molti settori, ma che di o con la Rete non ha mai lavorato.

Per quanto riguarda Simona Vicari e Claudio De Vincenti le rispettive pagine di Wikipedia elencano il rispetto cammino lavorativo e politico dei due, ma anche in questo caso non riscontriamo alcuna competenza o almeno propensione allo sviluppo delle telecomunicazioni nel nostro paese. Complessivamente si tratta di figure dal forte stampo amministrativo ed economico, che chiaramente servono in un ministero, fermo restando che almeno una persona attenta alle tematiche tecnologiche ci sarebbe piaciuto vederla. A tutti loro va comunque il nostro augurio per il duro lavoro che li attende, a cui speriamo riescano a ottemperare nel miglior modo possibile.

A fare da pungolo a ministro, viceministri e sottosegretari deve però essere in primis la politica, ovvero il Parlamento, oltre che la stampa. Interessanti a tal proposito le parole di Benedetto Della Vedova, senatore di Scelta Civica, il quale ha dichiarato a Radio Radicale (fonte Corriere delle Comunicazioni) che il Governo Letta dovrebbe incentivare gli investimenti sulla banda larga piuttosto che restituire le somme versate dai cittadini con l'Imu. "No alla restituzione dell'Imu, sì ai cofinanziamenti per la banda larga". Sarà un primo passo verso un sano confronto sul tema dell'ammodernamento tecnologico in Italia? Chissà, la speranza è l'ultima a morire.