La Germania dice basta alla censura online del pedoporno

Il Governo tedesco ha deciso di annullare la normativa del 2009 che consentiva di attivare il blocco dei siti pedopornografici. Non ha funzionato e a volte ha censurato siti assolutamente legali. La nuova via è quella della cancellazione: gli esperti concordano.

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a cura di Dario D'Elia

La Germania ha deciso di sbloccare l'accesso ai siti pedopornografici, annullando di fatto il sistema di censura digitale in vigore dal 2009. La questione è semplice: non ha funzionato e in molti casi ha messo a rischio il diritto di espressione. Chaos Computer Club, la comunità hacker più grande del paese, ha parlato di una soluzione "inefficace, controproducente e rappresentativa di un avvio di censura online".

Ma sono tutti impazziti, si domanderanno in molti? No, la questione è discutibile, ma dietro questa scelta ci sono motivi piuttosto condivisibili. Il sistema funzionava grazie una sorta di blacklist compilata dalla Polizia Federale Criminale. I siti dai contenuti dubbi in pratica mostravano un segnale di divieto e quindi non erano accessibili. Il problema è che spesso in questa sorta di "trappola" censoria sono finiti anche siti normali. Senza contare ovviamente i limiti giuridici di questa procedura: la Polizia operava in autonomia senza consultare alcun giudice.

Stopp!

"I blocchi online non hanno senso", ha commentato il programmatore e membro del Partito Pirata Stephan Urbach in una recente intervista con Deutsche Welle. "Mi bastavano 5 minuti per riconfigurare il mio browser se volevo vedere il materiale". Dello stesso avviso il Ministro della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger che ha bollato la procedura come una "soluzione superficiale".

L'unico modo per prevenire la visione di questi siti è cancellarli, secondo l'esperto in libertà digitali Jimmy Schulz. In Germania oggi basterebbero poche ore per siti residenti. Insomma, la nuova strada è stata tracciata e prossimamente il Parlamento potrebbe legiferare al riguardo. Ricordando però che il problema andrebbe affrontato alla radice

The Shining

Stephan Urbach sostiene che la pornografia infantile non sia una questione Internet. "Queste fotografie e video vengono da qualche parte. Dove i bambini vengono abusati", ha dichiarato l'esponente del Partita Pirata.

Passare da una censura arbitraria alla cancellazione definitiva di un sito potrebbe dimostrarsi una soluzione vincente a patto che gli inquirenti possano affidarsi a consulenti specializzati e una procedura che eviti errori. La posizione del Partito Pirata invece sembra essere discutibile. 

Il Web, come piattaforma di diffusione, ha certamente un peso nel fenomeno della pedopornografia. Non calcolarlo nell'equazione sarebbe superficiale. Ovviamente la Rete non è un catalizzatore di comportamenti devianti, ma certamente riduce le distanze tra il mondo della legalità e quello delle aberrazioni malate.