La Sanità digitale italiana è un terno al lotto regionale, manca la regia nazionale

Gli investimenti per la Sanità digitale sono in aumento ma pesano solo l'1,37% sul comparto. Sul Fascicolo sanitario elettronico c'è caos.

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a cura di Dario D'Elia

La digitalizzazione della Sanità procede ma per il Fascicolo sanitario elettronico le Regioni si stanno muovendo in ordine sparso. Insomma, manca una regia nazionale col pugno di ferro. La buona notizia è che gli investimenti in innovazione nel 2015 sono cresciuti nel 17% rispetto all'anno scorso. L'ultimo rapporto dell'Osservatorio "Innovazione digitale in sanità" della School of management del Politecnico di Milano ha stimato in 1,37 miliardi di euro la cifra complessiva, di cui 58 milioni per la Cartella clinica elettronica e 40 milioni per i sistemi di "disaster recovery". Marginale ancora quel 6% dedicato alla telemedicina.

fascicolo sanitario

La questione di fondo, come hanno fatto notare anche Doxapharma e Fimmg, è che la spesa per l'ammodernamento digitale della sanità pubblica pesa solo l'1,3% del comparto. E dire che la transizione avrebbe solo vantaggi: solo la diffusione della Cartella clinica elettronica permetterebbe un risparmio di 1,6 miliardi di euro l'anno.

"L'innovazione digitale è una leva per fermare quel deterioramento che sta rendendo qualitativamente inaccettabili ed economicamente insostenibili i servizi del nostro sistema sociosanitario e il governo sembra finalmente muoversi", sostiene Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio.

fasciolo

"Ma siamo ancora di fronte al rischio di uno stallo istituzionale che potrebbe impedire di passare dai patti ai fatti, occorre sostituire la tradizionale governance frammentata dell'innovazione non con una centralizzata, bensì con un modello partecipato, in cui il governo sia regolatore di alto livello e alle Regioni sia dato il compito di promuovere la crescita digitale. L'istituzione da parte della Conferenza delle Regioni della Commissione speciale Agenda digitale può dare un contributo".

Il decreto del Fascicolo sanitario elettronico – che risale al 2012 – è in stallo da 22 mesi e la scadenza potrebbe essere spostata da giugno a dicembre. Tutto questo ha prodotto lo spiacevole effetto collaterale di costringere le regioni a muoversi in cordate con progetti diversi. L'Emilia Romagna ha scelto la piattaforma Sole; Lombardia, Toscana, Sardegna e la Provincia autonoma di Trento puntano su TreC; Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Piemonte e Veneto si sono concentrare su singole parti del pacchetto-servizi.

E così oggi abbiamo in Italia una situazione a macchia di leopardo con solo 13 cittadini su 100 che hanno effettivamente già  prenotato le prestazioni via Web.

Il digital divide culturale è ancora più traumatico. Doxa ha scoperto che l'83 per cento della popolazione italiana non ne ha mai sentito parlare di questi sistemi e l'88% non sa se sono attivi nella propria Regione. Il 95% non ha mai cercato informazioni sul tema.