L'Agenda Digitale è cascata nell'azoto liquido del Governo

Il Governo ha deciso di congelare il progetto Agenda Digitale per una querelle con la Corte di Conti e un problema di governance. Forse rinascerà il vecchio Dipartimento per la Digitalizzazione e l'Innovazione presso la Presidenza del Consiglio.

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a cura di Dario D'Elia

Il Governo Letta ha congelato il progetto Agenda Digitale. Non tanto perché gli obiettivi siano sbagliati ma semplicemente perché non c'è accordo sulla cabina di controllo e i conti non tornano. La prima questione ovviamente è politica; la seconda è risaputa dai tempi di Monti.

Tutto è iniziato la scorsa settimana quando il Governo ha deciso di ritirare lo statuto dell'Agenzia per l'Italia Digitale, bloccandone di fatto ogni attività. PA digitale, open data, anagrafe unica, banda larga, fascicolo sanitario elettronico e tante altre cosette: tutto fermo. La Corte dei Conti ha posto il suo veto.

Continuiamo a farci del male

"E senza lo statuto l'Agenzia si trova ferma in un paradosso: ha il budget assegnato ma non può lavorare ai decreti attuativi dell'Agenda digitale", spiegava a Repubblica.it Paolo Colli Franzone, presidente dell'osservatorio Netics. "In particolare, sarebbe in atto un braccio di ferro tra il direttore dell'Agenzia, Agostino Ragosa, e la Corte dei Conti. Ragosa vorrebbe carta bianca sull'assunzione dei dirigenti e un organico di 150 persone. Ma uno scrupoloso magistrato della Corte si è accorto che secondo il decreto Crescita 2.0 l'Agenzia ha diritto a circa 28 persone in meno".

In verità non si trattava solo di un problema di assunzioni di carattere numerico ma anche qualitativo: Ragosa avrebbe potuto mettere sotto contratto super specialisti per due anni. Niente di male, se non fosse che i conti dello Stato oggi sono ancora malmessi.

In ogni caso qualcuno non ha gradito che il Governo Monti abbia approvato lo statuto con un piede già fuori dalla porta. Secondo sindacati non sarebbe dovuta rientrare nell'ordinaria amministrazione del governo dimissionario.

Oggi comunque il problema è che l'Agenzia nasce in forma liquida, attraversando ben quattro Ministeri gestiti da forze politiche diverse. Per altro il Presidente Letta non ha ancora deciso per la delega all'innovazione che è in ballo tra il Ministro per lo sviluppo economico e il sottosegretario Patroni Griffi.

L'altra opzione in campo è che il vecchio Dipartimento per la Digitalizzazione e l'Innovazione venga riattivato presso la Presidenza del Consiglio in mondo da avere fondi sufficienti per sostenere tutti i progetti dell'Agenda. Se ne occuperebbe un sottosegretario, magari gradito a Confindustria digitale.

L'Agendina Digitale è cascata in un secchio di azoto liquido.