Le regole di Internet cambiano solo per gli Stati canaglia

Alla World Conference on International Telecommunications di Dubai 89 nazioni hanno votato sì al filtraggio e al monitoraggio del traffico online. I paesi più democratici si sono sfilati. Le regole varranno dal 2015 solo per chi ratifica.

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a cura di Dario D'Elia

La World Conference on International Telecommunications di Dubai si è conclusa con un accordo che non vale nulla. 89 nazioni, fra cui Cina e Russia, hanno firmato un trattato per cambiare le regole di Internet; il problema è che Europa (Italia compresa), Stati Uniti, Giappone, India e altri paesi economicamente rilevanti si sono opposti. Questo vuol dire le nuove regole saranno applicate solo dai paesi che hanno votato a favore, per di più dal gennaio 2015.

Ma cosa realmente è successo in questi mesi di dibattito e nelle ultime settimane di negoziati? Si è parlato di governance, tecniche di Deep Packet Inspection (DPI) e neutralità della Rete. Il tavolo però è saltato quando la delegazione africana è riuscita a far passare una risoluzione che legittima sia il filtraggio che il monitoraggio del traffico online. Ovviamente non si è mai parlato di azioni politiche bensì di strumenti di difesa contro i pericoli provenienti dalle comunicazioni elettroniche di massa. I paesi più democratici si sono sfilati e così Cina, Arabia Saudita, Iran, Russia e altri ne hanno approfittato. Tanto più che si parla anche della possibilità che vengano create reti nazionali: in pratica circuiti "chiusi" super-controllati come quello cubano o il progetto iraniano.

Chi ha detto sì al trattato (in verde)

La nota ridicola di questo mega-evento è che nel trattato non si rilevano termini come Internet o Web, poiché l'ITU non è ufficialmente legittimata a occuparsene. Il suo raggio d'azione infatti continua a essere quello delle telecomunicazioni in senso generico.

Insomma, l'evento di Dubai si è dimostrato quello che tutti ben sapevano dall'inizio: un'occasione per i paesi illiberali di alzare la voce, creare coalizioni e mettere in discussione i valori democratici che contraddistinguono la Rete.

Dice bene l'esperto IT Stefano Quitarelli su Il Post.it. "Riguardo la presunta spaccatura sarebbe come dire che l'esperanto ha spaccato il mondo sostituendo per alcuni l’inglese. La storia insegna che non insegna nulla a chi non la conosce. Per questo, la vicenda di Kashpureff e Alternic non ha insegnato nulla".

"Non ci sono e non ci possono essere due Internet, per *definizione* di Internet. Internet è il massimo comune denominatore di una sintassi universalmente condivisa".

Non resta che attendere il prossimo summit dell'ITU programmato in Sud Corea per il 2014.