L'Italia digitale? Non è proprio dietro l'angolo

Diego Piacentini, commissario del governo per l'Italia digitale, traccia il bilancio del suo primo anno di lavoro. C'è ancora tanto da fare, come confermano i risultati della Commissione di inchiesta parlamentare sulla digitalizzazione della PA presieduta da Paolo Coppola.

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a cura di Pino Bruno

Per fare l'Italia digitale ci vogliono volontà, organizzazione e competenze, e i soldi non sono tra le carenze più rilevanti. Parola di Diego Piacentini, commissario straordinario di governo per l'attuazione dell'agenda digitale, che in un'intervista a Repubblica, traccia il bilancio del lavoro fatto da quando si è insediato a capo del team per la trasformazione digitale del paese, a settembre 2016. L'ex Senior Vice President International di Amazon - che si è messo in aspettativa per due anni dalla multinazionale - vede il bicchiere mezzo pieno. Manca poco meno di un anno alla scadenza del mandato governativo di Piacentini, svolto senza retribuzione, e le sue dichiarazioni a Repubblica si intrecciano con le conclusioni  - ben più pessimistiche - della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione della pubblica amministrazione.   

Proviamo a mettere a confronto le parole di Piacentini e quelle del report finale della commissione presieduta dal deputato Paolo Coppola.

I soldi

"I soldi non sono tra le carenze più rilevanti" (Piacentini);

"Dai lavori della Commissione non si può desumere che la spesa ICT sia eccessiva (5,5 miliardi calcolati, 85 euro per ogni cittadino, ndr), ma sicuramente emerge una scarsa capacità di controllo della qualità della spesa, soprattutto per quanto riguarda i sistemi informativi e l'impatto che dovrebbero produrre, sia in termini di risparmi, sia in termini di miglioramento della qualità dei servizi, che non viene quasi mai misurato" (Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione della PA, fonte AGI).

Le competenze

"Ci vorranno generazioni perché si cambi davvero. Le cose non capitano solo per legge... Noi dobbiamo eliminare i motivi tecnici e tecnologici per non fare... Nessun sistema complesso si trasforma da sé, da dentro. Serve una forte leadership, oppure la concorrenza, concetto che nella pubblica amministrazione non esiste, almeno al momento" (Piacentini);

"La maggiore criticità è disporre di un personale inadeguato al compito di digitalizzare il Paese. La PA non può più procrastinare un adeguamento delle competenze del personale dirigenziale sia attraverso un massiccio investimento in formazione, sia attraverso una ineludibile immissione di nuovo personale soprattutto a livelli apicali" (Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione della PA, fonte AGI).

La burocrazia resiste, resiste, resiste

"So che alcuni funzionari hanno impostato sui loro computer un conto alla rovescia e non vedono l'ora che arrivi quel giorno (il 16 settembre 2018, quando scadrà il mandato di Piacentini, ndr). Non siamo ben visti. Per fortuna non si tratta della maggioranza" (Piacentini);

"Siamo indietro, troppo indietro. Mancanza di competenza, ritardi immotivati, progetti inconcludenti che durano anni. C'è mancanza di competenza e di consapevolezza a tutti i livelli... Abbiamo chiesto a tutti chi fosse il responsabile della trasformazione digitale. Ma praticamente nessuno l'aveva nominato. E comunque nessuno aveva una vera strategia di trasformazione digitale...L'amministrazione ai livelli apicali non ha capito cosa è il digitale e cosa è la trasformazione digitale. E rimangono in questa situazione fregandosene della legge" (Paolo Coppola, presidente della Commissione di inchiesta parlamentare sulla digitalizzazione della PA, fonte AGI).

Come uscirne?

Il cambiamento radicale deve essere una priorità nell'agenda del presidente del Consiglio dei ministri...Ora ci sono gli strumenti e c'è un piano. Il problema principale non sono i soldi. Semplificazione e digitalizzazione devono andare insieme, e per questo serve la politica. Non stiamo più parlando dei sistemi informativi, del digitale come di un settore a parte, qui si tratta della trasformazione profonda del rapporto tra cittadini, imprese e governo" (Piacentini);

"Cambiare i livelli apicali della PA. Assumere delle persone, migliaia di persone, in grado di accompagnare l'Italia nella trasformazione digitale. Così non si va avanti... I soldi non mancano. Oggi nei ruoli di comando ci sono persone di una generazione che si è dimostrata restia ai cambiamenti. O per pigrizia, o per paura che arrivino 'quelli più bravi'. Di contro, non hanno spazio i giovani, che sono i portatori sani della cultura digitale in Italia, e sono gli unici che hanno competenze adeguate alla media europea. Il danno per l'Italia è duplice: perdono i giovani, perde il Paese" (Paolo Coppola, presidente della Commissione di inchiesta parlamentare sulla digitalizzazione della PA, fonte AGI).