Metroweb bacia l'anello di Telecom Italia: addio NGN

Metroweb ha svelato le carte sullo sviluppo broadband del paese: punteranno solo sui mercati remunerativi, la NGN va bene solo per le imprese e soprattutto andranno a braccetto con Cassa Depositi e Prestiti. Telecom esulta: non darà un soldo e sarà partner tecnologico.

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a cura di Dario D'Elia

Il progetto Metroweb per lo sviluppo del broadband italiano si sta rivelando sempre meno incoraggiante. In un'intervista al Sole 24 Ore l'amministratore delegato Vito Gamberale ha svelato quello che potrebbe essere il "gioioso" destino italiano. Ovvero quello di un paese che perpetua il modello delle due velocità, stabilendo per ricchezza e ritorno di investimento quali siano le zone elette e quelle sfigate. 

"Penso a tante piccole Metroweb locali, per esempio in città come Bergamo, Brescia, Genova o Piacenza, dove entreremo in trattativa con le utilities del posto", ha spiegato Gamberale. "Tenga conto che c'è anche tutta la fibra di Iren, la società derivante dalla fusione tra Iride (le municipalizzate di Genova e Torino) e l'emiliana Enìa. Partiremo con un lento shopping. Vorrei riuscire a costituire un paio di società all'anno. Sarebbe un buon risultato".

Vito Gamberale

La strategia di Gamberale è inattaccabile, dato che di fatto la sua è un'azienda privata controllata dallo scorso maggio da F2i (Fondi Italiani per le Infrastrutture) e Intesa Sanpaolo, rispettivamente con l'87,5% e 12,5%. La nota interessante è che dal 6 ottobre il presidente di F2i è Franco Bassanini, ovvero l'attuale Presidente di Cassa Depositi e Prestiti. In pratica il Governo sembra essere intenzionato a spingere sullo sviluppo affossando il Tavolo Romani, che puntava su un'infrastruttura nazionale. Insomma, qui si vuole puntare sui distretti metropolitani e quelli industriali più strategici e dimenticare il resto, assecondando ancora una volta la strategia di (non) sviluppo tenuta in questi anni.

"Diciamo che è un segnale di condivisione forte del progetto da parte del più istituzionale dei nostri investitori", ha dichiarato Gamberale al Sole 24 Ore. Si può quindi affermare che a questo gioco vincono Telecom Italia, che sarà partner tecnologico di Metroweb, e Giulio Tremonti, che controlla più o meno direttamente la Cassa Depositi e Prestiti? Forse sì.

L'ex monopolista si è già detto disponibile e ha sposato l'iniziativa, tanto più che ascoltando Gamberale sembra di sentire Bernabè. "Il relativo ritardo dell'Italia non ha motivazioni tecnologiche o di mercato ma dipende dalla più bassa alfabetizzazione informatica. L'ADSL può già veicolare gran parte dei servizi per l' utenze consumer, almeno fino a 20 Megabit, senza contare che l'LTE avrà un ruolo centrale", sostiene l'AD di Metroweb.

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Dopo aver sorseggiato la tisanina della pace interiore si potrebbe dire che il ritardo italiano è dovuto anche alla bassa alfabetizzazione informatica. Poi si potrebbe proseguire ricordando quanto sia disarmato l'AGCOM, quanto Telecom abbia ostacolato negli anni gli avversari, quanto lo Stato si sia disinteressato del mercato broadband e tante altre cosette.

Infine la bella sorpresa è che gli italiani possono mettere una bella croce sul progetto NGN. "No, perché la spinta per la banda ultralarga, e parlo di connessioni da 100 megabit, arriverà dall'utenza business. E in queste condizioni, uno sbocco naturale potrebbe essere, in aree selezionate come i distretti industriali, un player infrastrutturale puro come Metroweb che faccia gli investimenti fino alla borchia del palazzo e affitti la fibra spenta ai vari provider", ha aggiunto il dirigente.

Per di più come anticipa Alessandro Longo, cronista di riferimento del settore TLC, "Metroweb andrà sul mercato a raccogliere fondi". È incredibile: avete capito bene, non hanno neanche i soldi!

Avevamo Telecom Italia, e a breve avremo Little Telecom. Replichiamo insomma modelli vincenti. 

Un brindisi di tisana a tutti.