Monti elimina i contributi statali per alcuni quotidiani

Il decreto Salva Italia firmato dal premier Mario Monti promette la cancellazione dei contributi statali per l'editoria di partito e cooperativa. Tutto questo avverrà entro il 2013. Nel 2010 per il 2009 lo Stato ha erogato 150 milioni di euro per quotidiani e riviste sconosciute alla maggioranza degli italiani.

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a cura di Dario D'Elia

Entro due anni scompariranno i contributi statali per l'editoria: milioni di euro non verranno più sperperati per giornali di partito ed editi da cooperative. Questa di fatto la promessa che il Premier Mario Monti ha fatto inserire nella manovra economica (Salva Italia) in via di approvazione. Non è ancora il momento di stappare i chinotti delle grandi occasioni, ma nel documento si parla di primi tagli per il 2012 e cancellazione definitiva di ogni contributo entro il 2013. In ogni caso quelli "indiretti" per i quotidiani normali rimarranno.

Il prossimo anno saranno rivisti i regolamenti "al fine di conseguire il risanamento della contribuzione pubblica, una più rigorosa selezione dell'accesso alle risorse, nonché risparmi nella spesa pubblica". Ogni euro non speso per l'editoria - 150 milioni stanziati nel 2010 per il 2009 – sarà destinato alla ristrutturazione delle aziende già destinatarie della contribuzione diretta, all'innovazione tecnologica del settore, a contenere l'aumento del costo delle materie prime, all'informatizzazione della rete distributiva.

Già pronta la statuina di Mario Monti per il presepe

Ovviamente, com'era prevedibile, alcuni piccoli quotidiani e riviste sono già sul piede di guerra. E tirano in ballo, senza pudore, presunti rischi per il pluralismo dell'informazione. Eppure se si scorre la lista delle testate e la loro diffusione viene da ridere. Ad esempio l'Avanti! dell'ormai mitico Valter Lavitola ha ricevuto 2,5 milioni di euro, La Padania ben 3,8 milioni, L'Unità circa 6,3 milioni, Il Corriere di Forlì circa 2,5 milioni, Il Romanista ben 938 milioni, e la lista prosegue con nomi più o meno conosciuti. 

La questione di fondo è che per ottenere i finanziamenti il numero dei lettori non è caratterizzante. Quello che conta è essere un quotidiano di partito (bastano un paio di firme compiacenti, NdR.), oppure essere editi da una cooperativa o da fondazioni, oppure ancora essere in lingua francese, ladina, slovena e tedesca nelle Regioni autonome Valle D'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

Lavitola, l'editore dell'Avanti! - Clicca per ingrandire

Per la CGIL si rischia "il tracollo di un settore che fattura 500 milioni di euro, migliaia di lavoratori licenziati, in mobilità o in cassa integrazione sia nelle testate che nell'indotto e che con le nuove norme previdenziali difficilmente arriveranno a pensione". 

Beh, detta tutta il vero miracolo sarebbe scoprire che queste testate sono tenute in piedi da giornalisti regolarmente assunti. La CGIL forse dovrebbe fare una telefonata all'INPGI (la Cassa di Previdenza del giornalisti, NdR.) per aggiornarsi sulla situazione delle redazioni nazionali. A fronte di sempre meno contrattualizzati esiste una moltitudine di giornalisti pagati pochi euro a pezzo, ovviamente a nero e senza alcun tipo di copertura previdenziale.

In ogni caso l'iniziativa di Mario Monti è lodevole, poi però un giorno sarebbe anche il caso di esaminare i contributi indiretti per i gruppi editoriali dei quotidiani nazionali e locali. Qui si parla di circa 700 milioni di euro all'anno (Fonte: "La Casta dei giornali", edito da Stampa alternativa-Eri Rai), ma per metterci le mani bisognerebbe pestare i piedi a troppi poteri forti. Anche quelli del mondo della televisione, che gode di un trattamento di favore, rispetto a radio ed editoria, sui tetti pubblicitari.