NASA al lavoro sul raggio traente di Star Trek

David Grier, docente di fisica della New York University, ha messo a punto una tecnologia in grado di attrarre gli oggetti utilizzando specifiche proprietà dei fotoni ed ora sta collaborando con la NASA per espanderne la scala di efficacia, realizzando così un raggio traente in stile Star Trek.

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a cura di Alessandro Crea

Nel cinquantenario di Star Trek una delle tecnologie più iconiche della saga potrebbe diventare realtà: parliamo del raggio traente, quello in grado di attrarre o bloccare oggetti nello Spazio. Magari non potrà catturare gigantesche navi spaziali, ma sembrerebbe che presto sarà possibile attrarre oggetti di dimensioni consistenti, muovendoli anche su distanze di chilometri.

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A quanto pare infatti un team di ricercatori capitanato dal professor David Grier, docente di fisica della New York University, è riuscito a mettere a punto una particolare tecnologia in grado di sfruttare i fotoni per attrarre degli oggetti. Grier sta ora collaborando con la NASA per trasportare questa soluzione su un piano differente, in cui si spostano oggetti di dimensioni consistenti su distanze anche di chilometri, anziché particelle minuscole su distanze microscopiche.

In realtà che i fotoni posseggano una propria forza e siano in grado di spingere oggetti è noto da tempo ed esistono già dei dispositivi, chiamati optical tweezer (pinzette ottiche) in grado di farlo sfruttando due o più raggi luminosi. Tuttavia attrarre oggetti anziché spingerli e farlo lavorando su una scala apprezzabile è molto più complesso.

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Star Trek è ambientato alcune centinaia d'anni nel futuro rispetto a noi, quindi è presto per pensare di ottenere gli stessi risultati visti nella fiction. Tuttavia, qualora la fase sperimentale dovesse avere successo, il raggio traente potrebbe essere molto utile nelle missioni spaziali. I rover potranno utilizzarlo ad esempio per raccogliere campioni da analizzare sulla superficie dei pianeti che andremo ad esplorare nei prossimi 50 anni, e la stessa cosa potranno fare le sonde, basti pensare alle attuali missioni per studiare le comete ad esempio. Insomma, il futuro sembra che stia davvero per iniziare, ma per l'Enterprise dovremo pazientare ancora qualche generazione.