Pannelli fotovoltaici impiantati nella retina contro la cecità

Più moderni degli impianti moderni, i pannelli fotovoltaici si possono inserire nella retina senza cavi per l'alimentazione. C'è ancora bisogno di un visore esterno per ora.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Ricercatori dell'Università di Stanford in California hanno messo a punto impianti oculari basati su microscopici pannelli fotovoltaici "installati" direttamente nella retina. Simili a soluzioni esistenti, il loro scopo è correggere cecità e difetti visivi dovuti a danneggiamenti della retina stessa, quando le altre parti dell'occhio sono ancora in salute.

A differenza degli impianti oculari in uso però questa proposta ha il vantaggio di essere più facile da inserire in fase chirurgica, perché non ha bisogno di un sistema di alimentazione esterna con i relativi cavi. In questo caso invece un sottile strato di materiale fotovoltaico trasforma la luce in segnali elettrici e li manda direttamente al nervo ottico, che a sua volta trasmette le immagini al cervello. L'altro vantaggio è che il portatore può teoricamente muovere gli occhi per guardare in diverse direzioni, impossibile con gli impianti "tradizionali".

Il progetto schematizzato

Purtroppo non si tratta ancora di un intervento definitivo che affranca i pazienti da dispositivi esterni. Lo strato di fotodiodi su base di silicio infatti non è abbastanza sensibile e non funziona a dovere con la luce ambientale. I ricercatori hanno scoperto che si può attivare con un leggero laser a infrarossi, e questo ha portato alla realizzazione del visore esterno.

Quest'ultimo raccoglie le immagini e le trasmette a un computer portatile, rappresentato nello schema con le dimensioni di un comune smartphone. Dopo aver elaborato le immagini il calcolatore determina i segnali laser da emettere, che sono irradiati direttamente nell'occhio dove raggiungono l'impianto oculare. La luce infrarossa qui si trasforma in impulsi elettrici che il cervello può interpretare.

Se da una parte il visore esterno è un po' scomodo e riduce la possibilità di muovere liberamente lo sguardo, dall'altra ha il vantaggio di essere facilmente riparabile o migliorabile. In altre parole un paziente potrebbe un giorno passare a un modello migliore semplicemente sostituendo quello esistente.

È già attiva la sperimentazione

Si potrebbe poi collegare questo sistema allo smartphone personale invece che a un dispositivo dedicato, per ridurre l'ingombro ma anche per creare un nuovo catalogo di applicazioni specifiche. E magari il visore potrebbe essere dotato di sensori termici, foto e videocamere speciali, sistemi analitici, microscopi e chissà cos'altro. A questo punto non preoccupatevi se vi vedete davanti Geordi La Forge, capo ingegnere dell'Enteprise, non è un problema di vista.