Pirateria digitale a rischio? Il trattato ACTA ci prova

Il nuovo trattato internazionale sulla contraffazione e tutela della proprietà intellettuale (ACTA) è stato pubblicato online in versione preliminare. Due i punti salienti: de-responsabilizzazione dei provider e adozione di strategie diverse per la lotta alle tecnologie anti-DRM.

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a cura di Dario D'Elia

L'Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), ovvero il trattato internazionale sulla contraffazione e tutela della proprietà intellettuale, è stato finalmente pubblicato online. Sebbene si tratti di un documento non completamente definitivo pare che l'ultimo negoziato tenutosi a Tokyo abbia risolto un paio di nodi fondamentali.

ACTA non presterà attenzione ai vostri iPod...

Il primo è che gli Internet Provider saranno sgravati di ogni responsabilità dal traffico illegale generato dai rispettivi clienti. Verrà richiesta solo collaborazione con i detentori dei diritti e quindi di fornire i dati identificativi in presenza di flagranza di reato – sempre che un giudice emetta un'ordinanza al riguardo. Il secondo è che potranno essere adottate più strategie, quindi non solo più di carattere giuridico, per bloccare strumenti e tecnologie anti-DRM.

"L'accordo ACTA, che è stato oggetto di un acceso dibattito pubblico spesso basato su pregiudizi e radicalismi poco produttivi, alla fine conferma alcuni significativi impegni che la comunità internazionale assumerà per combattere la pirateria in tutte le sue forme, anche digitale", ha dichiarato Enzo Mazza, presidente di FIMI Confindustria.

"È fondamentale  la consapevolezza degli stati che la lotta alla pirateria digitale deve coinvolgere i service provider e che debbano essere assunte misure più incisive che costituiscono un messaggio fondamentale per i governi che si apprestano ad affrontare il problema di come limitare la pirateria digitale".

Si attendono i commenti delle associazioni per i diritti digitali.