Riconoscimento facciale a volto coperto, presto sarà realtà

La prossima sfida per le tecnologie di riconoscimento facciale sarà quella di riconoscere anche gli individui a volto coperto. Le tecnologie attuali non sono ancora affidabili, ma ci si arriverà prima del previsto.

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a cura di Alessandro Crea

Presto le tecnologie di riconoscimento facciale saranno in grado di identificarci con sicurezza anche se avremo il volto parzialmente coperto, ad esempio da occhiali, cappucci, cappelli, passamontagna o altro. No, non si tratta di una soluzione comoda per sbloccare lo smartphone per strada anche d'inverno, ma di una tecnologia che mira soprattutto alla sicurezza. Forse però anche al controllo.

Uno studio di prossima pubblicazione condiviso nel frattempo tramite la piattaforma arXiv e portato avanti da scienziati indiani e dell'università di Cambridge illustra una tecnologia in grado di riconoscere un volto anche se parzialmente nascosto, grazie al deep learning. ‎Utilizzando un set di immagini di persone che indossano vari travestimenti, i ricercatori sono stati in grado di addestrare una rete neurale a identificare volti mascherati con qualche attendibilità, utilizzando i cosiddetti punti chiave facciali (distanza tra occhi, naso, bocca etc.).

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Al momento i risultati non sono ancora all'altezza degli standard imposti dal mercato (l'accuratezza non supera in alcuni casi il 55%)‎ e altri studiosi del settore hanno criticato il metodo utilizzato dai ricercatori e l'utilizzo di un database troppo piccolo. Questo sistema inoltre può essere facilmente aggirato, ad esempio utilizzando una maschera o un casco integrale, o indossando occhiali con particolari motivi geometrici in grado di confondere la rilevazione dei punti facciali. Tuttavia la strada è aperta e sul campo ci sono anche metodi alternativi.

Facebook ha lavorato a lungo su un'intelligenza artificiale in grado di riconoscere le persone dall'analisi di caratteristiche diverse da quelle del volto, come i capelli, la forma del corpo e la postura. In Spagna invece un lavoro congiunto delle Università di Malaga, Granada e Cordoba si è concentrato sulla cosiddetta Gait Analysis, ovvero l'identificazione di una persona tramite l'analisi del modo in cui cammina. All'Università di Basilea infine stanno invece lavorando a un sistema in grado di ricostruire un modello 3D del volto da riconoscere, basandosi solo su ciò che riesce a vedere.

Per quanto riguarda la sicurezza di banche e luoghi pubblici o sensibili come aeroporti, stazioni etc. si tratterebbe indubbiamente di un passo avanti importante, ma non bisogna dimenticare che tali soluzioni potrebbero essere utilizzate anche dai regimi. Come osservato su Twitter dal sociologo Zeynep Tufekci, le nuove tecnologie sono spesso sviluppate senza considerarne tutti gli usi possibili. Un riconoscimento facciale in grado di identificare anche gente col volto mascherato ad esempio potrebbe essere utilizzato come strumento oppressivo da parte di regimi dittatoriali, aiutando a identificare e perseguire i manifestanti anonimi nelle piazze, soffocando così il dissenso.

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‎Amarjot Singh, il ricercatore che ha guidato il lavoro più recente, sostiene che i sistemi in sé sono neutrali e il loro effetto nocivo o meno sulla società dipende unicamente dall'uso che se ne fa. "Questa tecnologia ha più pro che contro" ha dichiarato ai colleghi di The Verge "Tutto può essere utilizzato in modo positivo o negativo, anche un'automobile". Per questo lo sviluppo continuerà, con l'obiettivo di giungere quanto prima sul mercato.‎


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