Rincari equo compenso: Franceschini sta decidendo

Il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini deve decidere se consentire i rincari programmati dell'equo compenso. Oppure incontrare tutte le parti in causa per fare il punto.

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a cura di Dario D'Elia

Il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini in questi giorni deciderà sul destino dell'equo compenso. Com'è risaputo i rincari programmati, previsti dalla Legge Gasparri, erano stati congelati dal precedente Ministro Bray. L'intenzione era quella di avviare un'indagine conoscitiva sul mercato. Per altro prevedendo il coinvolgimento di tutte le parti in causa: dall'industria alle associazioni dei consumatori.

Oggi infatti non è ancora chiaro se effettivamente la tassa venga applicata a tutti i prodotti che realmente gli italiani usano per effettuare copie. La sensazione è, in questi anni, nella lista siano finiti prodotti hi-tech di ogni genere.

Il Ministro Franceschini

SIAE ovviamente è quella che preme di più per ottenere una correzione al rialzo, poiché secondo le stime potrebbe incamerare circa 120 milioni di euro in più all'anno, rispetto agli attuali 80 milioni. Il dato è eclatante soprattutto se si considera, come ricorda l'avvocato IT Guido Scorza, che nei 23 (sui 28) paesi UE dove vige questa norma si raccolgono complessivamente 600 milioni di euro. In pratica l'Italia da sola arriverebbe a una share complessiva del 30%.

A questo punto non resta che attendere il parere di Franceschini, anche se Scorza sostiene che la situazione potrebbe volgere al peggio. Il Ministro per ora avrebbe incontrato solo i responsabili SIAE e rimandato i meeting con gli altri operatori. Speriamo bene.

Per quanto riguarda invece la Web Tax, è stata confermata la sua cancellazione da parte del Governo Renzi, ma alcune fonti stampa hanno iniziato a parlarne nuovamente in relazione alla delega fiscale approvata a febbraio.

La presunta tabella scoperta dal Corriere

"[…] prevedere l'introduzione, in linea con le raccomandazioni degli organismi internazionali e con le eventuali decisioni in sede europea, tenendo anche conto delle esperienze internazionali, di sistemi di tassazione delle attività transnazionali, ivi comprese quelle connesse alla raccolta pubblicitaria, basati su adeguati meccanismi di stima delle quote di attività imputabili alla competenza fiscale nazionale", si legge nell'articolo 9 del testo. In verità si tratterebbe di una indicazione per il futuro sistema fiscale, non solo il web.

In sintesi l'intero pacchetto "delega fiscale" assegna 12 mesi di tempo all'esecutivo per varare una serie di decreti legislativi che dovranno attuare i principi indicati. Quello dell'articolo 9 sarà condizionato dalle scelte di Bruxelles.