Su Hotfile i file più condivisi sono open source, non pirata

Lo studio di un docente della Duke University confermerebbe che Hotfile si è distinto come un ottimo canale di distribuzione dei software open source e contenuti Creative Commons. La difesa del noto cyberlocker segna un punto nella querelle legale con Motion Picture Association.

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a cura di Dario D'Elia

I file più scaricati dal cyberlocker Hotfile sono open source. Ecco forse un punto di svolta nella querelle legale che vede coinvolte la nota piattaforma di file hosting e la Motion Picture Association of America. Se fino a poco tempo fa tutti davano per scontato il traffico di film e musica pirata sui network di questo genere, adesso grazie al rapporto firmato da James Boyle della Duke University si inizia a fare luce su un'altra dimensione. In pratica pare che le applicazioni più scaricate fossero iREB e Sn0wbreeze, due software open source rispettivamente condivise 885.583 e 629.783 volte.

È evidente che questa scoperta non nega in assoluto il traffico illegale, ma rimette in discussione la tesi della MPAA che vede in HotFile esclusivamente un sistema per promuovere e agevolare il furto digitale con un 90% di condivisioni pirata.

Hotfile

James Boyle ha sottoposto il suo studio alla difesa, che a sua volta l'ha rigirato alla Corte statunitense che si sta occupando del caso. Un po' come è avvenuto qualche settimana fa con il documento Amicus Curiae di Google. Non è chiaro quali siano le percentuali di contenuti illegali e legali rilevate, ma almeno pare certo che l'open source ha sfruttato ampiamente le potenzialità di Hotfile per diffondere facilmente materiale.

"Il fatto che sia altamente probabile che i due file più comunemente scaricati su Hotfile siano programmi open source lecitamente condivisi appare rilevante per una valutazione che il giudice potrebbe fare riguardo l'utilizzo attuale del sistema", scrive il Professor James Boyle. Contemporaneamente bisogna sottolineare che il programma di bonus (che premiava gli utenti che condividevano di più) in questa ottica potrebbe essere considerato un incentivo per gli sviluppatori.

Ma le scoperte di Boyle non si sono fermate a questo aspetto: Hotfile è stato utilizzato per distribuire numerosi contenuti con licenza Creative Commons, compresi film come ad esempio "Huckleberry Finn".

James Boyle

"Hotfile fornisce un tipo di servizio che è molto importante per l'architettura di Internet. Il trasferimento di grandi file è difficile. Gli allegati massimi di Gmail sono di 25 MB, ad esempio, e la maggior parte dei sistemi di mail hanno tetti ancora più bassi", conclude Boyle.

"Gli sviluppatori indipendenti open source o i registi che lavorano a progetti open non hanno necessariamente i propri server per condividere. La crescita di attività creativa distribuita su Internet suggerisce che il ruolo già importante per servizi come Hotfile è destinato a crescere in futuro".

Ora, con tutto il bene che si può volere a HotFile e altri siti di questo genere sarà bene ricordare che esistono due verità: quella fattuale e quella giuridica (che si riesce a dimostrare in tribunale). Immaginare che il successo dei siti di file hosting sia dovuto all'open source è una stupidaggine poco credibile. Poi che nei server siano presenti contenuti di ogni genere, anche legali e non solo pirata, è del tutto verosimile.

Il buon senso dice che MPAA opera con la mannaia quando ci vorrebbe il bisturi e in verità forse un banale tavolo di confronto. Dice anche che HotFile ha tutto il diritto di difendersi in ogni modo, come prescrive la legge, senza dimenticare che gli affari hanno prosperato negli ultimi anni soprattutto grazie al traffico pirata.