TV locali imbufalite: piangerete la nostra estinzione

L'associazione delle TV e radio locali è ancora sul piede di guerra per l'esproprio delle frequenze. Sostengono di essere sfavoriti dal passaggio al digitale terrestre, e che le TV nazionali si avvantaggeranno su tutti.

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a cura di Dario D'Elia

Aeranti-Corallo, l'associazione delle TV e radio locali, vorrebbe far saltare la prossima asta che assegnerà le frequenze wireless broadband e il beauty contest del digitale terrestre. "La legge di stabilità 2011 ha recentemente sottratto nove frequenze (delle 56 esistenti e quindi circa 1/6) alla diffusione televisiva destinando le stesse ai servizi di diffusione mobile in banda larga cui verranno assegnate sulla base di una asta", sottolinea l'associazione.

"Tale riduzione di spazi frequenziali è stata, tuttavia, posta, inaccettabilmente, a carico del solo settore televisivo locale con la previsione di indennizzi irrisori per le relative dismissioni. Occorre considerare che quando le frequenze vengono assegnate, alle tv locali spetta 1/3 delle risorse disponibili; non è quindi accettabile che quando gli spazi vengono ridotti, il ridimensionamento venga posto a carico delle sole tv locali".

Quando le TV locali facevano qualità (!), si scherza eh

Insomma, la situazione è calda. Tanto più che pallottoliere alla mano Aeranti-Corallo ricorda che "mentre alle tv locali vengono tolte nove frequenze, allo stesso tempo, attraverso un beauty contest, cioè una gara senza oneri, stanno per essere assegnate ulteriori sei frequenze alle trasmissioni televisive nazionali". 

Senza contare l'impossibilità per il TAR di intervenire sulle regole del bando stabilite dal Ministero dello Sviluppo Economico (Asta frequenze TV regolata da una legge marziale?), come abbiamo ricordato lunedì scorso.

"Occorre che il Governo comprenda l'importante ruolo che hanno le emittenti locali nell'informazione sul territorio, nonché come volano dei consumi. Senza la pubblicità delle emittenti locali le piccole e medie imprese, infatti, non riescono a far conoscere i propri prodotti e servizi con ogni evidente conseguenza sul  fronte dei consumi", ha dichiarato Avv. Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo.

"Occorre inoltre garantire il pluralismo informativo sul territorio e l'occupazione lavorativa nel comparto, ritornando alle modalità originarie della transizione al digitale e garantendo quindi a tutte le tv locali di passare al digitale a parità di condizioni".

Personalmente credo che le TV locali abbiano idealmente ragione. Giusta la salvaguardia dei posti di lavoro del settore e anche garantire il pluralismo informativo. Discutibili anche le troppe agevolazioni dimostrate nei confronti delle TV nazionali. 

Rimane però un'unica nota stonata a carico dei broadcaster locali: aver fatto troppo poco per autoregolamentarsi nella gestione degli orari notturni (e in alcuni casi diurni). La loro protesta credo non abbia la solidarietà dei telespettatori anche per questo motivo. Tra fattucchiere, hot-line e venditori di padelle di quale qualità stanno esattamente parlando? È vero che il palinsesto non è solo quello della tarda notte, ma un editore non dovrebbe mai scendere sotto un certo di livello di decenza. E non si tratta di essere bacchettoni: è che oltre una certa ora è tutto molto scadente.