Un giudice di Milano contesta UberBlack: devono sempre partire dall'autorimessa

Il giudice della prima sezione del Tribunale di Milano, Anna Cattaneo, ribalta la sentenza di un giudice di Pace che aveva dato ragione a un autista UberBlack.

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a cura di Dario D'Elia

Anche UberBlack, il servizio di mobilità di Uber con autista e auto di lusso, parrebbe essere ai limiti della legalità. Lo sostiene il giudice della prima sezione del Tribunale di Milano, Anna Cattaneo, che ha ribaltato una sentenza di un giudice di Pace che nel 2013 aveva dato ragione a un autista Uber con licenza - multato dai vigili per aver "acquisito un servizio al di fuori della rimessa".

uberblack

"Non può certo ritenersi [...] che l'iPhone sia l'autorimessa e Uber la segretaria che passa le chiamate [...]", si legge nella sentenza di lunedì. Già, perché le auto con conducente (NCC) secondo i regolamenti del codice della strada non potrebbero comportarsi come i taxi, ma dovrebbero muoversi rispettando partenza e ritorno dalle rimesse.

"Il sistema di NCC [...] non può effettuarsi con le modalità dell'applicazione introdotta da Uber che lo assimila al servizio di radio-taxi [...]", sostiene il giudice. Dello stesso avviso le associazioni dei taxisti che vedono in UberPop un comportamento abusivo e in UberBlack un'attività sleale. Urge una riforma dei regolamenti, in modo che servizi come Uber possano proliferare - nel rispetto della sicurezza dei cittadini - e quelli dei taxisti rinnovarsi per stare al passo con i tempi e le esigenze del mercato.