È incredibile che ci siano cascati eppure è successo ad almeno un paio di persone, e ancora una volta dobbiamo ringraziare il sempreverde 4Chan. Qualcuno ha pubblicato un'immagine con una guida che avrebbe permesso di attivare un "software segreto per il mining di Bitcoin" sul proprio Mac.
Allettante, perché la promessa era di crearsi costosissime monete digitali senza spendere praticamente niente. Bastava seguire la guida, cioè aprire il terminale e inserire il comando sudo rm - rf/*. Solo che il Mac così non diventa un miracoloso generatore di Bitcoin.
Il comando infatti non fa altro che rimuovere tutti i file importanti, rendendo così il computer inutilizzabile. Dopo l'operazione l'unica cosa da fare è installare da zero il sistema operativo, il che potrebbe essere un bel problema visto che i computer recenti non hanno il disco di ripristino incluso nella confezione. E se un utente è saggio abbastanza da farsene uno, probabilmente lo è anche da non seguire un suggerimento simile.
La vicenda si presta ad alimentare una sequela di battutacce su chi usa OS X, ma a questo proposito vale la pena ricordare che, a quanto pare, ci sono cascati in pochi. E anche che solo pochi giorni fa sono stati alcuni possessori di Xbox One a cadere nello stesso tranello (Giochi Xbox 360 su Xbox One: una bufala rovina console), sempre architettato dagli utenti di 4Chan, che lo scorso settembre avevano convinto qualcuno che con iOS 7 l'iPhone diventava impermeabile.
Solo pochi polli sono caduti nel tranello, ma sempre abbastanza da lasciarci a bocca aperta. Ma come fanno a cascarci? Come si fa a credere di poter creare migliaia di dollari in Bitcoin con il proprio Mac, alla faccia di tutti quelli che s'ingegnano per minarli o commerciarli in modo vantaggioso?
Ma forse c'è poco da stupirsi: esistono da sempre persone che hanno il dono di saper trovare i più ingenui, e la volontà di deriderli e umiliarli. Promettere un veloce e indolore arricchimento è spesso un buon metodo. Di solito è un modo per sentirsi in qualche modo superiori: una bella sensazione che dura per un po', finché non ci si rende conto di aver scelto un termine di paragone ben poco lusinghiero.