VPN costrette a bloccare i siti di streaming sportivo illegale

VPN costretti a bloccare 200 domini pirata in Francia dopo l'azione legale di Canal+ Group, cambiando il ruolo dei provider nella lotta alla pirateria.

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a cura di Andrea Maiellano

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Il conflitto tra i servizi di VPN e i detentori dei diritti sportivi, ha raggiunto un nuovo capitolo significativo in Francia, segnando un precedente che potrebbe avere ripercussioni in tutto il panorama digitale europeo. La recente decisione del tribunale di Parigi ha infatti imposto a cinque importanti fornitori di VPN, NordVPN (di cui vi consigliamo questa ottima offerta), CyberGhost, ProtonVPN, ExpressVPN e Surfshark, di bloccare l'accesso a decine di siti di streaming sportivo illegale, allargando la portata dell'articolo L. 333-10 del Codice dello Sport francese a territori finora inesplorati.

Questa svolta rappresenta l'evoluzione più recente di una strategia sempre più aggressiva da parte del gruppo Canal+ e della Ligue de Football Professionnel per contrastare la pirateria sportiva. Dopo aver ottenuto il blocco da parte degli Internet Service Provider tradizionali, i detentori dei diritti hanno progressivamente ampliato il campo d'azione, coinvolgendo prima i servizi DNS di Cloudflare e Google, e ora estendendo l'obbligo di blocco anche ai fornitori di reti private virtuali.

L'articolo L. 333-10 del Codice dello Sport francese si è rivelato uno strumento particolarmente flessibile nelle mani dei detentori di diritti. La norma consente infatti di richiedere "tutte le misure proporzionate" contro siti che commettono infrazioni "serie e ripetute" dei diritti di sfruttamento, rivolte a qualsiasi entità online in grado di contribuire al contrasto della pirateria. L'ambito di applicazione, volutamente ampio fin dall'inizio, ha permesso un'interpretazione progressivamente estensiva da parte dei tribunali.

La causa intentata nel novembre 2024 da Canal+ contro i principali fornitori di VPN rappresenta l'ultimo passo di questa strategia. Le società del gruppo hanno sostenuto che "numerosi" siti web accessibili dal territorio francese trasmettevano illegalmente partite di varie competizioni sportive di cui detengono i diritti. Poiché gli abbonati ai servizi VPN figuravano tra gli spettatori di questi flussi illegali, Canal+ ha chiesto al tribunale di ordinare ai fornitori di implementare "tutte le misure idonee a impedire l'accesso [agli stream illegali] dal territorio francese", inclusi i territori d'oltremare.

I provider VPN hanno opposto diverse obiezioni, sostenendo che l'articolo L. 333-10 non si applicasse ai loro servizi e sollevando questioni di giurisdizione e compatibilità con la legislazione europea. In particolare, alcuni provider hanno evidenziato come il Digital Services Act (DSA) dell'UE stabilisca già un quadro specifico per la responsabilità degli intermediari digitali. CyberGhost ed ExpressVPN hanno persino suggerito di sospendere il procedimento in attesa di una risposta della Corte di Giustizia dell'Unione Europea nel caso olandese AFS.

Il tribunale ha tuttavia respinto tutte le obiezioni, affermando esplicitamente che l'articolo L. 333-10 non impone alcuna restrizione sull'entità presa di mira e che i fornitori di VPN sono espressamente coperti dal Digital Services Act in quanto intermediari tecnici. Nella sua decisione, il tribunale ha precisato che "bloccare un tale servizio per determinati nomi di dominio significa che il fornitore di questo servizio impedisce ai suoi utenti di accedere ai nomi di dominio contestati quando utilizzano il loro strumento VPN".

L'ordine del tribunale, da attuare entro tre giorni dalla notifica, impone ai provider VPN di bloccare l'accesso a un lungo elenco di siti di streaming sportivo illegale e di servizi IPTV fino al 25 maggio 2025, data dell'ultima partita della Premier League per la stagione 2024/2025. Il provvedimento si applica sia agli utenti che si trovano fisicamente in Francia e nei territori d'oltremare, sia a coloro che hanno sottoscritto un contratto con base in territorio francese.

Foto di SeppH da Pixabay
calcio sfera gli sport - Image

Un aspetto particolarmente significativo della decisione riguarda l'onere della prova: il tribunale ha specificato che "poiché l'onere della prova non dovrebbe essere inutilmente complesso e costoso, il tribunale non può richiedere ai ricorrenti di dimostrare l'accesso ai siti IPTV contestati utilizzando ciascuna delle reti private virtuali dei convenuti". Questo approccio pragmatico abbassa notevolmente la soglia probatoria per i detentori dei diritti.

Tra i domini inclusi nell'elenco figurano nomi noti come Footy Bite, Cric HD, Buffstreams, Futbollibre, Rojadirecta e Crackstreams, molti dei quali erano già soggetti a misure di blocco da parte degli ISP francesi a seguito di notifiche dell'autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni ARCOM. Curiosamente, l'elenco comprende anche domini precedentemente sequestrati dall'Alliance for Creativity and Entertainment (ACE), rendendo in parte superfluo il loro blocco.

I costi delle misure di blocco saranno condivisi tra le parti, con i dettagli da concordare in un secondo momento. Il tribunale ha invece respinto come "inappropriata" la richiesta dei ricorrenti di obbligare i provider VPN a pubblicare i dettagli del caso sulle loro homepage a scopo pubblicitario.

Questa sentenza rappresenta un precedente che potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini francesi, ridefinendo il ruolo e le responsabilità dei servizi VPN nel panorama europeo della protezione del copyright. Mentre i detentori dei diritti celebrano questa vittoria, rimane aperta la questione di come bilanciare efficacemente la protezione della proprietà intellettuale con la libertà di accesso a internet e la privacy degli utenti, principi fondamentali su cui si basano i servizi VPN.

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La Babilonia delle VPN prima o poi finirà.
Qualcuno è convinto che i dati di navigazione non vengano registrati, peccato che ci sono obblighi di legge
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La Babilonia delle VPN prima o poi finirà. Qualcuno è convinto che i dati di navigazione non vengano registrati, peccato che ci sono obblighi di legge
Non è proprio così, ci sono vpn che hanno sede in paesi che non sono soggetti alle leggi di altri paesi. Ci sono inoltre vpn più costose che proprio non guardano in faccia a niente e nessuno.
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