WiFi da record, il Politecnico di Torino realizza un collegamento da 700 km

Stabilendo un record mondiale, il Politecnico di Torino ha dimostrato che è possibile trasmettere dati tramite una connessione WiFi anche tra due punti lontanissimi, nel caso specifico tra una stazione meteo in Sardegna e un ricevitore vicino Barcellona, in Spagna situate a 700 km l'una dall'altra.

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a cura di Alessandro Crea

È la distanza più ampia mai coperta da un collegamento Wi-Fi, un record mondiale che spetta al Politecnico di Torino e al suo progetto sviluppato dagli iXem Labs, che ha consentito di effettuare con successo una connessione dati WiFi tra una stazione meteo in Sardegna e un ricevitore posizionato in Spagna, vicino Barcellona. La trasmissione dei dati è avvenuta quindi su una distanza di ben 700 km, mai raggiunta prima in quest'ambito.

Scopo del progetto è di realizzare una rete di connessione per la raccolta dati che sia al tempo stesso economicamente sostenibile ed efficiente, consentendo di raggiungere anche le aree più remote indipendentemente dalla disponibilità di energia e dalle condizioni di copertura. Per questo il sistema doveva essere caratterizzato da consumi energetici ridottissimi e capacità di collegamento a lunga distanza.

I test sono stati fatti utilizzando i sensori del progetto iXemWine del Politecnico, creato allo scopo di condividere i dati agrometeorologici raccolti nelle vigne al fine di migliorare l’efficacia dei trattamenti fitosanitari. Rispetto al progetto originario tuttavia i sensori sono stati miniaturizzati e alimentati con due semplici batterie stilo e poi posizionati in mezzo ai filari, così da riprodurre condizioni il più vicine possibile alla realtà, mentre i ricevitori sono stati sostenuti da palloni meteostatici ancorati al suolo, ovviando così all'assenza di tralicci.

L'esperimento è stato un successo, perché le due stazioni a 700 km di distanza l'una dall'altra hanno dialogato sin da subito perfettamente, con trasmissioni dati ogni 10 minuti e consumi bassissimi tanto che oggi, dopo sei mesi dall'inizio della sperimentazione, le batterie mostrano una carica residua pari al 90% di quella iniziale. La portata di questa tecnologia va molto oltre al suo attuale impiego per la raccolta dei dati agrometrici e potrà essere impiegata alternativamente alla rete telefonica mobile per consentire ad esempio la comunicazione tra gli oggetti smart in ambito IoT.