Attacchi ransomware: quanto spendono le aziende secondo Sophos

The State of Ransomware 2020 rivela che il costo medio per rimediare ai danni di un attacco ransomware è pari a circa 1,4 milioni di dollari

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a cura di Antonino Caffo

Sophos ha annunciato i risultati della sua nuova ricerca "The State of Ransomware 2020", che ha svelato come il costo totale per il recupero dei dati criptati durante un attacco ransomware si raddoppi quando le aziende decidono di pagare i cybercriminali.

Ecco alcune delle tendenze emerse dalla survey che ha coinvolto 5 mila responsabili IT di imprese presenti in 26 paesi di tutto il mondo. Per iniziare, più della metà (51%) delle aziende intervistate ha subito un significativo attacco ransomware nel corso dei 12 mesi precedenti, rispetto al 54% rilevato del 2017.

Inoltre, in quasi tre quarti (73%) degli attacchi, i dati sono stati criptati mentre il costo medio di un attacco è stato di oltre 730 mila dollari, derivante dai tempi di fermo aziendale, gli ordini persi, i costi operativi e altro ancora.

Questo costo medio aumenta sensibilmente fino a 1,4 milioni di dollari, quindi quasi il doppio, nei casi in cui le aziende abbiano scelto di pagare il riscatto. Inoltre, più di un quarto (27%) delle organizzazioni colpite dal ransomware ha ammesso di aver pagato il riscatto.

«Spesso le aziende si sentono messe sotto pressione perché si ritiene che pagando il riscatto sarà possibile limitare i danni, ma è solo un’illusione. La ricerca svolta da Sophos mostra che pagare il riscatto comporta pochi benefici in termini di tempo e costi».

«Questo perché una sola chiave per la decodifica dei dati potrebbe non essere sufficiente per il recupero degli stessi in quanto spesso i cyber criminali utilizzano diverse chiavi, rendendo l’operazione di ripristino complessa e dispendiosa» ha spiegato Chester Wisniewski, principal research scientist di Sophos.

Più della metà (56%) dei responsabili IT intervistati è stata in grado di recuperare i propri dati senza pagare il riscatto avvalendosi di strumenti di backup, mentre solo in una piccolissima minoranza di casi (1%), il pagamento del riscatto non ha portato al ripristino della condizione precedente l’attacco.

Questo dato sale al 5% per quanto concerne gli enti pubblici: in questo ambito, i 13% non è mai riuscito a ripristinare i propri dati criptati, mentre il dato complessivo sul campione esaminato si ferma al 6%.

Tuttavia, contrariamente a quanto si crede, il settore pubblico è stato il meno colpito dal ransomware: il 45% del campione, appartenente a tale categoria, ha dichiarato di aver subito un attacco significativo nell'anno precedente.

A livello globale, sono i settori dei media e dell’entertainment ad essere maggiormente colpiti, con ben il 60% degli intervistati che hanno confermato di essere stati vittime di ransomware.

Insieme alla ricerca, i SophosLabs hanno pubblicato un nuovo rapporto, Maze Ransomware: Extorting Victims for 1 Year and Counting, che esamina gli strumenti, le tecniche e le procedure alla base del ransomware.

«È fondamentale che le aziende si dotino di un sistema di backup efficace che permetta loro di ripristinare i dati criptati senza pagare gli autori dell’attacco, ma ci sono altri importanti elementi da considerare per proteggere efficacemente le imprese dal ransomware».

«Il modo migliore per affrontare le diverse situazioni di attacco è avere sempre un backup offline e utilizzare soluzioni di sicurezza efficaci e multilivello che rilevino e blocchino gli attacchi in diverse fasi» ha concluso Wisniewski.