Uno studio condotto dall'AI Workforce Consortium, guidato da Cisco, rivela dati che dovrebbero far riflettere chiunque operi o aspiri a lavorare nel settore dell'IT. L'analisi, basata sui dati delle offerte di lavoro pubblicate tra luglio 2024 e giugno 2025 nei paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti), mostra come le competenze di intelligenza artificiale siano già esplicitamente richieste nel 78% delle posizioni IT pubblicizzate.
La portata di questo cambiamento diventa ancora più evidente osservando quali siano le professioni in più rapida crescita: sette delle dieci occupazioni IT emergenti presentano una componente diretta di IA, tra cui ingegneri software, sviluppatori di machine learning, esperti di cloud computing e data engineer. Parallelamente alle competenze tecniche, acquisiscono sempre maggiore rilevanza anche le cosiddette soft skills, come comunicazione, lavoro di squadra e leadership, considerate essenziali per garantire un utilizzo responsabile dell'intelligenza artificiale.
Yasmin Weiß, professoressa specializzata nell'applicazione dell'IA nel mondo del lavoro, traccia un parallelo guardando al futuro prossimo. Secondo la sua analisi, entro il 2030 le competenze di intelligenza artificiale diventeranno indispensabili quanto oggi lo sono quelle informatiche di base. "Chi si presenterà per una posizione da knowledge worker nel 2030 dimostrando competenze insufficienti in IA sarà percepito come poco interessante, esattamente come oggi accadrebbe a qualcuno incapace di utilizzare un computer", spiega Weiß.
La questione non riguarda però soltanto gli addetti ai lavori del settore tecnologico. Le previsioni del World Economic Forum stimano che entro il 2027 l'automazione eliminerà circa 83 milioni di posti di lavoro, ma ne creerà simultaneamente 698 milioni di nuovi. Apparentemente i conti tornano, soprattutto considerando il cambiamento demografico nelle economie sviluppate e il pensionamento della generazione dei baby boomer. Tuttavia, come sottolinea Weiß, esiste un problema critico: i lavoratori i cui impieghi vengono automatizzati raramente possiedono le qualificazioni necessarie per ricoprire i nuovi ruoli emergenti.
Questo squilibrio pone una sfida che va oltre la semplice formazione aggiuntiva. Non si tratta di upskilling, ma di reskilling vero e proprio: l'acquisizione di competenze completamente nuove. "Bisogna chiedersi quanto siano realistici programmi di riqualificazione che, ad esempio, dovrebbero trasformare un impiegato d'ufficio in un esperto di cyber forensics in tempi brevi", osserva la professoressa.
Il cambiamento richiesto non è soltanto di natura tecnica. Weiß evidenzia come sia necessaria una profonda trasformazione della mentalità: le persone dovranno abituarsi ad assumere diverse identità professionali nel corso della loro vita lavorativa. Per renderlo possibile, diventa fondamentale rafforzare meta-competenze come adattabilità, capacità di apprendimento e apertura al cambiamento, che costituiranno la base del successo in un mondo del lavoro in rapida evoluzione.
Christian Korff, vicepresidente per i servizi, strategia e pianificazione per l'area EMEA di Cisco, rileva come nei paesi anglofoni si stiano moltiplicando le offerte per posizioni dedicate allo sviluppo della formazione, proprio per supportare questa transizione. Al contrario, l'Europa e in particolare la Germania risultano ancora indietro negli investimenti in educazione e formazione, un ritardo che rischia di lasciare indietro molte persone in questo percorso di trasformazione.
Paradossalmente, l'intelligenza artificiale stessa può fungere da catalizzatore e facilitatore di questo cambiamento. Come riferisce Weiß dalla sua esperienza di docente, gli studenti possono oggi apprendere in modo altamente personalizzato grazie a strumenti digitali come i chatbot, riflettendo sulle proprie prospettive di carriera attraverso opportunità prima inesistenti.
Un'ombra si staglia tuttavia sulle opportunità per chi si affaccia oggi al mercato del lavoro. Il numero di offerte per posizioni entry-level sta diminuendo, particolarmente in studi legali, aziende di software e società di consulenza. Questo scenario alimenta il timore di una possibile "generazione perduta" di giovani professionisti senza prospettive. Korff respinge però questa visione pessimistica: sebbene le aziende si concentrino attualmente su professionisti esperti per accelerare l'adozione delle nuove tecnologie, molti dipendenti senior si avvicinano al pensionamento, aprendo significative opportunità per i giovani talenti nei prossimi cinque-sette anni.
Cisco stessa sta investendo massicciamente in programmi per junior e in un'accademia interna per gestire attivamente questo passaggio generazionale. "Le persone che iniziano con noi sono ben formate e motivate, tutt'altro che una generazione perduta", sottolinea il manager. Weiß riconosce che le posizioni d'ingresso, specialmente in settori come la consulenza legale, stanno effettivamente subendo l'impatto dell'automazione, con molte mansioni precedentemente svolte da neoassunti ora gestibili dall'IA.
La conoscenza specialistica, che un tempo richiedeva anni per essere acquisita, è ora accessibile più rapidamente grazie all'intelligenza artificiale. Di conseguenza, le posizioni entry-level necessitano di essere ripensate. "Le aziende stanno però solo iniziando a sviluppare nuovi profili professionali focalizzati su attività complesse basate sulla conoscenza, invece di limitarsi a tagliare posti di lavoro", conclude la professoressa, lasciando intravedere margini di ottimismo per chi saprà adattarsi alle nuove esigenze del mercato.