Il mondo finanziario guarda con crescente preoccupazione ai mercati azionari americani, dove le azioni tecnologiche stanno mostrando segni di cedimento dopo anni di crescita apparentemente inarrestabile. L'euforia che ha accompagnato gli investimenti nell'intelligenza artificiale potrebbe trasformarsi rapidamente in una vera e propria débâcle, con scenari che ricordano pericolosamente lo scoppio della bolla delle dot-com agli inizi del nuovo millennio.
La domanda che ora si pongono analisti e investitori è se ci troviamo di fronte a una semplice correzione di mercato o all'inizio di un crollo sistemico che coinvolgerà milioni di risparmiatori americani.
Una ricerca condotta dal prestigioso Massachusetts Institute of Technology ha rivelato un dato allarmante: il 95% delle aziende che hanno investito massicciamente nell'intelligenza artificiale generativa non ha ancora registrato alcun ritorno economico tangibile. Questo rapporto ha fatto suonare campanelli d'allarme in tutto il settore, specialmente dopo che Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI e padre di ChatGPT, ha pubblicamente definito "folli" alcune delle valutazioni di mercato attualmente in circolazione.
Le conseguenze di queste rivelazioni si sono fatte sentire immediatamente sui mercati. Palantir, società specializzata nell'estrazione di dati con contratti governativi del valore di miliardi di dollari, ha visto le proprie azioni precipitare del 10% in una sola seduta. Anche giganti come Nvidia hanno subito perdite superiori al 3%, mentre altri nomi legati all'intelligenza artificiale come Arm, Oracle e AMD hanno registrato cali significativi.
Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, si trova ora a dover gestire una situazione particolarmente delicata. Durante il tradizionale incontro annuale di Jackson Hole nel Wyoming, Powell ha tentato di rassicurare i mercati, bilanciando le preoccupazioni per l'inflazione con la necessità di sostenere un'economia minacciata dall'incertezza politica legata a Donald Trump e dal rallentamento globale. La prospettiva di una possibile stagflazione - crescita economica stagnante accompagnata da inflazione persistente - ha spinto la Fed a considerare un abbassamento dei tassi di interesse per alleggerire la pressione sulle aziende indebitate.
La preoccupazione della banca centrale americana per i mercati azionari è amplificata dal fatto che una quota significativa dei fondi pensione statunitensi è investita direttamente in azioni quotate, molte delle quali appartengono proprio al settore tecnologico. Questo significa che eventuali crolli potrebbero avere ripercussioni dirette sui risparmi di milioni di lavoratori americani.
Valutazioni fuori controllo e segnali d'allarme
I numeri parlano chiaro: Palantir presenta un rapporto prezzo-utili superiore a 500, quando già quota 50 farebbe tremare le gambe alla maggior parte degli investitori. Anche Nvidia, pur essendo considerata più solida, mostra un rapporto di 56. Come sottolinea Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote, le dichiarazioni di Altman potrebbero aver rappresentato un campanello d'allarme per gli investitori, innescando una vendita massiccia dei titoli più sopravvalutati.
Nonostante questi segnali preoccupanti, molti esperti consigliano cautela prima di abbandonare completamente il settore. Colossi come Google, Microsoft e Meta stanno investendo somme colossali nell'intelligenza artificiale, e la tecnologia sta effettivamente iniziando a integrarsi nella vita quotidiana degli uffici. Strumenti come Microsoft Copilot e altre applicazioni AI stanno diventando parte integrante del lavoro d'ufficio, gestendo sempre più compiti di routine.
L'eventuale correzione di mercato potrebbe paradossalmente favorire le aziende più solide, permettendo loro di acquisire innovazioni tecnologiche a prezzi scontati dai concorrenti più fragili che non riusciranno a sopravvivere alla tempesta. Anche l'appoggio politico sembra garantito: Donald Trump si è dimostrato un sostenitore delle nuove tecnologie, dalle criptovalute alle piattaforme social deregolamentate, indicando chiaramente dove si orientano le sue simpatie politiche.
Tuttavia, resta aperta la questione dell'impatto sociale dell'intelligenza artificiale. Mentre politici e regolatori sembrano anni luce dietro ai magnate della tecnologia, molti osservatori temono che l'AI possa diventare uno strumento per limitare il potere dei lavoratori. Dal punto di vista degli investimenti, però, una cosa appare certa: che ci sia o meno un crollo di mercato, l'intelligenza artificiale non scomparirà dal panorama economico mondiale.