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Mastercard: i pagamenti digitali fondamentali durante l’emergenza

Una nuova ricerca Mastercard, in collaborazione con AstraRicerche, descrive e racconta il rapporto degli italiani con la tecnologia

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Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Editor

Pubblicato il 26/06/2020 alle 15:58

Come sappiamo, durante il periodo di lockdown molti negozi e centri commerciali sono rimasti chiusi. Logico aspettarsi una riduzione dei ricavi del commercio offline, solo in parte mitigato dal boom dell'e-commerce. A dimostrazione del trend arriva una recente ricerca di Mastercard, in collaborazione con AstraRicerche, che descrive e racconta il rapporto degli italiani con la tecnologia dei pagamenti digitali, identificando le nuove abitudini che caratterizzeranno anche il futuro del settore.

Quello che emerge dalla la ricerca "Paying digital, living digital: evoluzione dello stile di vita degli italiani prima e dopo il Covid-19" è che il digitale e gli strumenti di pagamento innovativi durante l’emergenza sono diventati familiari e lo saranno ancora di più in futuro.

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«Una delle principali conseguenze della pandemia da Coronavirus e del distanziamento sociale imposto in questi mesi è stata un’accelerazione del passaggio dal contante ai pagamenti digitali. In generale nei mesi di crisi Covid-19, rispetto al passato, un italiano su due ha utilizzato questa forma di acquisto rispetto al contante. Dato che colpisce ancor più quando a rispondere sono gli esercenti che dichiarano di aver utilizzato più pagamenti digitali che contante per il 56%» dice la ricerca.

Il 69,9% degli italiani dichiara di utilizzare carte di pagamento tradizionali (di credito e di debito) con un’elevata frequenza, seguite dalle carte contactless per più di un italiano su due, con il 60.9% dei consumatori che lo ha fatto nell’ultima settimana.

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Ma se questo elemento può a prima vista sembrare dettato da un’esigenza temporanea, stupisce positivamente la propensione all’utilizzo del digitale anche per il futuro. «Chiedendo agli italiani cosa vogliono utilizzare in futuro assistiamo a un grande cambiamento: uno su quattro dice di voler abbandonare per sempre banconote e monetine. Ma non solo: la carta di pagamento tradizionale potrebbe diventare il mezzo più utilizzato (75.9%)».

Le motivazioni alla base della scelta di utilizzo di pagamenti digitali a discapito del contante per gli italiani vanno trovate nell’ottimizzazione dei tempi, plus loro associato dal 70% degli intervistati; la tutela dell’igiene e della salute personale maggiormente attribuiti a carte di credito, smartphone e applicazioni bancarie rispettivamente dal 75.4%, 71,9% e 72,8%.

Sebbene i contanti siano ancora percepiti come facili da utilizzare e gratuiti, l’81,2% di individui condivide la convinzione che il contante sia meno igienico. Dato che viene confermato anche dal 60% degli esercenti.

All’interno del vasto panorama dei metodi di pagamento innovativi, molti però sono oggi meno utilizzati rispetto agli altri strumenti. I pagamenti tramite app bancaria sono utilizzati dal 29,5% degli italiani, con una percentuale che scende al 20% per i pagamenti con smartphone, al 13,5% con wearable devices e in particolare rimane ancora poco conosciuta dai consumatori la biometria (12,5%).

Il tema digitale è entrato a far parte anche delle riflessioni degli esercenti che si dimostrano oggi pronti ad affrontare le sfide di un business sempre più digitale, pur mostrando qualche preoccupazione. Questi risultano allineati ai consumatori nel giudicare la tecnologia un valido aiuto per risparmiare tempo (73%) e semplificarsi la vita (per il 57%).

Al primo posto nelle preferenze dei connazionali si confermano le tecnologie di gestione delle code a cui gli italiani non vogliono più rinunciare (68,6%), utili per individuare il momento ideale per andare a fare i propri acquisti (39,7%) e passare a ritirare in negozio senza fare la fila (31,5%).

Al secondo posto troviamo invece i servizi di comparazione (67,1%) con l’obiettivo di visualizzare le migliori offerte non solo delle catene di negozi, ma anche dei piccoli commercianti tornati protagonisti della nostra quotidianità, in modo da acquistare sempre al miglior prezzo (64%).

Infine, l’automazione del punto vendita (63,3%) si classifica al terzo posto. In quest’ambito, il 49,7% degli intervistati ritiene particolarmente utile la possibilità di verificare la disponibilità dei prodotti in negozio ancor prima di recarvisi.

Nei confronti invece delle tecnologie che agiscono sulla base della conoscenza dell’utente per offrire servizi personalizzati, come il digital personal shopper e il broker di informazioni, la reazione degli italiani si divide equamente. Da un lato accolgono con entusiasmo il risparmio di tempo (58,3%) e il servizio tailor.made (56,3%), dall’altro temono di dover rinunciare alla possibilità di scoprire cose nuove e cambiare idea (56,2%), così come alla capacità di vagliare, valutare e selezionare contenuti ed informazioni personalmente (54,6%), quasi subendone un senso di imposizione.

Infine, per quanto riguarda le tecnologie per tracciare i contagi da Coronavirus, gli italiani si mostrano favorevoli, principalmente mossi dal senso di impegno sociale (63,3%) e dal desiderio di tutelare la propria salute e quella della collettività (62,2%). Solo in parte sono considerate cruciali per il ritorno alla normalità (54,9%). Trascurabili invece gli aspetti negativi: inaccettabile interferenza nella propria privacy (44,6%) e complicata gestione delle app (43,2%).

Inoltre, la banca si conferma l’ente a cui la maggioranza degli italiani riconoscono la fiducia in fatto di riservatezza dei propri dati personali: il 54,5% degli intervistati si dichiara infatti disposto a fornire i dati privati al proprio istituto di credito in cambio di benefici da applicazioni/siti web e servizi personalizzati, percentuale che sale al 66% nella fascia di età tra i 55 e 65 anni.

Tra i dati sensibili che gli italiani sono disposti a comunicare a terzi troviamo data di nascita e sesso (rispettivamente 64,5% e 63,3%). Seguono a breve distanza giorno e mese di nascita (57,3%), titolo di studio (56,6%) e professione (52,3%). Mentre molto limitata è la percentuale di chi cederebbe informazioni su malattie e condizioni di salute (20,8%).

«In conclusione, gli italiani durante il periodo di pandemia hanno aumentato notevolmente l’utilizzo e la fiducia nei confronti del digitale, anche in relazione ad app di tracciamento per fronteggiare l’emergenza sanitaria: un trend di rinnovata fiducia destinato a durare» ha affermato Michele Centemero, Country Manager Italia di Mastercard.

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