Meta perde ricercatori: i talenti vogliono investire in progetti personali

Mentre Zuckerberg cerca nuovi talenti specializzati in IA per Meta, molti ricercatori hanno abbandonato la compagnia per seguire progetti personali.

Avatar di Marina Londei

a cura di Marina Londei

Editor

Le aziende tech di tutto il mondo sono in fibrillazione per le opportunità che offre l'IA e sono alla ricerca di talenti capaci di aprire nuove strade all'innovazione. Anche Meta si è gettata nell'ansiosa ricerca di nuovi professionisti, ma al contempo sta perdendo alcuni dei migliori ricercatori che aveva. 

È il caso di Erik Meijer, computer scientist e direttore senior del reparto engineering, il quale ha annunciato il suo addio alla compagnia su X spiegando che ha intenzione di dedicarsi a progetti personali e ricerche indipendenti. A Fortune Meijer ha rivelato di aver rifiutato "offerte stellari" da molte delle compagnie di IA più note e ambite.

Anche Devi Parikh, direttrice senior generative AI, ha dichiarato di aver lasciato Meta, dicendosi pronta per fare nuove esperienze, e anche Abhishek Das, ricercatore nel progetto FAIR (Fundamental AI Research) della compagnia.

I tre ricercatori non sono gli unici a voler cercare fortuna al di fuori delle big tech: anche altre figure centrali per l'azienda hanno deciso di abbandonare i grandi progetti di Meta per dedicarsi allo sviluppo di strumenti propri.

Potrebbe sembrare azzardato allontanarsi dalla sicurezza delle grandi aziende per buttarsi su investimenti non sempre sicuri, ma al momento sembra essere l'unica scelta se il proprio obiettivo è creare applicazioni che si basano sugli LLM per risolvere problemi specifici.

Intervistato da Fortune, Meijer ha spiegato che le big tech ora si stanno concentrando per lo più su creare modelli molto potenti e con context window più ampie, cercando di offrirli al minor prezzo possibile. Il ruolo di ricercatori e sviluppatori in questo caso è di ottimizzare, ridurre ed effettuare il fine-tuning dei modelli.

Da una parte, quindi, ci sono le grandi firme tecnologiche che vogliono costruire modelli general-purpose sempre più grandi ed efficienti; dall'altra c'è il mondo delle startup, le quali mirano a sviluppare applicazioni e strumenti che sfruttano la potenza dei modelli esistenti per occuparsi di attività specifiche e conquistarsi una parte inesplorata di mercato.

"Vista l'incredibile pressione competitiva nel campo, non c'è alcun vantaggio nel rimanere in una grande azienda se vuoi costruire cose interessanti sfruttando gli LLM" ha affermato Meijer.

È quasi inevitabile che i ricercatori vogliano esplorare le capacità dell'IA seguendo progetti personali, concentrandosi non più sulle fondamenta dell'intelligenza artificiale ma sulle opportunità che essa offre. 

Pixabay
intelligenza artificiale

Un mercato aperto a tutti

Meijer ritiene che non ci sia momento migliore di questo per staccarsi dalle big tech e investire in nuovi progetti: l'IA nasconde ancora molte possibilità inesplorate che i ricercatori dovrebbero approfondire per avere successo.

Di fatto non è la prima volta che i migliori talenti delle enterprise tech lasciano la propria posizione per inseguire progetti personali, e i risultati sono stati eterogenei. Anthropic e Cohere sono due esempi di successo nati da ricercatori che lavoravano per grandi firme tecnologiche, ma ci sono molti casi di fallimento che hanno portato i talenti a tornare a lavorare per le compagnie già affermate.

Bisogna anche considerare che, in molti casi, le big tech tendono a comprare le startup più promettenti, di fatto "riassorbendo" i talenti che avevano perso.

Questo ciclo continuo di licenziamenti e ritorni è sempre stato un elemento caratteristico della Silicon Valley, ha sottolineato Meijer, e visto il momento propizio sono tanti coloro che provano a cercare fortuna in autonomia.

Per questo Zuckerberg sta lavorando personalmente per attirare nuovi talenti: The Information riporta che in alcuni casi inviando email ai singoli ricercatori per cercare di persuaderli a entrare in Meta, offrendo paghe da capogiro. 

La diffusione dell'IA non ha soltanto spinto le big tech a investire sull'innovazione, ma anche acceso l'entusiasmo di ricercatori e sviluppatori, spingendoli a mettersi in gioco in prima persona su un mercato che ha ancora molto da dare.