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Usare l'IA nei colloqui di programmazione vale? Sì, secondo Meta

Meta sta sviluppando un nuovo tipo di colloquio di programmazione che permetterà ai candidati di utilizzare assistenti di intelligenza artificiale.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 30/07/2025 alle 16:30

La notizia in un minuto

  • Meta rivoluziona i colloqui tech permettendo ai candidati di usare assistenti AI durante i colloqui per posizioni di sviluppo software, mentre Amazon squalifica chi li utilizza
  • Strategia anti-cheating: fornire accesso diretto agli strumenti AI rende meno efficaci i tentativi di barare e testa la capacità dei candidati di integrarli nel processo di sviluppo
  • Automazione completa del recruiting: l'azienda sta pianificando di usare l'AI anche per automatizzare test di programmazione e creazione di domande, mantenendo però l'elemento umano nei colloqui

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Meta ha deciso di fare il primo passo concreto verso un futuro domintao dall'IA. La multinazionale di Menlo Park ha annunciato che inizierà a permettere ai candidati di utilizzare assistenti AI durante i colloqui di lavoro per posizioni di sviluppo software, una decisione che rappresenta una vera e propria rivoluzione nel settore delle risorse umane tecnologiche. Mentre altre aziende del calibro di Amazon stanno addirittura squalificando candidati sorpresi a usare strumenti di intelligenza artificiale, Meta ha scelto la strada opposta, abbracciando quello che considera l'inevitabile futuro del lavoro.

La strategia contro i "furbetti" dell'AI

La logica dietro questa mossa, rivelata inizialmente da 404 Media e successivamente confermata dall'azienda, potrebbe sembrare controintuitiva ma nasconde una strategia precisa. Un post interno dell'azienda spiega che fornire accesso diretto agli strumenti AI durante i colloqui "rende meno efficaci i tentativi di barare basati sui modelli linguistici". In sostanza, Meta ha deciso che se non puoi battere i cheater, tanto vale livellare il campo da gioco per tutti.

L'approccio dell'azienda di Zuckerberg si basa su un principio pragmatico: dal momento che gli sviluppatori utilizzeranno quotidianamente questi strumenti nel loro lavoro reale, perché non testare fin da subito la loro capacità di integrarli efficacemente nel processo di sviluppo? "Stiamo ovviamente concentrandoci sull'uso dell'AI per aiutare gli ingegneri nel loro lavoro quotidiano, quindi non dovrebbe sorprendere che stiamo testando come fornire questi strumenti ai candidati durante i colloqui", ha dichiarato un portavoce di Meta.

Quando l'AI diventa collega di lavoro

La visione di Mark Zuckerberg sul futuro della programmazione è tanto ambiziosa quanto provocatoria. Durante un'apparizione al podcast di Joe Rogan lo scorso gennaio, il CEO ha predetto che entro il 2025 Meta e altre aziende tech avranno a disposizione intelligenze artificiali capaci di svolgere il lavoro di "un ingegnere di livello intermedio che può scrivere codice". Questa dichiarazione non è solo una previsione tecnologica, ma delinea una strategia aziendale che sta già prendendo forma nei processi di selezione.

L'AI non sostituisce il programmatore, ma ridefinisce cosa significa essere un buon sviluppatore

Attualmente, Meta sta reclutando "candidati fittizi" tra i propri dipendenti per testare questo nuovo formato di colloquio. Le domande sono ancora in fase di sviluppo, e i dati raccolti da questi test pilota contribuiranno a plasmare il futuro dei processi di selezione dell'azienda. Si tratta di un esperimento sociale oltre che tecnologico, che potrebbe influenzare l'intero settore tech.

Il paradosso della competizione AI nel recruiting

La posizione di Meta contrasta nettamente con quella dei suoi concorrenti più diretti. Amazon ha recentemente istruito i propri recruiter interni a squalificare automaticamente i candidati scoperti a utilizzare strumenti di intelligenza artificiale durante i colloqui. Anche Anthropic, laboratorio specializzato in ricerca sull'AI, aveva inizialmente vietato l'uso di assistenti AI durante il processo di candidatura, salvo poi fare retromarcia.

Questa divergenza di approcci rivela una frattura filosofica nel modo in cui le aziende tech concepiscono il rapporto tra intelligenza artificiale e competenze umane. Meta sembra scommettere sul fatto che il valore di un programmatore del futuro non risiederà nella capacità di memorizzare sintassi o algoritmi, ma nella capacità di orchestrare efficacemente strumenti AI per risolvere problemi complessi.

Automazione totale del recruiting

L'integrazione dell'AI nei colloqui rappresenta solo la punta dell'iceberg della strategia di Meta. Secondo documenti interni ottenuti da Business Insider, l'azienda sta pianificando di utilizzare l'intelligenza artificiale anche per automatizzare compiti più ampi nel processo di reclutamento, inclusi i test delle competenze di programmazione e la creazione di domande per i colloqui. "Come molte altre aziende, stiamo usando l'AI per rendere il reclutamento più efficiente e abbinare i candidati alle posizioni aperte più rapidamente", ha spiegato un portavoce dell'azienda.

Tuttavia, Meta tiene a precisare che l'elemento umano rimarrà centrale: "Le persone che parlano con le persone faranno sempre parte del processo di colloquio, questo rimane invariato". Una dichiarazione che suona quasi come una rassicurazione in un'epoca in cui l'automazione sta ridefinendo ogni aspetto del mondo del lavoro, dalla produzione alla selezione del personale.

Fonte dell'articolo: www.businessinsider.com

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