Microsoft: più lavoro con il Cloud Computing

Grazie al cloud computing IDC prevede in Europa entro il 2015 la creazione nell’IT di 1,4 milioni di posti di lavoro

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a cura di Giuseppe Saccardi

C’è da sperare che questa volta le previsioni si verifichino, perché l’IT di qualche buona notizia non è che non ne abbia bisogno. Secondo quanto emerge da un white paper commissionato da Microsoft (che del cloud ha fatto uno dei punti salienti della sua strategia) ad IDC la richiesta di addetti IT specializzati aumenterà ogni anno del 26% da qui al 2015, creando nel mondo 7 milioni di posti di lavoro legati al cloud computing. I risultati evidenziano però lo scollamento persistente tra formazione e mondo del lavoro. Infatti, i responsabili della selezione del personale nel settore IT fanno notare che la ragione per cui nel 2012 non sono riusciti a colmare le posizioni aperte legate al cloud, pari a 1,7 milioni, è da trovarsi nella mancanza di candidati in possesso di un livello di formazione e certificazione adeguato per operare in un mondo basato sul cloud, come indicato nel white paper IDC "Climate Change: Cloud's Impact on IT Organizations and Staffing", reso disponibile nel novembre 2012.

La piattaforma cloud Azure di Microsoft

Secondo lo U.S. Bureau of Labor Statistics, negli Stati Uniti, il settore IT sta registrando una modesta crescita dei posti di lavoro IT in generale, con un incremento medio dell'occupazione IT compreso tra l'1,1 e il 2,7% l'anno fino al 2020. Tuttavia, nell'ambito della moderata crescita delle posizioni IT, i ruoli nel segmento cloud sono in rapido aumento. Quello che a questo punto servirebbe è un urgente avvio di una riqualificazione dei professionisti IT già attivi e incoraggiare gli studenti a frequentare corsi di formazione e a conseguire certificazioni IT legati al cloud computing.

Diversamente dalle carenze di competenze IT registrate in passato, colmare questo divario è estremamente impegnativo, poiché l'utilizzo del cloud comporta una nuova serie di skill di cui non c’era bisogno in precedenza. Per le posizioni di lavoro nel cloud computing non esistono criteri generali e adattabili. Di conseguenza, formazione e certificazione sono essenziali per preparare i potenziali candidati a occupare tali ruoli - ha dichiarato Cushing Anderson, Program Vice President di IDC.

I risultati dello studio evidenziano però luci ed ombre. Ad esempio, a livello globale, quasi due terzi delle aziende stanno pianificando, implementando o utilizzando il cloud computing e oltre il 50% riconosce che il cloud computing rappresenta una delle priorità principali, tuttavia oltre i tre quarti nutre preoccupazioni relative a sicurezza, accesso o controllo dei dati nell'ambito del cloud computing. Va osservato che complice in questo sono anche le differenze normative esistenti, non dico con paesi dell’est asiatico ma anche tra Europa e Stati Uniti, dove non è ben chiaro il grado di riservatezza delle informazioni immagazzinate presso i service provider e la cosa non sembra di facile soluzione stante la diversa impostazione legislativa.

I risultati per area geografica indicano che lo scorso anno gli Stati Uniti sono stati responsabili del 62% della spesa mondiale per servizi di public cloud, a fronte di una spesa globale per l'IT pari al 35%. Più in particolare, per l’area EMEA evidenziano che la spesa correlata ai servizi di public cloud è stata pari a circa il 40% di quella nel Nord America, a fronte tuttavia di un investimento in private cloud di pari livello o superiore, dimostrando una determinazione nel passaggio al private cloud superiore rispetto a quella di altre regioni. Per quanto concerne invece le posizioni aperte nell’IT, IDC prevede che sempre nell'area EMEA cresceranno ogni anno del 24%, fino a raggiungere 1,4 milioni circa entro il 2015.

Come auspicato in apertura, speriamo che le previsioni si concretizzino.