La Direttiva NIS2 (UE 2022/2555) rappresenta oggi il principale riferimento europeo per la cybersecurity delle reti e dei sistemi informativi. È entrata in vigore nel 2023 e, dopo il recepimento negli Stati membri — in Italia tramite l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) — impone alle imprese classificate come “essenziali” e “importanti” di adottare misure tecniche, organizzative e procedurali molto più stringenti rispetto al passato.
A dicembre 2025, molte organizzazioni stanno ancora completando il loro percorso di adeguamento. Il 2026 segna infatti il momento in cui la direttiva diventa realmente operativa: non più una questione di buone intenzioni, ma un obbligo formale e verificabile.
L’obiettivo del legislatore è chiaro: costruire un livello uniforme, elevato e dimostrabile di sicurezza informatica in tutto il mercato europeo, non limitato alla tecnologia ma fondato su governance, gestione del rischio, risposta agli incidenti, continuità operativa e responsabilità del management.
Obblighi e scadenze aggiornati: cosa deve fare chi è soggetto a NIS2
Il calendario definito da ACN è ormai serrato. Queste sono le tappe principali che le imprese devono aver già affrontato — o devono completare assolutamente entro il 2026:
- Entro il 31 dicembre 2025 – Nomina del Referente CSIRT
Le organizzazioni devono aver formalizzato la nomina del “Referente CSIRT” e averlo comunicato mediante la procedura indicata da ACN.
Si tratta della figura responsabile delle comunicazioni operative con le autorità e del coordinamento interno in caso di incidente.
- Dal 1° gennaio 2026 – Obbligo di notifica degli incidenti significativi
Da questa data scatta il regime di segnalazione:
- entro 24 ore: early warning verso il CSIRT;
- entro 72 ore: relazione più dettagliata con informazioni su impatto, natura e prime misure adottate;
- entro un mese: report completo, con analisi approfondita e azioni correttive.
Le aziende devono quindi arrivare a gennaio già operative, non in fase di preparazione.
- Entro ottobre 2026 – Adozione completa delle misure di sicurezza
È la scadenza che chiude il ciclo NIS2: entro questa data le imprese essenziali e importanti devono aver implementato tutte le misure tecniche, organizzative, documentali e gestionali richieste dalla direttiva, inclusi gli elementi di risk management, supply chain security, monitoring, business continuity e incident response.
Molte realtà oggi sono ancora in fase embrionale. Ma la verità è semplice: senza un sistema realmente funzionante, nel 2026 non si potrà parlare di compliance.
Perché la sola nomina del Referente CSIRT non basta — e non vi proteggerà
La designazione del referente è solo una formalità: necessaria, ma insufficiente.
Le autorità di controllo si aspettano che, alla data del 1° gennaio 2026, l’azienda sia in grado di dimostrare:
- procedure documentate e aggiornate;
- piani di risposta agli incidenti realmente attivabili;
- registri degli eventi e dei processi decisionali;
- canali di comunicazione e gestione delle emergenze già testati;
- capacità operativa del team CSIRT, anche in orario non lavorativo.
La direttiva è basata su un approccio risk-based: ciò significa che le misure adottate devono essere proporzionate ai rischi, documentate e soprattutto dimostrabili in sede di verifica.
Una compliance solo “di carta” non è più sufficiente.
E i rischi sono concreti:
- sanzioni amministrative significative,
- interruzione dei servizi essenziali,
- responsabilità del management,
- impatti sul GDPR,
- perdita di fiducia da parte di clienti e partner.
Incident Response: la vera linea di separazione tra adempimento e responsabilità
La Incident Response è oggi il cuore pulsante della NIS2.
Non è un allegato, né un documento da conservare in archivio: è un processo operativo che deve essere attivo prima della scadenza del 2026.
Gli elementi fondamentali di una policy efficace includono:
- Procedure chiare per segnalazione, analisi, contenimento e gestione degli incidenti.
- Responsabilità definite, con ruoli primari e sostituti.
- Flussi di escalation interni ed esterni, già testati.
- Logging e registri documentali che mostrino decisioni, tempi di reazione e attività svolte.
- Integrazione con il risk management, con la business continuity e con il disaster recovery.
- Disponibilità del team CSIRT, incluse le modalità di reperibilità.
- Metodi di comunicazione verso utenti, clienti, fornitori e autorità.
In una verifica ACN, la domanda non sarà “avete una policy?”, ma “funziona davvero?”.
Conclusione: la NIS2 è un obbligo normativo, ma anche un vantaggio competitivo
A dicembre 2025 la finestra temporale è ridotta: il 1° gennaio 2026 non è più un riferimento lontano ma una scadenza imminente. Le aziende che non arriveranno preparate rischiano di trovarsi improvvisamente fuori conformità, con tutte le conseguenze del caso.
Tuttavia, chi affronta la NIS2 con rigore, metodo e consapevolezza potrà trasformarla in un vantaggio concreto:
- maggiore affidabilità verso clienti e partner,
- migliori processi interni,
- aumentata resilienza operativa,
- riduzione dei rischi che minacciano la continuità aziendale.
Il messaggio è chiaro: non è più tempo di rimandare.
Serve ora una Incident Response Policy completa, attivabile e documentata, accompagnata da governance, procedure e ruoli pronti all’uso.
Il 2026 non premierà chi si sarà adeguato “un po’”: premierà chi sarà davvero operativo.
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