Avv. Giuseppe Croari – Dott. Francesco Rabottini
Non è un segreto che la sicurezza sul lavoro, insieme con la formazione, costituiscano due tra le più importanti tematiche da curare all’interno di ogni realtà aziendale. Le due cose, in effetti, risultano essere in un forte rapporto di dipendenza l’una rispetto all’altra: un dipendente ben formato, nella maggior parte dei casi, rappresenta un pensiero in meno per qualsiasi imprenditore.
Ebbene, in questo ambito, ormai da non poco tempo, la tecnologia mette a disposizione un numero crescente di soluzioni capaci di integrare tali aspetti nella vita lavorativa quotidiana, base dalla quale partire e a cui fare riferimento per assicurare un sufficiente livello di serenità e, conseguentemente, di produttività all’interno dell’ambiente lavorativo.
Una promessa, in tal senso, è rappresentata dall’entrata in commercio di tecnologie di realtà aumentata (Augmented Reality o AR) e di realtà virtuale (Virtual Reality o VR). I dispositivi che basano il proprio funzionamento su questo tipo di tecnologia consistono in set di maschere (o visori che dir si voglia) e auricolari in grado di integrare con elementi ulteriori la realtà che ci circonda, o addirittura di crearne una completamente nuova e, fino a poco tempo fa, intangibile. Una breve comparazione tra le due tecnologie citate risulta utile a comprendere a pieno le relative potenzialità.
AR e VR: definizioni e differenze applicative
La realtà aumentata funziona tramite l’implementazione di hardware dotati di fotocamera e vari altri sensori, come quelli di tracciamento spaziale dell’ambiente circostante. Un dispositivo AR immagazzina un flusso costante di dati presenti nel campo visivo dell’utente, corrispondenti alle caratteristiche degli oggetti rilevati, e tramite un software le va ad “aumentare” attraverso l’abbinamento di informazioni ulteriori, sovrapponendo contenuti digitali al mondo reale.
La realtà virtuale, invece, permette agli utenti di fare esperienza di un mondo completamente virtuale, ossia generato al 100% da un computer: esempio per eccellenza è il “metaverso”, un vero e proprio mondo digitale di realtà virtuale immersiva.
Simulazione del rischio e riduzione dell’errore umano nei contesti aziendali
Perché un imprenditore dovrebbe investire in queste nuove tecnologie? Secondo vari studi condotti in materia, il gradiente di effettività ed efficacia associato a piani di formazione integranti tali dispositivi risulterebbe essere abbondantemente superiore a quello raggiungibile con le tradizionali lezioni frontali. Ma il dato di maggior rilevanza consiste nella capacità, caratterizzante la formazione tramite AR/VR, di simulare situazioni pericolose evitando qualsiasi pericolo legato all’attività che si vuole imparare a svolgere. Tutto questo viene reso possibile proprio attraverso l’opportunità di sovrapporre le istruzioni necessarie in tempo reale, proiettandole direttamente sull’ambiente con cui il singolo operatore interagisce.
L’incidenza di tale modalità di apprendimento del know-how risulta proporzionale al grado di pericolosità associato a determinate mansioni: quest’ultimo, infatti, conserva le proprie caratteristiche contribuendo a veicolare scenari di addestramento realistici.
Ma gli aspetti positivi non finiscono qui. L’adozione dell’approccio in parola consente ai lavoratori di scegliere liberamente da quale luogo collegarsi per operare. Pertanto, il risultato corrisponderebbe ad un azzeramento delle distanze e alla possibilità di interagire a livello globale, permettendo alle aziende di portare avanti corsi di formazione senza soluzione di continuità, sfruttando al meglio le competenze possedute dai migliori talenti sparsi per il globo.
Infine, come per tutte le tecnologie fino ad ora create, anche se inizialmente non tutti avranno la possibilità di acquistare dispositivi AR o VR in ragione dei costi associati ad una loro implementazione strutturale all’interno delle aziende, non si dovrà aspettare molto tempo prima di una loro drastica riduzione, e della loro conseguente adozione da parte della totalità delle aziende.
Profili normativi delle tecnologie immersive
La realtà virtuale costituisce una dimensione dalle svariate sfaccettature: se da un lato mette a disposizione uno spazio infinito all’interno del quale interagire, dall’altro pone seri problemi legati alla cybersicurezza e alla privacy, in particolare alla tutela dei dati sensibili, ossia quelle informazioni personali che rivelano aspetti delicati della vita di un individuo e che, pertanto, richiedono un livello di protezione più elevato rispetto ai dati personali comuni: a titolo esemplificativo, tra le altre, informazioni sull'origine razziale o etnica e sulle opinioni politiche.
In questo contesto, a livello europeo non mancano normative di riferimento, tra le quali troviamo il GDPR, il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA), entrambi finalizzati a tutelare i diritti fondamentali degli utenti di servizi digitali e a incentivare la crescita del mercato unico europeo, e il recente AI Act, regolamento fondamentale in tema di armonizzazione delle misure delimitanti l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale.
Alla luce di queste normative, gli Stati membri potranno delimitare un certo numero di argomenti relativamente ai quali le singole imprese avrebbero la possibilità di sperimentare attraverso di sandbox regolatorie dedicate ad un’analisi approfondita delle potenzialità e degli effetti delle nuove tecnologie sul mondo del diritto.
Se si volge lo sguardo al contesto italiano, al fine di promuovere la competitività delle imprese in questo settore il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha sviluppato una vera e propria Strategia italiana per la realtà virtuale e aumentata. Quest’ultima ha individuato quattro pilastri fondamentali su cui basare gli interventi necessari. Si tratta di puntare sull’attrazione dei talenti e sull’università, di garantire l’introduzione delle tecnologie necessarie per lo sviluppo dei prodotti e dei processi alla base del Metaverso, di attuare una valorizzazione dell’infrastruttura a banda larga e, infine, di sviluppare un contesto regolamentare capace di tutelare il consumatore.
Dall’adozione all’integrazione: verso un utilizzo sostenibile e consapevole dell’AR/VR
Le aziende italiane hanno di fronte a loro l’opportunità di sfruttare al meglio una tecnologia dalle potenzialità ancora inesplorate e, prestando la giusta attenzione al rispetto dei diritti delle persone e delle relative normative tutelanti, potrebbero puntare sulla realtà aumentata e su quella virtuale per offrire una formazione particolarmente immersiva, per attuare una manutenzione preventiva dei macchinari difettosi andando ad ottimizzare i processi di produzione e risparmiando sui costi. Inoltre, ne gioverebbero la sicurezza negli ambienti di lavoro nonché l’esperienza dei clienti, in grado di apprezzare un’inedita modalità di visualizzazione e di percezione dei prodotti a disposizione.
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