Symantec svela cosa pensano gli utenti sulla sicurezza dei propri dati personali

Pensate che siano al sicuro i dati personali che vi chiedono durante lo shopping online? Symantec risponde con il report State of Privacy 2015

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a cura di Paola Saccardi

Vi è mai capitato di dover lasciare i vostri dati personali per poter accedere al contenuto di un sito web? E come avete reagito a questa richiesta? Se non fate parte di quelli che inseriscono dati ovunque senza farsi domande, allora potreste aver deciso di rinunciare.

Pare ci sia anche chi avrebbe deciso di inserire dei dati fasulli pur di continuare nel proprio intento. È quello che ha rivelato l'indagine State of Privacy 2015 di Symantec che si è posta l'obiettivo di indagare la percezione e gli atteggiamenti degli utenti nei confronti del tema della privacy dei dati personali. commercio online

In effetti con la diffusione del Web e delle attività a esso connesse, dall'acquisto online, alla ricerca di contenuti e alla condivisione della propria sfera privata nei social network, è aumentata anche la quantità di informazioni a disposizione di chi questi dati li deve poi gestire e proteggere.

La  ricerca è stata effettuata su un campione di 7mila persone in Europa (tra cui anche l'Italia) a cui è stato chiesto cosa pensavano dei propri dati personali. Per esempio è emerso che riguardo al tema della sicurezza dei dati personali il 57% degli europei ritiene che non siano al sicuro, mentre il 59% afferma di aver riscontrato in passato problemi inerenti alla protezione dei dati. In Italia la percentuale di chi è preoccupato per la sicurezza scende al  51%.

Alla domanda sulla fiducia verso chi deve gestire le informazioni personali,  7 consumatori su 10 del campione europeo hanno risposto di ritenere più sicure le istituzioni sanitarie. Le aziende tecnologiche (22%), i venditori (20%) e le aziende di social media (10%) sono passate, invece, come  meno affidabili per gli utenti intervistati.

Ma chi dovrebbe garantire questa protezione dei dati secondo gli utenti? Gli intervistati hanno risposto con queste percentuali: il governo per il 36%, le aziende per il 30% e i consumatori per il 33%. Il campione italiano, invece, attribuisce grande importanza all’operato di governi (44%) e di aziende (33%). Gli europei inoltre fanno leva in misura maggiore sulle responsabilità individuali (33%) rispetto agli italiani (23%).

In linea generale la ricerca ha reso noto che la maggior parte delle persone ritengono scorretto che le aziende traggano profitto dai propri dati personali. Tuttavia, tre utenti online su dieci sarebbero disposti a offrire i propri dati personali in cambio di vantaggi economici come premi, sconti o altro.

Un altro aspetto che la ricerca ha indagato è la percezione del valore dei propri dati personali. L’81% delle persone pensa che i propri dati personali abbiano un valore, e anche alto, infatti oltre il 57% degli intervistati ritiene che i loro dati valgano oltre mille euro. In Italia questo valore lo attribuisce il 45% mentre per il restante 34% varrebbero oltre 10 mila euro.

Ma gli utenti come si comportano per prevenire possibili utilizzi non desiderati dei propri dati? Leggono attentamente le informazioni sotto la dicitura "terms & condition" prima di acquistare un bene o un servizio? In Italia dichiara di farlo il 53% degli intervistati.

Il problema della sicurezza dei dati è un tema che assumerà sempre più importanza e le aziende dovranno in futuro gestire con attenzione questi dati per non rischiare di compromettere la propria immagine aziendale. Giampiero Nanni, Government Affairs, Symantec EMEA, ritiene che: "Le aziende devono essere più trasparenti con i clienti in merito alla protezione dei dati personali dei loro clienti. La sicurezza deve essere parte integrante dei valori dell’azienda e deve essere vista internamente come un elemento necessario per ottenere clienti, non solo come un costo".