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Bang Bang Baby, anteprima: il mondo sfavillante e corrotto dell'Italia negli anni '80

Malavita, Big Babol e una ragazzina sedicenne nella Milano degli anni '80: ecco le nostre impressioni in anteprima su Bang Bang Baby.

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Avatar di Valentina Valzania

a cura di Valentina Valzania

Editor

Pubblicato il 26/04/2022 alle 20:00 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 11:12

Vi parliamo con enorme piacere di una fra le produzione televisive nostrane più interessanti e promettenti di questo 2022. Si tratta Bang Bang Baby, la serie Original italiana composto da 10 episodi e disponibile in esclusiva su Prime Video in ben 240 Paesi a partire dal 28 aprile con i primi 5 episodi, per poi concludersi con gli ultimi 5 dal 19 maggio. La serie ideata da Andrea Di Stefano e diretta da Michele Alhaique, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito è un interessante prospettiva sulla controversa Italia del 1986, vista dagli occhi di Alice. La teenager scoperta la verità sul padre che aveva creduto morto per 10 anni, cambia radicalmente. La giovane, meno ingenua di quanto si potrebbe pensare, si ritroverà a scoprire un mondo di intrighi amorosi, tradimenti, Camorra e molto altro ancora.

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Nella nostra anteprima vi spiegheremo nel dettaglio - e ovviamente senza spoiler - la bellezza e la qualità di queste prime 5 puntate, partendo dalla scrittura e la caratterizzazione dei personaggi, fino ad arrivare alla regia e alla fotografia che riescono a tramutare il prodotto in una serie internazionale. Bang Bang Baby è autoriale e incredibilmente pop allo stesso tempo, appoggia le sue basi solide su un cast eccezionale a partire da Adriano Giannini e Dora Romano nei rispettivi ruoli di Santo Maria Barone e Nonna Lina, fino alla giovanissima Arianna Becheroni che interpreta la protagonista Alice Giammatteo. La serie unisce l'unicità della scrittura italiana con lo sfavillio di luci al neon e colori vibranti, una testimonianza delle nuovo potenzialità italiane nel settore cinematografico e televisivo.

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Bang Bang Baby: la trama

Siamo in Italia, è il 1986 e tutto sembra essere una terribile contraddizione di qualcos'altro. In TV il mondo è un posto spensierato, colorato, pieno di belle donne che sorridono e prodotti americani che diventano sempre più popolari. Nel frattempo Alice, una sedicenne timida e introversa che vive con la mamma operaia in una cittadina del nord Italia, guarda con attenzione tutto quello sfavillio sperando che il suo futuro sia meno grigio di quello a cui sembra destinata, come tutti i suoi coetanei. Una vita come individuo della classe media, l'ennesima donna chiusa nella fabbrica tutta la vita, come sua madre. Scopriamo ben presto che il suo sorriso e la sua spensieratezza, però, sono già stati spenti anni prima quando il padre è stato assassinato davanti ai suoi occhi durante una normale serata alle giusta. Ma tutto cambia improvvisamente quando scopre che quel giorno suo padre non è morto per davvero. Santo è ancora vivo e lei vuole trovarlo e parlargli a tutti i costi, per capire il perché degli ultimi 10 anni passati in lontananza, nel tentativo di essere di nuovo felice e avere di nuovo il genitore al proprio fianco pronto a crescerla.

Ma sono tante, tantissime, le cose che Alice ignora. Una volta giunta da Santo, scopre l'intrigato mondo della malavita a cui appartiene la sua famiglia e alla fine si convince a buttarcisi, nella speranza di comprendere ciò che è e a cosa appartiene veramente. Conoscendo da vicino la famiglia paterna, ovvero il clan Barone, la teenager inizia un viaggio in un mondo ben diverso da quello che avrebbe mai potuto immaginare per se stessa. Un mondo che è presieduto dal potere, dal sacrificio, dalla lealtà familiare e, non meno importante, da sua nonna Lina, feroce boss del clan. La sua adolescenza, tra telefilm, cartoni animati, pubblicità e videogiochi, viene macchiata inesorabilmente dal sangue della violenza malavitosa, ma fino a dove sarà disposta ad arrivare in nome della famiglia?

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Tra la violenza reale e le prospettive surreali: l'osare che ci piace

L'idea interessante che si cela dietro Bang Bang Baby è nata nell’autunno del 2019 da Andrea Di Stefano, prima che la pandemia prendesse piede interrompendo i primi sopralluoghi. La serie è stata effettivamente la prima grande produzione in Italia a partire dopo il lockdown e lo stesso regista ha affermato di aver amato da subito le sceneggiature degli episodi per la loro complessità e - qui arriviamo al fulcro di questa meravigliosa serie - per la commistione di generi che la caratterizzano. Lo script di Bang Bang Baby è estremamente variegato e utilizza toni differenti sia nella scrittura sia nella fotografia e nella regia, che sono riuscite a tramutare l'idea in immagini ben precise. Si spazia dalla commedia, fino al crime, al dramma e al teen drama più e più volte in ogni episodio, rendendo la visione una vera e propria altalena di emozioni e sensazioni contrastanti.

Ovviamente riuscire a trasmettere questa voglia di mutare, di cambiare direttamente in carreggiata senza prendersi chissà quanto tempo per "avvertire" lo spettatore, ha richiesto un enorme lavoro da parte di tutto il cast tecnico e anche di quello artistico. Trovare un modo vincente, funzionante e comunque omogeneo per rappresentare le sfaccettature della serie, ha portato indiscutibilmente a veicolare il racconto attraverso lo sguardo di Alice. La macchina da presa si muove seguendo il flusso di suoi pensieri, delle sue emozioni ed intuizioni, addentrandosi nei meandri della sua mente anche nei momenti più delicati e complessi. Il tutto con l'intenzione di guidare attentamente lo spettatore e accompagnarlo nel mondo in cui Alice si ritrova catapultata, avvertendo i suoi disagi e le sue perplessità come nostre. Per questo ci ha particolarmente convinto la continua voglia di giocare con l'immaginazione della ragazza, interrompendo momenti cruenti e scene sanguinose con immagini caleidoscopiche partorite dalla sua giovane mente. La sceneggiatura ha creato un rapporto di collaborazione perfetto con tutti i comparti tecnici, giungendo a un risultato davvero allettante ed estremamente piacevole da seguire passo dopo passo.

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Alice nel (sanguinoso) paese delle meraviglie

Big Babol, Pac Man, i programmi tv con showgirl scosciate, musica pop a tutto volume, George Michael al massimo del suo successo: il background sfavillante di Bang Bang Baby è questo e molto altro. Tutto nel 1986 messo a fuoco dalla serie TV grida "voglia di progresso" tra femministe con la maschera della famosa porno attrice Cicciolina, fast food d'oltreoceano e luci vibranti. Questa è la fantastica ambientazione ricreata nella serie, in una realtà quasi parodizzante con arredi animalier e fuori da ogni buon gusto.

Tutto nella serie ha un posto ben specifico, un ruolo da giocare nella realtà che dobbiamo vivere e testimoniare al fianco della giovane protagonista. Il fatto che sceneggiatura, regia e fotografia siano riusciti a disegnare un mondo perfettamente al limite tra reale e surreale ci ha sorpreso in positivo, tenendoci costantemente incollati davanti allo schermo. La bellezza delle sceneggiature, dei costumi, del location e di tutto ciò che compone Bang Bang Baby ci ha ammaliato fin dal primo momento. Il suo tentativo di essere un prodotto italiano e internazionale allo stesso tempo non solo è andato a buon fine ma ha anche segnato irrimediabilmente un momento estremamente interessante nelle produzioni originali italiane. In attesa di vedere il resto delle puntate, non possiamo che convincerci e spronarvi a seguirla non appena sarà disponibile su Prime Video.

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