Batman - Il Cavaliere, recensione: il fascino delle origini

Batman - Il Cavaliere è il nuovo, e forse definitivo retelling, delle origini di Batman operato da Chip Zdarksy e Carmine Di Giandomenico.

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a cura di Domenico Bottalico

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Arriva anche in Italia, grazie ovviamente a Panini DC Italia, Batman - Il Cavaliere. Si tratta di una miniserie in 10 parti, che l'editore modenese pubblicherà in due volumi, firmata da Chip Zdarsky e Carmine Di Giandomenico con cui vengono ristabilite, alla luce degli ultimi rivolgimenti della continuity dell'Universo DC e dell'introduzione o reintroduzione di vecchi e nuovi personaggi, le origini di Batman in una sorta di nuova canonizzazione per una rinnovata generazione di lettori.

Batman - Il Cavaliere: che fine ha fatto Bruce Wayne?

La vita di Bruce Wayne è stata sconvolta dall'omicidio dei suoi genitori, i filantropi Martha e Thomas Wayne, in un vicolo di quella che poi è stata tristemente ribattezzata Crime Alley. Ma cosa è accaduto dopo? Non dopo, non quando i cieli di Gotham sono stati solcati dal misterioso Batman, ma immediatamente dopo? Come ha gestito il fedele Alfred Pennyworth l'improbo compito di allevare ed educare il giovane Bruce? Il ragazzo infatti passa dalle violente intemperanze durante la permanenza alla prestigiosa Gotham Academy, smorzate dalla lungimiranza del maggiordomo tuttofare che ne indirizza l'impeto verso i libri sempre forieri di risposte a qualsiasi quesito, alle notti brave passate a combattere nei ring clandestini di una città nelle cui vene scorre una corruzione indomabile.

Poi la fuga dalla città. Prima tappa: Parigi. Lì Bruce, oramai un giovane uomo, cerca di imparare dai migliori o dalle migliori come la ladra Ombra Grigia e poi dal cacciatore di uomini Henri Ducard sullo sfondo di un pericoloso serial killer che semina il panico fra la "Parigi bene". Seconda tappa: la Corea. Per imparare l'arte del combattimento, tutti gli stili per fronteggiare qualsiasi nemico, incontrando un'anima affine, il giovane e misterioso Anton. Eppure qualcosa sfugge ancora al giovane Bruce Wayne, nessun maestro sembra così perfetto, moralmente, e abile da poterlo soddisfare in una crociata che ha un obbiettivo di per sé irraggiungibile: estirpare il crimine, tutto il crimine.

La terza tappa: Russia. Dove Bruce e Anton devono imparare l'arte del travestimento e dell'inganno. E dove proprio Bruce perde parte della sua innocenza intuendo che forse l'unico modo per porta a compimento la sua crociata è muoversi in una zona grigia dove i mezzi, non tutti ma una buona parte, giustificano il fine.

Batman - Il Cavaliere: il fascino delle origini

La lettura di Batman - Il Cavaliere va indubbiamente inquadrata partendo dalla più classica delle domande: era davvero necessario un retelling delle origini di Batman? Apparentemente no anche perché l'ultimo retelling è di circa una decina di anni fa (quell'Anno Zero esagerato e muscolare firmato durante i New 52 da Scott Snyder e Greg Capullo) tuttavia ogni volta che un team di autori decidere di mettere mai alle origini del Cavaliere Oscuro, vuoi un po' per le prospettive sempre diverse con cui vengono affrontate, a differenza di quelle di Superman che difficilmente prescindono dalla distruzione di Krypton fatta eccezione forse per progetti più trasversali come Alieno Americano, sembra che il passato di Bruce Wayne e il suo percorso per trasformarsi in Batman siano sempre forieri di angoli oscuri ed inesplorati nonché narrativamente interessanti.

Basti pensare alle diversissime modalità con cui sono state trattate nell'era moderna dalla miniserie Untold Legends of the Batman del 1980 - le origini (ri)viste dalle prospettiva della galleria dei villain - fino a quelle che sono universalmente accettate come quelle "canoniche" ovvero quelle dell'Anno Uno di Frank Miller e David Mazzuchelli passando per il già citato Anno Zero che iniettava di testoterone il Cavaliere Oscuro del nuovo millennio. Si approda quindi a quelle di Chip Zdarsky e Carmine Di Giandomenico dove il monomito del supereroe americano si sposa con l'esigenza di intessere una tela, fra rimandi vecchi e nuovi, che rinarri idealmente il capitolo iniziale dell'epopea batmaniana riuscendo però a intercettare i sentimenti di una generazione di lettori emotivamente più propensa ad individuare ed esternare i propri stati d'animo ma anche mediaticamente bombardata di stimoli ed informazioni eterogenee.

È quindi l'addestramento il volano narrativo sfruttato da Zdarsky. Si tratta di un aspetto che stranamente nella produzione fumettistica batmaniana non è mai stato trattato in maniera organica trovando invece maggior spazio nei film (il Batman Begins di Nolan lo utilizza in maniera magistrale) oppure nelle serie animate (eccellenti gli episodi della seminale Batman: The Animated Series in cui si accenna proprio ai maestri di Bruce Wayne) e che l'autore rimaneggia intercettando la necessità di creare un Batman famigliare eppure nuovo che si muova a metà strada fra quello dei videogames e quello cinematografico più recente soprattutto caratterizzando il giovane Bruce Wayne in maniera molto nervosa come una eco distante di quello interpretato da Robert Pattinson.

Zdarsky è in tal senso bravissimo nel creare un racconto nel racconto. Ogni fase dell'addestramento allora diventa un mini racconto di genere - quello di formazione in senso lato, il thriller, l'action e la spy story giusto per semplificare il tutto - in cui matura lentamente ma inesorabilmente l'inquietudine del protagonista trasmessa al lettore che percepisce la portata del malessere del giovane Bruce tale da portarlo a trasformarsi successivamente in qualcosa di eccezionale e straordinario.

In questo senso, questa prima parte di Batman - Il Cavaliere si avvicina idealmente più ai già citati Anno Uno e Batman Begins che ad altre storie come Ego o alla più recente run firmata da Tom King sul personaggio. Non è infatti centrale la classica contrapposizione con la maschera quanto invece, in maniera più moderna e ficcante, lo stato d'animo di Bruce Wayne così come fatto da Matt Reeves in The Batman.

Carmine Di Giandomenico: Batman prima di Batman

Lo stile di Carmine Di Giandomenico è inconfondibile: le sue linee spezzate, i neri decisi e la muscolarità scattante delle sue figure sono tutte caratteristiche perfette per Batman. Il disegnatore teramano quindi raccoglie la sfida di disegnare Batman prima di Batman con l'innegabile classe che lo contraddistingue. La tavola viene quindi ripartita con tagli orizzontali in cui vengono collocati con ritmo e perspicacia ora doppi riquadri verticali o singoli orizzontali che hanno la doppia funzione di rendere sì veloce il racconto ma anche di soffermarsi sull'altro aspetto che caratterizza la prova di Di Giandomenico ovvero la particolare attenzione per le espressioni e gli sguardi. Il disegnatore cattura il disagio, il nervosismo e l'impazienza del giovane Bruce Wayne lavorando sulle sue espressioni e sul suo sguardo davvero indagatore di una realtà a lui aliena e incomprensibile che così rimarrà per sempre almeno in relazione alla sua crociata contro il crimine.

Attorno a questo accorgimento tanto semplice quanto efficace poi Di Giandomenico lavora di finezza non rinunciando però al suo stile. Da un lato i giochi di luci e ombre, ben esaltati dai colori puntuali di Ivan Plascencia, che ritagliano figure geometriche irregolari che potrebbe ricordare dei pipistrelli (quasi a voler presagire il mitico episodio dello studio visto in Anno Uno) come nella scena d'apertura del volume, sulla facciata del commissariato di Gotham. Dall'altro l'abile gioco di prossemica fra i personaggi esalta le anatomie asciutte fatte di fasci di muscoli pronti a scattare tipiche del disegnatore che trovano la ragion d'essere in una line art dalle chine meno spesse del solito soprattutto per quanto riguarda i contorni delle figure umane.

Il taglio realistico ma dal sapore "internazionale" delle matite di Carmine Di Giandomenico contribuiscono in maniera incontrovertibile a dare un respiro più ampio al racconto di Chip Zdarsky svincolandolo da dinamiche già viste anche e soprattutto graficamente espandendone così la portata verso un pubblico abituato ad una estetica più cosmopolita e a racconti più agili in tal senso.

Il volume

Panini DC Italia presenta il primo volume di  Batman - Il Cavaliere intitolato enfaticamente Genesi in un volume cartonato soft touch dalle classiche dimensioni comic book ovvero 17x26 cm circa. Da segnalare l'ottima traduzione e adattamento che rendono la lettura molto scorrevole, asciutti ma puntualissimi i contributi redazionali della editor italiana che ben inquadra alcuni riferimenti e personaggi che compaiono in questo primo volume. Il volume è avaro di contenuti extra, fatta eccezione per una breve galleria con le varie copertine variant degli albi originali, che però potrebbero facilmente trovare spazio in una eventuale ristampa in versione deluxe della serie. Piccola nota a margine: decisamente gradita la scelta di separare i vari capitoli con le copertine nude, ed evocative, firmate dallo stesso Di Giandomenico.