Beast, recensione: il "Re Leone" di Idris Elba

Una adrenalinica fuga da uno spietato mangiatore di uomini: Beast è il nuovo film di Baltasar Kormákur con protagonista Idris Elba.

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a cura di Elisa Erriu

Lo schermo si fa buio, cala il silenzio. Poi un sommesso frinire di grilli. In lontananza i leoni ruggiscono. Capiamo che è notte. E che non siamo soli. Beast, il nuovo film del conclamato regista Baltasar Kormákur, inizia così, proprio come un certo incipit di un certo cartone animato con certi leoni. Ma a seguire non c'è un ruggente intro solare, metafora della luce che ritorna nel grande cerchio della vita. No, Beast prosegue la sua scena iniziale nell'oscurità, tra bisbigli, voci africane sommesse che parlano di caccia, di ingiustizia, di morte.

Tra grandi predatori, paesaggi del Sud Africa e Idris Elba, era inevitabile ricollegarsi al Re Leone, soprattutto per i maestosi felini in computer grafica che ricordano (e superano) l'ambizioso omonimo live action. Ma questo non è un film adatto a chi cercava un po' di Hakuna Matata (anche se è targato adatto dai 6 anni in su), questo è un thriller che sfrutta la paura verso i temibili "mangiatori di uomini". A parte la resa grafica, la trama convince? Merita la visione al cinema o era meglio aspettare il solito rimbalzo su qualche canale streaming? E soprattutto, chi è la vera "bestia" di cui si parla? Ecco la nostra recensione sulla pellicola targata Universal Pictures disponibile poi dal 22 settembre nelle sale italiane.

"I leoni non fanno così"

La trama di Beast è semplice: il Dottor Nate Samuels (Idris Elba) ha da poco perso la sua ex moglie e per questo decide di andare con le sue due figlie, Meredith (Iyana Halley) e Norah (Leah Sava Jeffries), nel villaggio in cui è nata la loro madre, nel tentativo di recuperare la sua storia e, forse, il rapporto con le due ragazze. Nella riserva di Mopani, in Sud Africa, la famiglia Samuels rincontra un amico d'infanzia della donna scomparsa, Martin Battles (Sharlto Copley), ranger della riserva nonché amico di un branco di leoni del posto. Ma durante un safari, lui e gli altri vengono attaccati da un grosso leone, intenzionato ad uccidere ogni essere umano memore, forse, dei bracconieri che hanno sterminato il suo branco.

A parte qualche altro sporadico elemento, la storia è tutta qui. Non viene dato troppo spazio al passato dei protagonisti, non si approfondisce troppo il motivo della rottura tra Nate e la moglie, il loro rapporto o qualche altro legame con il posto. Il film dura poco più di un'ora e mezza e quasi tutto lo spazio è stato dedicato alle scene d'azione.

La scelta del tempismo del regista, già noto per aver diretto grandi film di successo, come 101 Reykjavík e The Deep, "freddi e massicci" come le loro ambientazioni, è stata una mossa ben ponderata: escludendo il momento iniziale, circa 15 minuti in cui i personaggi letteralmente "atterrano e si sistemano", il resto della pellicola scorre con un ritmo "giusto". Tutta l'attenzione è (giustamente) posta nelle scene d'attacco del leone, che al cinema rendono davvero bene, merito anche di un effetto sonoro potente come un vero ruggito.

Sappiamo cosa vi state domandando a questo punto: ma esclusa la grafica, il leone risulta davvero "un leone"? È credibile o vedremo lo stesso effetto forzato da finto documentario del live action della Disney? No, vi garantiamo che il leone recita bene la sua parte, è vendicativo, feroce e non hanno avuto nessuna remora di usarlo per malmenare il povero Elba. Qualche esperto di sopravvivenza, domatori di leoni, biologi esperti in safari estremi e altri Bear Grylls della situazione, siamo sicuri che avrà qualcosa da ridire sulla credibilità del film, sulla sceneggiatura e le scelte degli attori, nonché sulla fattibilità o meno che un leone possa davvero comportarsi così. Ma se anche voi non gestite una riserva naturale con leoni veri, potrete trovare l'azione dunque apprezzabile, il giusto compromesso tra un film poco ambizioso, ma godibile da guardare. Perché è vero, i leoni non fanno così. Forse.

Beast: il diavolo è arrivato a Mopani

Dopo aver visto il trailer di Beast, il primo paragone che giustamente viene in mente è con il thriller cult Spiriti nelle Tenebre, un film del 1996 con Val Kilmer e Michael Douglas, dove il colonnello John Henry Patterson dava la caccia a due leoni assassini, determinati a impedire la costruzione di un ponte.

Probabilmente pochi di voi lo ricorderanno, ma ci teniamo a dirlo lo stesso: quel film era bellissimo, lunghissimo ma capacissimo di tenervi avvinghiati alla poltrona. Recuperatelo e provate a dirci che non è così, ricordando che è tratto da un libro ispirato a una storia vera, il vero massacro di Tsavo. E vi possiamo anche garantire che, messo a confronto con Beast, trovereste alcuni richiami alla pellicola di Stephen Hopkins, all'interno dei dialoghi e in alcune ambientazioni. Sarà voluto o no? Chissà, ma fatta questa doverosa premessa, che non approfondiremo qui, non ora, possiamo subito dirvi che Beast, al contrario di Spiriti nelle Tenebre, non fa della storia, dei dialoghi e della lore il suo punto di forza. Anzi, uno tra i suoi punti deboli è la prevedibilità delle scene e la mancanza di occasioni colte, sparse qua e là nel corso della trama.

Essenzialmente, tutta la trama è una sottile critica nei confronti dei bracconieri, le vere "bestie", coloro che tramutano in mostri indiavolati gli stessi animali che sono in grado, se trattati con cura e rispetto, di abbracciare affettuosamente un uomo. Ma, come avevamo scritto poco più sopra, non c'è molto altro nel film. Si sente la perdita di non aver voluto cogliere qualche approfondimento sull'Africa, il retaggio della madre, sfruttare ulteriormente l'interpretazione di Elba, che è comunque tra i motivi principali per dare un'occasione a Beast: qui l'attore britannico ha fatto un lavoro incredibile, c'è poco da fare. La sua immedesimazione nel confrontarsi con il mangiatore di uomini è sorprendente. Un applauso va anche alla scelta delle inquadrature, con certi piani sequenza e sfumature nei fuori campo che sono piccoli dettagli, ma fanno la differenza. Una vera chicca per questo genere di thriller, in cui il letale avversario è specializzato negli agguati fulminei.

In conclusione, vi consigliamo di vederlo al cinema, perché sebbene Beast non sia il miglior film sui leoni, merita un'occasione se siete fan di Elba e volete fare un safari in Sud Africa. Una frenetica caccia/fuga, dove il predatore diventa la preda e viceversa? Forse scontato, ma di certo efficace, un film senza pretese da vedere se si ha voglia di una gita adrenalinica fuori porta, che scorre bene, come un leone che in Africa, tutte le mattine, quando sorge il sole, si sveglia. E comincia a correre.