Bishojo, le famose “belle ragazze” degli anime

Le bishojo sono le "belle ragazze" che popolano i manga e gli anime giapponesi. Ma chi sono e soprattutto perché sono "belle"?

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a cura di Elisa Erriu

"Salve, signorina, ma si figuri, qualsiasi cosa per lei": sugli stereotipi delle "belle ragazze", ci hanno realizzato miti, leggende, culture, sub-culture e un'intera area manipolata del nostro cervello, che spinge il mondo ad inginocchiarsi sempre di fronte alla bellezza, soprattutto se è una bella donna. Inutile negarlo, è sempre stato così, rimarremo sempre animali sociali spinti (anche) da preconcetti e irrazionalità. Ma che vuol dire "bellezza"? Chi sono le "bishojo" degli anime e manga? Abbiamo già affrontato questo argomento nel nostro speciale dedicato ai "bei ragazzi", i bishonen, un altro fenomeno socio-culturale nato in Giappone, esteso alle aree limitrofe come Cina e Corea, ma diffuso ormai anche in Occidente. Ovviamente non poteva mancare la controparte femminile, così eccoci pronti a spiegarvi chi siano queste belle ragazze, quali sono le più famose e soprattutto perché esistono davvero.

Bishojo: cosa significa e quali sono le “le belle ragazze” più famose nei manga e negli anime?

Cosa significa bishojo?

Stesso "gioco" linguistico che abbiamo già avuto modo di scoprire con il termine "bishonen": "bishojo" significa letteralmente "bella ragazza" in giapponese. Ci sono altri modi per descrivere la bellezza estetica, di donne così come di uomini, ad esempio molti di voi potrebbero aver già sentito "kawaii" oppure "kakkoii" o ancora "suteki"  e "kireii", ma in questo caso specifico i tre kanji, gli ideogrammi fonetici, che formano il termine "bishojo", hanno lo scopo specifico di identificare una persona bella esteticamente, secondo uno standard specifico.

I tre ideogrammi derivano dalla stessa traduzione di "shojo", a sua volta suddivisa in due kanji, "sho" che significa "piccolo" e il suffisso "jo" usato comunemente per la "figura femminile". Il prefisso "bi" è banalmente un prefisso usato spesso per identificare una "bella persona" ed ecco ancora una volta svelata l'intricato meccanismo di incastri che danno origine all'etimologia del termine.

La storia delle bishojo

Chi è nato prima, il bel ragazzo o la bella ragazza? Difficile dare una risposta univoca, ancor più difficile dare una risposta breve. L'origine dei due termini si perde nella cultura stessa del Giappone, estremamente artistica, idealizzata e sofisticata, fatta di mondi fluttuanti, danze mistiche e kimono di seta in cui si mette in risalto l'essenza della carne piuttosto che la sua forma. L'estetica giapponese non si è mai basata troppo sulla sessualità esplicita, al punto che le prime "belle ragazze" vennero identificate nel dopo guerra, con l'occidentalizzazione e la diffusione di altri canoni di bellezza: donne con occhi grandi, capelli colorati e forme delicate, introdussero nuovi temi sulla sessualità, la psicologia e l'evoluzione socio-culturale.

Verso la fine degli anni '70 si diffusero riviste specializzate per adulti che contenevano foto di nudo, narrativa e saggi sull'attrattiva delle ragazze. Questa tendenza andò a scemare, a causa anche degli innumerevoli divieti di mostrare genitali e peli pubici, ai sensi delle leggi giapponesi sull'oscenità. Non è mai stato un fenomeno che è andato a scomparire, ma molti uomini preferivano le immagini più androgine, risaltando alcuni aspetti rispetto ad altri. Fu così che nacquero le lolicon a cavallo degli anni '70 e '80, i personaggi femminili col "complesso di Lolita". Traendo ispirazione dal romanzo del 1955 di Vladimir Nabokov, Lolita, in cui viene descritta l'ossessione del protagonista nei confronti di una ragazza di dodici anni, per cui prova anche impulsi sessuali, le lolicon giapponesi nel tempo hanno incarnato lo stereotipo delle ragazze "carine", con tratti fisici più vicini all'età adolescenziale sebbene talvolta siano inserite in un contesto amoroso.

Grazie a opere controverse come i dojinshi dell'artista Hideo Azuma, le lolicon "sono cresciute" abbandonando sempre di più la sfera idealizzata per rappresentare più una sfera concreta. I personaggi di Azuma combinavano i corpi rotondi dei personaggi dei manga pornografici e le facce rotonde ed emotive dei manga shōjo. In tal modo, Azuma sviluppò un "erotismo carino" (kawaii ero), una forma di sensualità delicata.

Diversi autori importanti, nel tempo, hanno promosso l'immaginario delle ragazze bishojo, tra cui Hayao Miyazaki, con Clarisse del film Lupin III: il Castello di Cagliostro, e Nausicaä della valle del vento. Un altro creatore fortemente associato al boom delle bishojo è stata anche Rumiko Takahashi con Ranma e Inuyasha, oltre a Urusei Yatsura con la sua Lamù.

Le caratteristiche delle bishojo

Bishojo e bishonen vengono spesso erroneamente considerati simili nello stesso paese d'origine. Ciò crea non poca confusione anche all'estero, ma parlando di caratteristiche, ci sono grandi differenze, estetiche e non. L' estetica bishōjo è pensata a un pubblico maschile, ecco perché troviamo canoni grafici precisi, tipicamente incentrati su ragazze giovani, disegnate in modo da apparire sempre e comunque "graziose". I bishonen sono rivolti, invece, principalmente a un pubblico femminile, che è attirata da una mascolinità elegante, aggraziata e sopraffina.

I motivi per cui esistono questi canoni in Giappone, perché si è preferito rappresentare uomini come donne e donne come uomini, è un tema che abbiamo già accennato nello speciale dedicato ai bishonen, ma potremmo riassumere in poche parole sull'essenza stessa della cultura giapponese, fatta di sfumature, contraddizioni e maschere che nascondono mostrandosi.

Un altro errore comune è presumere che i personaggi femminili nei manga e negli anime bishōnen siano tutte bishōjo. Le bishojo per antonomasia sono solitamente piccole, ricordando le loro origini da "lolita", con tratti che estremizzano l'espressività dello sguardo, con grandi occhi, labbra piccole, tratti minuti e tendenzialmente "infantili". Sono meno sessualizzate, meno formose rispetto a molti personaggi femminili nei bishonen e compaiono in quasi tutti i generi di anime e manga, anche se sono tipiche di molti videogiochi, specialmente nei simulatori di appuntamenti e nelle visual novel.

Le bishojo più famose

Non si può iniziare una lista delle bishojo più iconiche senza parlare di Sailor Moon, alias Bunny, che dopo circa trent'anni dal suo debutto, rimane ancora una delle più popolari "belle ragazze". Tutte le protagoniste dell'opera scritta e disegnata da Naoko Takeuchi rispecchiano il canone della bellezza "innocente" e c'è di più, lo stesso titolo originale dell'opera è Bishōjo senshi Sērā Mūn, letteralmente "la bella ragazza guerriera Sailor Moon". Uno dei maggiori successi shojo, nonché uno dei più famosi anime degli anni novanta presso il pubblico infantile, adolescenziale e di giovani adulti appassionati di anime, Sailor Moon rappresenta senz'altro una fra le più note espressioni della cultura pop giapponese del mondo, capace di conquistarvi sotto il segno della Luna.

Tra le altre bishojo più famose di anime e manga stanno sempre ritagliandosi il proprio angolo di successo nel nostro mondo, ragazze appartenenti a realtà alternative e universi reinventati: ne sono un esempio Rem di Re:Zero: Starting Life In Another World e Asuna di Sword Art Online. La prima è una servizievole cameriera, nota ormai a molti: sin dall'ottobre 2016, ha raggiunto il primo posto nel sondaggio sui personaggi femminili più popolari tra i lettori di Newtype e sempre nello stesso anno è risultata vincitrice dei Newtype Anime Awards nella categoria miglior personaggio femminile.

Asuna, invece, è una delle migliori spadaccine dell'universo SAO. La sua popolarità è iniziata nel mondo virtuale, ma si è diffusa ampiamente sia online che offline, facendole guadagnare apprezzamenti anche al di fuori le classifiche bishojo: risulta spesso, infatti, anche tra i personaggi femminili ideali da "sposare", contendendosi i primi posti tra le waifu più amate. Perché, dunque, non l'abbiamo inserita anche in quella classifica? Questione di etica: al contrario, per esempio, di Hinata, la maggior parte dei fan "sposerebbe" la versione di Asuna minorenne e, sinceramente, non ci sembrava proprio il caso.

Le belle ragazze sembrano spopolare tra i banchi di scuola: sono innumerevoli le bishojo che hanno fatto innamorare i proprio fan dentro una storia ambientata in licei e università, tra cui Komi di Komi Can't Communicate e Nagisa di Clannad. Ma le classifiche parlano chiaro, tra i nomi che spiccano di più tra le bishojo preferite, c'è Yuzuki Eba di Kimi no Iru Machi. Proprio come le altre ragazze appena citate, Yuzuki è bella, gentile e un po' ingenua, che pure senza accorgersene o volerlo, influisce molto sulla piccola città in cui si trasferisce.

Altra bella ragazza che ha origine da una storia nata ai "tempi delle mele", è Kuronuma Sawako di Arrivare a te. Quest'opera scritta e disegnata da Karuho Shiina, nel 2008, due anni dopo la sua serializzazione, ha vinto il premio Kodansha nella categoria shōjo e ha portato alla realizzazione un anime, un live action e persino due videogiochi ispirati alla storia. Tutto merito della delicata e commovente storia d'amore tra lei e Shota: Sawako incarna l'ideale perfetto della bishojo, una ragazza timida ma adorabile, gentile e raffinata, nonostante venga bullizzata per via della sua somiglianza con un personaggio tutt'altro che carino: Sadako del celebre horror The Ring. Questa strana similitudine le donano un aspetto inesplorato delle bishojo, una bellezza "maledetta", che fino alla fine della storia permette di vedere queste "belle ragazze" sotto una luce nuova.

Per seguire il filone delle bishojo diverse dal "solito", citiamo anche Kaga Kouko di Golden Time, considerato uno degli anime romantici più di tendenza nell'ultimo periodo. Kaga è una giovane studentessa di giurisprudenza innamorata di un suo compagno che più volte l'ha respinta. Nonostante il suo atteggiamento appiccicoso e infantile, è una ragazza devota, intelligente, elegante e amorevole.

Altra bella ragazza immancabile nell'elenco è Chitoge Kirisaki di Nisekoi, un caso particolare, in quanto per metà è americana.

Ecco spiegato il suo spirito diverso dalla timida ed introversa personalità giapponese: Chitoge è energica ed espansiva, a volte un po' troppo vivace, incarna la figura della bishojo molto "gal", letteralmente la traslitterazione di "girl", variante più "matura" della "bella ragazza", caratterizzata da atteggiamenti stereotipati femminili talvolta quasi all'eccesso.