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Doll Syndrome – Andrea Cavaletto | Recensione

Doll Syndrome di Andrea Cavaletto ci proietta nei meandri di una mente malata, deviata e vittima dei traumi del passato. In questa società che lo rifiuta, l’Orco troverà la sua bambola…

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

In sintesi

Doll Syndrome di Andrea Cavaletto ci proietta nei meandri di una mente malata, deviata e vittima dei traumi del passato. In questa società che lo rifiuta, l’Orco troverà la sua bambola…

Qualcosa che è entrato nella nostra mente non andrà mai davvero perduto.

Lo spiegava Sigmund Freud e, in un certo senso, un uomo può essere per sempre pervaso da alcune esperienze che lo segneranno per il resto della sua vita. Talune esperienze possono perfino entrare in contrasto con la mente di un uomo, che potrebbe anche non riuscire a dominarle del tutto, dando luogo a una lotta continua, sfociando in atti rudi e perversi. È ciò che accade al protagonista della storia narrata in Doll Syndrome di Andrea Cavaletto, pubblicato da Black House (un progetto editoriale a cura di Christian Sartirana) nel focoso mese di agosto appena trascorso, con un equilibrio del proprio “io” sempre molto labile. Ma l’equilibrio dell’Orco sta per rompersi…

Doll Syndrome, il rifiuto della società moderna

Abbiamo avuto il piacere di incontrare di persona Andrea Cavaletto in occasione dell’ALEcomics appena trascorso, con la voglia di conoscere l’autore di Paranoid Boyd e di alcune delle storie di Dylan Dog e Martin Mystère per Sergio Bonelli Editore, trovandoci davanti a un’autentica sorpresa: Doll Syndrome, pubblicato da Black House, è il suo primo romanzo. Oltre alla collaborazione con la scuderia di Sergio Bonelli, l’autore piemontese vanta una forte poliedricità: docente di scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino, figura come sceneggiatore di pellicole internazionali come il cult horror Hidden in the Woods (diretto da Patricio Valladares, 2012), A Taste of Phobia (AA.VV. 2017) e Doll Syndrome (Domiziano Delvaux Cristopharo, 2014) da cui ha tratto ispirazione per questo romanzo.

Un’altra piacevole sorpresa per tutti gli amanti dell’horror e weird italiano è celata nelle prime pagine del libro, che ospitano una prefazione di Paolo Di Orazio, scrittore e fumettista celebre per aver curato il mensile a fumetti di Splatter, noto alle cronache italiane per aver subito un’interpellanza parlamentare nel 1990 per via dei contenuti ritenuti di dubbia morale. Un puritanesimo, che, in verità, non ci apparteneva nemmeno a quei tempi. Ma questa è un’altra storia.

Nella sua prefazione Di Orazio ci avverte: l’opera che abbiamo tra le mani non è esattamente un romanzo. Il testo è breve, intenso e a tratti spaventoso. Esattamente come un incubo.

Doll Syndrome è un viaggio nella mente dell’Orco, un uomo con le sue abitudini quotidiane e le sue singolari fisime, un ex mercenario che soffre dello stress post traumatico. Il suo trascorso in guerra, le torture subite e alcuni eventi segnanti dell’infanzia, lo hanno reso disturbato, feticista, erotomane e autolesionista. L’Orco ripete le sue giornate con una serie di atti semi-meccanici, vuoti, spesso senza senso, alternando momenti in cui crede di lasciare andare perfino un altro sé stesso per le vie della città, mentre lui resta nella sua camera da letto.

L’orco, che nella sua ripetuta routine lavora in una lavanderia, passa le sue pause pranzo ad ammirare una donna, una ragazza di cui si infatua e che sarà interpretata da una bambola gonfiabile per dare sfogo alle sue fantasie. L’orco sogna di possederla, di averla tutta per sé, ma lei fa parte di quella società di plastica, finta e standardizzata dove lui, se messo a nudo, non verrebbe accettato e ne resta al margine. Un equilibrio sottile come un filo di lana, che potrebbe essere spezzato con l’arrivo di un altro uomo che gli porterà via la ragazza dei suoi sogni.

Sarà solo l’inizio della sua personale imposizione nei confronti di quella società che l’ha sempre ripudiato.

CLICK. CLICK. CLICK.

Andrea Cavaletto applica uno stile di scrittura asettico e molto diretto, che a tratti ricorda il Tiziano Sclavi nei suoi romanzi Mostri (Camunia Editore, 1994) e il ben più noto Dellamorte Dellamore, Camunia Editore, 1991), al netto di quell’humor nero e quel cinismo del papà di Dylan Dog, mentre alcuni elementi davvero forti riportano alla mente le opere di Chuck Palahniuk.

Lo stile è essenziale e portante di un intreccio narrativo semplice e abbastanza lineare, ma al tempo stesso fortemente immersivo, con la sensazione di trovarsi insieme all’orco, con i suoi gesti ripetuti spesso insensati, come quell’ossessivo utilizzo della pinzatrice, quel pinzare a vuoto. Vuoti sono anche i suoi occhi, i suoi gesti sporchi, a volte maniacalmente puliti, facendo avvertire un autentico ribrezzo.

Ma siate forti, nonostante dobbiamo ammettere che il trascinamento sia davvero notevole e per stomaci forti. Molto forti. Doll Syndrome non è un romanzo per tutti. Rende benissimo l'idea, riassumendo alcuni elementi chiave del racconto, la magnifica copertina disegnata da Davide Furnò.

La spiazzante conclusione della storia, lontana dall’essere edificante, offre l’ultimo orrore al lettore, portandolo a ulteriori riflessioni, oltre che sulla società moderna, sulle possibili cause di una sindrome del “disturbo post traumatico da stress” nella quale, a seguito di eventi particolarmente traumatici come quelli narrati da Cavaletto, alcuni soggetti sviluppano fenomeni intrusivi in cui rivivono il trauma, sfociando in fantasie malate, comportamenti deviati e, infine, perfino nell’omicidio. Momenti di trance dissociativi come quelli dell’Orco si rispecchiano in reali assassini seriali come Ed Kemper o Henry Lee Lucas, responsabili della morte di centinaia di persone, entrambi vittime di abusi fisici e psicologici.

La prima prova romanzata di Andrea Cavaletto ci ha stupito per il suo forte impatto e per essersi allineata fedelmente a un tema così borderline e delicato. Lo stile asciutto della narrazione ricalca a tratti quello di una sceneggiatura, regalando un’immersione – in questo caso spaventosa – nei panni del protagonista della storia. Una lettura forte e disorientante come un pugno sullo stomaco, assolutamente consigliata a un pubblico amante del genere horror in attesa della sua prossima opera.

Se volete leggere l'opera di Paranoid Boyd di Andrea Cavaletto, la trovate nel volume unico su Amazon.

Voto Recensione di Doll Syndrome | Andrea Cavaletto



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Uno stile asettico e diretto, che permettono una buona immersione;

  • - Una diversa prospettiva della società moderna;

  • - È un invito a leggere sue nuove opere;

Contro

  • - Alcune scene descritte non lo rendono adatto a tutti.

Commento

Andrea Cavaletto ci proietta in una spirale di follia, dove ci permette di assistere agli eventi quotidiani di un ex mercenario, ribattezzato come l’Orco. L’orco è una persona affetta dal disturbo post traumatico da stress per una serie di eventi che vengono via via dipanati nel corso del racconto. Cavaletto usa il suo personaggio per dare una diversa prospettiva della società moderna, vuota, canonica e plastificata, permettendogli di culminare oltre i limiti della sua follia. Il suo primo romanzo è una prova molto ardita, per palati fini del genere horror, ma anche dallo stomaco forte. Con un’evidente maestria nel raccontare gli eventi, con uno stile che ricalca le sceneggiature dei suoi precedenti lavori, non ci resta che aspettare con ansia il suo prossimo lavoro.

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Immagine di Doll Syndrome | Andrea Cavaletto

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