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Dylan Dog 412: Una pessima annata, recensione

Dylan Dog chiude quella che per molti altri aspetti è stata una pessima annata, come il titolo di questa nuova avventura che invece ci ha davvero stupiti.

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

In sintesi

Dylan Dog chiude quella che per molti altri aspetti è stata una pessima annata, come il titolo di questa nuova avventura che invece ci ha davvero stupiti.

In vino veritas dicevano i latini con Plinio il Vecchio, ma in Una Pessima Annata, il nuovo albo di Dylan Dog in edicola negli ultimi giorni di questo anno funesto, non si parla dell’allegria portata dal vino, né tantomeno dell’ebbrezza che può provocare una buona Barbera d’Asti o un ottimo Chianti. D’altronde si sa, quando si ha a che fare con l’inquilino di Craven Road, come suggerisce il titolo di questo nuovo albo, il mistero e l’orrore sono dietro l’angolo anche durante un raduno di sommelier…

Dylan Dog, una pessima annata? Ma anche no!

Per il secondo fumetto più venduto di Sergio Bonelli Editore, la casa editrice di Tex che quest’anno celebra ben 85 anni (!), non possiamo dire affatto che sia stata una pessima annata. Giocando un po’ col titolo dell’albo appena giunto in edicola, è inevitabile guardare indietro e vedere quanto fatto in questi 12 mesi. Una nuova alba per Dylan Dog è arrivata con L’alba Nera, il numero 401, che ha portato quella rivoluzione tanto sbandierata, con una nuova ricollocazione dei personaggi – non tanto nei ruoli, ma nella struttura narrativa portante dell’intero universo dylandoghiano.

Il primo mini ciclo 666 è stato una piacevolissima sorpresa, con un Roberto Recchioni in pienissima forma, che ha regalato una saga che, secondo il nostro modesto parere, supera di gran lunga il ciclo della Meteora e molti altri lavori letti negli anni scorsi e che portano la sua firma. Una nuova genesi davvero niente male. Due albi come intermezzo e poi la saga del buio di Mana Cerace che con una nuova trilogia ci ha riportato gli incubi del maestro Claudio Chiaverotti, ancora in grado di stupire e addirittura riscrivere uno dei suoi villain più interessanti. Ma non c’è due senza tre.

Perché Una Pessima annata è un albo slegato, che nonostante rimanga ancorato al nuovo canone dylandoghiano, potrebbe essere stato scritto anche trent’anni fa. Un vero Dylan Dog d’annata (adesso la smettiamo con i giochi, promesso!) e adesso vi spieghiamo perché.

Un Dylan Dog d’altri tempi

Dylan è in pericolo.

La scena si apre col nostro Old Boy legato a una sedia, in preda a un misterioso carceriere celato da una maschera. Cosa sta succedendo? Per scoprirlo Alessandro Bilotta sposta la scena a qualche sera prima, incorniciando l’intero flashback della storia nelle pagine a bordo nero, che poi sono le vere protagoniste di quest’albo insieme al vino.

Nella nuova scena ci troviamo in un castello dove la bella Rebecca Grant sta tenendo una sorta di rito, l’assaggio del suo vino novello da parte di quattro prestigiosi sommelier. Purtroppo, il vino non incontra i gusti raffinati dei quattro che lo bolleranno come vino mediocre… ma una sorpresa ancora più sgradevole tormenterà le loro menti nei giorni a venire: dopo aver assaggiato la bevanda, si trovano in preda a delle orrende visioni provenienti dal passato, immagini di morte, che poi inizieranno a coinvolgerli nella vita reale rendendoli vittime di orrendi omicidi. È qui che Rebecca disperata chiede aiuto all’inquilino di Craven Road.

La storia si svolge in pieno flashback, con pochi rimandi alle scene del presente dove Dylan è in balia del suo rapitore, che tiene in ostaggio anche una donna, la cui identità verrà svelata solo alla fine. Il ritmo non è di quelli serrati, ma comunque abbastanza sostenuto. Un castello, un’antica maledizione e misteriosi omicidi, non vi nascondiamo che la memoria di albi “classici” come il Castello della Paura e La Dama in Nero (gli storici albi rispettivamente #16 e #17 scritti da Tiziano Sclavi nel 1988) si è fatta molto vivida nei nostri ricordi. Nei flashback il nostro Dylan indaga, si invaghisce e scopre anche il mistero della famiglia Grant e il movente dell’autore degli omicidi, ma soprattutto viene reso noto il perché delle orrende visioni che travolgono chi beve il vino di casa Grant.

Si tratta di un espediente narrativo molto affascinante che cela tutto l’orrore di questa storia, ma che non vogliamo svelarvi.

Dunque una storia di altri tempi, anche se ci sentiamo in dovere di fare qualche appunto. In primis il finale della storia, non edificante come nella migliore tradizione di quelle pellicole horror che ci piacciono tanto, ci è parso però un tantino sbrigativo, lasciando anche l’impressione che qualche questione sia rimasta irrisolta, dopo essere stata trattata in modo appena sottointeso.

Roberto Recchioni non fa mistero del fatto che la storia sia stata scritta tempo fa da Bilotta, ma gli evidenti innesti odierni dove Dylan chiama Bloch “papà” appaiono freddi e fuori luogo benché in linea con la nuova linea narrativa.

Dopo la garanzia di qualità narrativa di Alessandro Bilotta, abbiamo apprezzato le magnifiche tavole di Luca Casalanguida giunto al suo terzo albo della serie regolare di Dylan Dog (lo abbiamo conosciuto in Dylan Dog #353 - Il generale inquisitore e in Dylan Dog #399 - Oggi sposi n.d.r.), mentre in cover abbiamo una splendida interpretazione di Gigi Cavenago di questa storia tutta a base di solfiti e visioni orrifiche: cosa conterranno i calici, sangue o vino? Ci starebbero bene entrambi.

Siamo di fronte a una lettura abbastanza piacevole, che non vi sconvolgerà ai livelli del ciclo 666 o non vi riporterà allo stesso livello di terrore della Londra avvolta nel buio di Mana Cerace, ma che siamo certi piacerà a tutti i lettori al netto degli appunti evidenziati, proprio per lo spirito di quello che sembra proprio un Dylan Dog “alla vecchia maniera”… o di ottima annata se preferite. Sposiamo l’ascolto di una musica da camera suggerito dal curatore, preferendo però le note che riempiono il jazz di Wine di Narco Palmer. Non mancate l’appuntamento per il prossimo mese sempre su queste pagine.

Cari ritornanti e affezionati dei dintorni di Craven Road,

lunedì 4 gennaio alle ore 21:00 sul canale Twitch di Cultura Pop di Tom’s Hardware Italia, parleremo di Dylan Dog, dell’albo Una Pessima Annata appena giunto in edicola, ma avremo con noi anche Christian Sartirana, autore di Unborn, un ospite d’eccezione con cui condividere ancora una volta incubi e passioni!

https://www.twitch.tv/culturapopita

Non mancate!
È arrivato il terzo volume de I Racconti di domani di Tiziano Sclavi, disponibile su Amazon

Voto Recensione di Dylan Dog #412 – Una pessima annata



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia piacevole con ottimi espedienti narrativi;

  • - Casalanguida è tornato più in forma che mai;

  • - Le pagine in black hanno il loro fascino;

Contro

  • - Finale forse un po’ troppo sbrigativo…

  • - Rapporto tra Dylan e Bloch appare un po’ acerbo

Commento

Una pessima annata si pone come perfetto intermezzo dopo la trilogia di Mana Cerace e lo fa offrendo una storia che si lascia sorseggiare come un Dylan Dog di vecchio stampo… o di ottima annata per restare in tema. Un’antica maledizione, un vino che provoca misteriose e sanguinolente visioni e orribili omicidi travolgono l’inquilino di Craven Road, che apre questa storia già in balia di un pazzo assassino. Una storia piacevole scritta da Alessandro Bilotta che si conferma ancora una volta come uno dei autori più apprezzati degli ultimi anni con le matite di Luca Casalanguida che nella sua terza volta nelle pagine di Dylan resta una piacevole e azzeccata scelta per la scuderia di Sergio Bonelli. Un finale che forse aveva altro da raccontare, ma la sospensione e il dubbio dell’orrore che potrebbe continuare a perseguitarci è uno degli ingredienti del nostro fumetto preferito.

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Dylan Dog #412 – Una pessima annata