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È stata la mano di Dio, la recensione del nuovo film di Paolo Sorrentino

È stata la mano di Dio è il nuovo film, autobiografico, del regista Paolo Sorrentino, disponibile per lo streaming su Netflix dal 15 dicembre.

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Avatar di Francesca Borrello

a cura di Francesca Borrello

Pubblicato il 15/12/2021 alle 12:00

Il nuovo film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio è disponibile da oggi su Netflix, 15 dicembre, dopo un breve periodo di proiezione in alcune selezionate sale cinematografiche italiane.

Presentato per la prima volta alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dello scorso settembre, in questo film il regista si racconta e si reinventa, distaccandosi quasi totalmente dal proprio modo stilistico di creare ed avvicinandosi invece alla realtà.

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È stata la mano di Dio è riuscito a conquistare diversi premi e candidature sia in Europa che oltreoceano, tanto da essere selezionato per rappresentare l'Italia agli Oscar del 2022 nella sezione del Miglior Film Internazionale.

È stata la mano di Dio: un’autobiografia intima nella trama

Considerato il più intimo dei film diretti dal regista premio Oscar, È stata la mano di Dio è la storia autobiografica di Paolo Sorrentino, ambientata nella Napoli degli anni Ottanta. Il film ci apre le sue porte con lo stile tipico del regista partenopeo, in un misto tra sogno e realtà, in cui vediamo Enzo De Caro nei panni di San Gennaro a bordo di una Rolls Royce parlare con la zia del protagonista alla ricerca disperata di un figlio.

Il tocco inconfondibile di Sorrentino però, viene totalmente abbandonato dopo questa prima scena quasi a voler dare un congedo netto a ciò che ci si aspetta da lui, per creare così un distacco marcato con ciò che ci sta per raccontare. Spogliandosi di ciò che è riconducibile a lui, il regista ci presenta così il vero protagonista di È stata la mano di Dio: Fabietto (interpretato da Filippo Scotti), l’alter ego del regista.

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Sorrentino ci racconta attraverso Fabietto, alcuni spaccati della propria vita, i genitori amorevoli e il caratteristico fischiettìo con cui si cercavano e si rispondevano dichiarandosi amore, le dinamiche famigliari con un fratello maggiore con cui condivide qualche passione ed una sorella praticamente invisibile. Le piccole gioie del pranzo con i parenti sono contrapposte alle delusioni che attraversano i legami con zii e conoscenti, intaccando anche il proprio piccolo nucleo famigliare a causa di un tradimento da parte del padre.

E se da un lato abbiamo le speranze e la grandissima gioia di Fabietto nel poter vedere finalmente il proprio idolo calcistico, Maradona, giocare a Napoli, abbiamo dall’altra la tragedia realmente accaduta al regista quando era solo un adolescente: la perdita dei genitori a causa di una fuga di monossido di carbonio. Qui Fabietto dovrà cercare il suo posto nel mondo più di prima, capendo nel frattempo cosa fare del proprio dolore per la perdita dei suoi cari.

Un nuovo ritmo per Sorrentino

Come abbiamo già accennato, È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino si discosta di molto dai suoi precedenti lavori proprio per lo stile con cui ha deciso di girarlo. Consapevole di questo cambiamento, il regista partenopeo ha deciso di lasciare da parte la bellezza e ciò che gli dava piacere, per creare qualcosa di vero. Abbiamo quindi il ritmo della storia che viene scandito dalle partite giocate da Maradona, come a volerci rendere partecipi di quella gioia frenetica che precedeva ogni partita che Sorrentino vedeva con lui.

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E proprio come nella vita reale, gioie e dolori si susseguono senza dare mai il preavviso, rendendoci partecipi del dramma famigliare che il regista si è trovato ad affrontare durante la sua adolescenza. Forse è proprio grazie alla decisione di lasciare da parte il verosimile, la realtà mischiata ai sogni tipica dei suoi film, a farci avvicinare un po’ di più a Sorrentino, quasi facendoci capire meglio il suo stile particolare ed inconfondibile.

In È stata la mano di Dio, lo spettatore viene così immerso nello spaccato di vita del regista che riesce a ridere alle battute che i parenti si lanciano tra di loro, partecipi di uno sfottò benevolo ed intimo di cui più o meno tutti noi siamo stati testimoni, specialmente durante l’adolescenza. Non solo le risate però: il film riesce a commuovere, toccare nel profondo e rende partecipe di un dolore che magari non conosciamo direttamente, ma che possiamo sentire davvero, anche grazie alla recitazione dell’emergente Filippo Scotti e di suo fratello in video Marlon Joubert, che interpreta Marchino.

Maradona: un mito, un dio

Due fratelli uniti nel dolore, ma ancor prima legati da una passione comune, quella calcistica, che travolge Fabietto però, un po' più di Marchino. Una passione profonda, che lo porta a sperare ardentemente e a ricevere un regalo che gli salverà la vita. Grazie al padre infatti, il giorno del suo compleanno riceve un abbonamento per andare a vedere Maradona giocare allo stadio.

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Proprio una di queste partite, Empoli-Napoli, sarà quella a donargli un destino diverso rispetto a quello dei suoi genitori: invece di recarsi con loro nella casa di montagna di famiglia, resterà a casa aspettando con ansia il momento in cui vedrà il suo mito. Tuttavia, proprio come il regista ha raccontato diverse volte, a citofonare non è stato l’amico che andava a prenderlo.

Per molti suoi seguaci, Maradona è stato una sorta di divinità ed in questo film viene percepito quasi similmente. La sua presenza aleggia in diverse scene, nominato o visualizzato su uno dei piccoli televisori dell’epoca, facendolo così rimanere distaccato e mai realmente tangibile, inavvicinabile, proprio come un Dio. Ed è forse questo uno dei motivi per cui un suo parente sembra essere totalmente convinto che è proprio grazie a Maradona se Fabietto si è salvato, dicendogli che “è stata la mano di Dio” a toccarlo ed aiutarlo.

Tirando le somme

È stata la mano di Dio dunque, pur discostandosi quasi totalmente dallo stile narrativo di Paolo Sorrentino, è anche il film che più fa avvicinare gli spettatori al regista, rendendoli partecipi della sua vita e di ciò che l’ha reso ciò che è oggi. Tra una risata genuina ed una lacrima di commozione, Napoli e Maradona ci riportano indietro nel tempo, offrendoci un piccolo spaccato di vita intima e famigliare di Sorrentino.

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Non perdetevi dunque il titolo che è stato selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar del 2022: È stata la mano di Dio disponibile per lo streaming su Netflix dal 15 dicembre.

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