Il protagonista

Il film che più di tutti ha definito il design audiovisivo degli anni Ottanta. Alcune di quelle sequenze concepite e orchestrate da Steven Spielberg sono diventate totem per le retine nerd di tutte le epoche.

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a cura di Tom's Hardware

Analizzare l'apporto dell'italiano Carlo Rambaldi (tecnico specialista in pupazzi animati che ha ideato il design dell'alieno ET) è fondamentale per capire il modo in cui la tecnologia si mette al servizio della narrazione per conferire espressività e umanità a creature di fantasia. Il pupazzo in lana di vetro e poliuretano è stato disegnato per trasmettere la familiarità e la dolcezza di un animale domestico. Pare che Rambaldi si sia ispirato al suo gatto. In effetti l'attaccamento quasi morboso del piccolo Elliot a ET segnala quel rapporto di empatia tipico delle relazioni tra uomo e animali domestici.

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Le intuizioni dei due grandi occhi vivaci e della pelle rugosa suggeriscono nello stesso tempo empatia visiva e tattile. Le gigantesche iridi esibiscono tutto il loro potenziale espressivo nelle indimenticabili soggettive di ET tutte basate su un paradossale senso dello stupore alieno. Paradossale perché rispecchia il nostro senso del meraviglioso davanti alle sorprese del cosmo e dell'esplorazione spaziale. C'è poi quel corpo nodoso e dall'aria vissuta che suggerisce una storia di avversità climatiche e ambientali che forgiano avvincenti percorsi di evoluzione biologica. Il corpo di ET disegnato da Carlo Rambaldi si accosta bene dunque all'idea di una saggezza pacifista evidentemente figlia delle numerose lotte per la sopravvivenza. Un corpo in cui l'ingenuità del giovane e la saggezza del vecchio coesistono, realizzando una diversità totalmente preclusa alla comprensione dell'adulto.

L'idea di fondo resta sempre quella di confondere le carte e spiazzare da una parte gli adulti nel film, dall'altra la parte adulta dello spettatore in sala. Per questo gli autori di E.T. l'extraterrestre si divertono a giocare con i travestimenti. In una scena ambientata ad Halloween l'alieno opportunamente imbacuccato per evitare l'attenzione degli adulti rimane colpito da un bambino vestito da Yoda, una delle creature protagoniste un paio d'anni prima di Star Wars, L'impero colpisce ancora. La gag dell'incontro tra mostriciattoli ci ricorda che il piccolo rettiloide verde e l'alieno rugoso sono probabilmente i primi veri attori meccanici protagonisti di straordinari blockbuster cinematografici.

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A ben vedere anche il frame iconico in cui Elliot ed ET si alzano in volo con la bicicletta stagliandosi in controluce sullo sfondo di una gigantesca luna piena è un chiaro momento di scultura della luce. In questo caso la luce del corpo celeste e le sagome scure dei protagonisti concorrono a drammatizzare l'uscita del bambino dalla foresta intesa come labirinto spirituale funzionale alla crescita. Nell'opprimente contesto dell'inseguimento da parte degli adulti e degli agenti governativi l'immagine diventa una primitiva e liberatoria affermazione della creatività dell'individuo rispetto ai sistemi.

E.T. l'extraterrestre è un film contro gli adulti o meglio contro la centralità della visione del mondo da adulti. Difficile all'epoca immaginare quanto questa glorificazione della psicologia infantile avrebbe poi contribuito alla progressiva infantilizzazione dell'individuo adulto nell'Occidente contemporaneo. Steven Spielberg è proprio uno dei precursori di quella che si sarebbe rivelata una continua riflessione sullo sguardo infantile trapiantato nel mondo adulto.

Valerio Pellegrini è docente di Organizzazione d'impresa in rete presso il Dipartimento di Scienze sociali dell'Università di Napoli Federico II. Consulente alla comunicazione digitale e audiovisiva. Si occupa di interaction design, mediologia e innovazione digitale nelle imprese.   Il suo sito è www.valeriopellegrini.it

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Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicato alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.