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Immagine di Frida. Viva La Vida, recensione: l'arte del dolore
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Frida. Viva La Vida, recensione: l'arte del dolore

Frida Viva La Vida è il racconto della vita di un'artista unica e inimitabile, con immagini e parole tra cui siamo guidati dall'attrice Asia Argento.

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Avatar di Francesca Sirtori

a cura di Francesca Sirtori

Pubblicato il 30/05/2020 alle 14:30 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 14:35
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In sintesi

Frida Viva La Vida è il racconto della vita di un'artista unica e inimitabile, attraverso immagini e parole tra cui siamo guidati dall'attrice Asia Argento.

  • Pro
    • Un racconto dal ritmo ben sostenuto
    • La varietà di materiali originali e ricostruiti crea un buon amalgama
    • Buona interpretazione da parte delle giovani attrici
    • L'attenzione non cala praticamente mai...
  • Contro
    • ...eccezion fatta per alcune, lunghe scene di inframmezzo
    • Contenuti vari, ma generalmente poco approfonditi

Il verdetto di Tom's Hardware

Frida. Viva la vida è il dramma di una vita passata a lottare contro dolori non voluti, incidenti difficili da superare, ma provvidenziali e che ancora una volta dimostrano come il dolore possa temprare un carattere già di per sé incline alla lotta. Un omaggio piuttosto accurato, con ospiti e testimonianze importanti, che fanno da collante ai vari frammenti di una vita fatta a pezzi, ma riuniti per creare un'opera d'arte.


Un titolo perfetto, quello con cui è stato battezzato il prodotto di cui vi parliamo, non a caso punto di raccolta di due opere d'arte di inestimabile e unica bellezza: da un lato, il quadro di Frida Kahlo tra i più rappresentativi della sua produzione, dall'altro la canzone dei Coldplay, dove il ritmo così vivace coinvolgente accompagna un testo narrante le tristi e difficili vicissitudini di un re e di un popolo che non vede l'ora di dare l'assalto al potere. La nostra visione della Limited Edition in Blu-Ray del documentario Frida. Viva la Vida è scandita da 13 brevi sequenze, a loro volta concentrate in circa sei capitoli, per un totale di circa un'ora e mezza.

Possiamo così esplorare con i nostri occhi la vita di una donna determinata e forte, ma non per questo priva di privazioni, sconfitte e perdite terribili. Un concentrato di arte, emozione, inquadrature mai banali o casuali, collage e accostamenti di filmati d'epoca e ricostruzioni. E tanto, tanto dolore da metabolizzare, impossibile da digerire e assorbire e quindi da vomitare su tela.

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Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e prezioso di tutti, recita una citazione del film Disney Mulan, e non c'è una frase più adatta per iniziare questa scoperta di circa un'ora e mezza nel vissuto di una delle artiste contemporanee più famose della storia. Cosa ci aspetta dunque, in questo resoconto accurato e non sempre in ordine cronologico, che porta la firma di Giovanni Troilo e realizzato da Koch Media, in collaborazione con Ballandi Arts e Nexo Digital?

Ho perso tre figli e altre cose che avrebbero potuto riempire la mia orribile vita. La pittura ha preso il posto di tutto questo.

Incidentalmente artista

Le voci narranti sono tutte diverse e tutte femminili. C'è Asia Argento, fil rouge in veste di voce fuori campo (e non solo) che ci prende per mano e, con la sua voce grave, fa da très d'union tra i lunghi monologhi dei vari personaggi coinvolti, in particolare la pronipote dell'artista, Cristina Kahlo, o Hilda Trujillo, attuale direttrice del Museo Frida Kahlo, nient'altro che la Casa Azul, l'abitazione stessa della pittrice trasformata in un luogo d'arte (e quasi di culto).

Le prime immagini ci mostrano proprio la terra natìa di Frida, il Messico. Siamo a Città del Messico, nell'agosto del 1953, quando l'ansia per l'amputazione a una gamba è un'operazione di una lunga sequela.

L'evento principale che le sconvolge la vita e la rende la persona che è stata, accade tutto a un tratto. Proprio in virtù di quell'incidente sotto a un tram, nasce una doppia personalità, quella dell'artista libera dalle catene imposte dalla sua condizione fisica e quella di donna, madre che ha perso figli uno dopo l'altro.

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Si affronta così il suo primo impatto con l'arte, grazie a uno specchio montato vicino al letto per permetterle di dipingersi nonostante la sua infermità, così come l'incontro con Diego Rivera, artista incontrato al Ministero della Pubblica Istruzione.

Mi hai accolta distrutta e mi hai restituita integra alla vita.

Ci sono parecchie sequenze di ricostruzione delle vicende, come è tipico di un documentario, accanto a immagini e scene d'archivio uniche e preziose, spesso accompagnate da testimonianze raccolte in interviste con protagonisti i personaggi che meglio conoscono la vita dell'artista.

Hilda Trujillo spiega e mostra i luoghi dove ha abitato e vissuto Frida, con la devozione di una donna che racconta la storia di un'altra donna come se fosse stata un'amica confidente, quasi una sorella.

Gringolandia

Frida diceva di voler dipingere se stessa perché è il soggetto che conosce meglio, racconta la pronipote Cristina. Un'opera d'arte che ha oltrepassato anche i confini della propria madrepatria, ma con scarso entusiasmo. Frida odia poi gli USA, non tollera la vita in quel "nuovo mondo" di cui mal sopporta anche l'idioma stesso.

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Una cosa è certa, e non possiamo che darle ragione: non tollera le disparità sociali e le ingiustizie, in quella concezione sociale dove l'uomo bianco è a priori superiore (come raccontano ancora oggi i fatti di cronaca), in un mondo definito in particolare dal colonialismo e dalle leggi razziali.

Desidera solo tornare in Messico, ma quello precolombiano, delle sue origini; un passato eccezionale che vive ancora oggi se osserviamo le piramidi. E' in particolare la simbologia che la affascina, come quella legata al sole e alla luna, un dualismo che per i popoli sudamericani non era in contrasto, ma indicava complementarietà, l'integrazione di due poli opposti che si uniscono in un unicuum, una sola forza cosmica.

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L'amoroso abbraccio dell'universo è uno dei suoi quadri in cui, come sempre, mette tutta se stessa; rappresenta notte e giorno, oltre a una madre con il volto di Frida che tiene in grembo un bambino con le sembianze di Diego. Una maternità difficile e maledetta, la sua, come non perde occasione di sottolineare anche in questo e in altri quadri.

Lei è serena ma piange, gocce di sangue a tradire un calvario infinito, nonostante Frida rappresenti se stessa come simbolo dell'energia femminile della Terra, in una visione dove tutte le forze si abbracciano. E ne è servita, di forza, a Frida per rialzarsi ogni volta dalle sue cadute.

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Proprio il marito Diego, croce e delizia di una vita intera, è stato il refrain costante di turbamenti e strazi, come se non fossero bastati i fardelli che già doveva sopportare la donna. Sono stati però anche una coppia formidabile, entrambi amanti di una cultura unica e di cui si sentivano totalmente appartenere, oltre a volerla preservare.

La vita è morte

Originale e coinvolgente, il documentario suddivide anche il parlato in lingua originale e doppiata, accanto a una alternanza con spezzoni anche di cartoni animati. L'analisi di cui siamo spettatori si frammenta in tre macrotemi: amore, patria e corpo, sempre percorsi e dilaniati dalla sofferenza. Nel tentativo di rendere meno opprimente questi momenti, le scene sono accompagnate da una colonna sonora orchestrale molto delicata, mai invadente, sempre in armonia con il racconto.

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La poesia del turbamento viene talvolta soffocata in parte dalla recitazione di Asia Argento, una presenza forse più gradevole se fosse risultata meno artificiosa e quasi forzata, ma ridotta a pochi e limitati momenti.

Il resto del documentario è affidato all'analisi di alcune opere, simbolicamente significative per tracciare le tappe fondamentali della vita di Frida, soprattutto per indicare che la vita è difficile, la vita è morte.

Turbamento su tela, anzi, schermo

Non è un caso che questo docufilm sia stato presentato al 37º Torino Film Festival, nel 2019, all'interno della sezione Festa Mobile; si tratta di una vera opera d'arte in movimento su schermo, un racconto raffinato di una delle artiste più iconiche di sempre, di cui non viene tralasciato alcun dettaglio, scavando nell'intimo della vita privata e del turbamento che hanno saputo temprare una piccola, grande donna.

Lo schermo diventa così una tela dove viene (ri)dipinta una storia che vale assolutamente la pena di conoscere o rispolverare, un prodotto gradevole e dalla narrazione non ridondante, valido sia per i fan di Frida Kahlo, sia per coloro che desiderano conoscere l'esistenza dietro quel volto divenuto ultimamente celebre e riportato in auge da una società sempre più ribelle, proprio come lei.

La Limited Edition di Frida. Viva La Vida è disponibile anche in formato DVD.
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