Hawkeye: il ritorno dell'MCU urbano?

Come cambierà il Marvel Cinematic Universe dopo Hawkeye?

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a cura di Manuel Enrico

Non paghi dei classici film a tema natalizio, quest’anno Disney+ ci ha consentito di vivere il Natale in compagnia di Hawkeye, il Vendicatore dalla mira infallibile, protagonista dell’omonima serie conclusasi pochi giorni farmi sul servizio streaming del colosso dell’entertainment, di cui vi aveamo già parlato nella nostra anteprima. Non poteva esserci periodo migliore, al netto dell’ambientazione natalizia, per l’uscita di questa serie, che nei suoi ultimi episodi ha consentito a Disney di orchestrare una campagna sinergica con un’altra produzione fortemente attesa dal pubblico, Spider-Man: No Way Home. Abbiamo oramai accettato che in fatto di gestione di hype e comunicazione, il colosso di Topolino e company sfoggi una maestria invidiabile, e quanto mostrato nel valorizzare una particolare figura presente in Hawkeye proprio a ridosso dell’uscita del terzo capitolo delle avventure del nostro amichevole Spider-Man di quartiere ha ribadito questa perizia.

Parlare di Hawkeye e del suo impatto sul Marvel Cinematic Universe non può esimerci dal fare qualche riferimento a quanto visto al cinema in Spider-Man: No Way Home. Per quanto oramai sia stato approfonditamente raccontato e analizzato il film con protagonista Peter Parker, come ci siamo divertiti a fare anche noi nel nostro approfondimento, pare giusto avvisare chi non ha ancora avuto modo di vedere il film che proseguendo la lettura potrebbe incappare in rivelazione fastidiose. Va comunque che detto che la citata campagna marketing di Disney legata a Hawkeye ha messo i più smaliziati Marvel fan sulla giusta strada per creare le giuste connessioni tra la serie Marvel e l’ultimo capitolo del Marvel Cinematic Universe.

ATTENZIONE: quanto segue potrebbe contenere spoiler su Hawkeye e Spider-Man: No Way Home

Hawkeye: dalle profondità dello spazio ai vicoli di New York

A ben vedere, se ripensiamo alle precedenti serie dell’MCU presentate su Disney+, Hawkeye è forse quella che meno si proietta verso un immediato futuro, ma che mira a essere la fase finale dell’elaborazione di un lutto. Clint Barton (Jeremy Renner) si ritrova a dover vivere un’esistenza diversa da quella del suo precedente servizio con gli Avengers, un nuovo presente piagato dalle ferite inferte dalla perdita di Natasha Romanoff, alias Vedova Nera, e dal suo violento passato come Ronin vissuto nei cinque anni tra Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Il fulcro emotivo di Hawkeye ruota attorno a questa fragilità interiore di Clint, incapace persino di godersi pienamente la serenità familiare, quasi non si ritenesse degno di questa fortuna, considerato il suo passato.

Una visione che nel corso degli episodi di Hawkeye trova modo di apparire in mode inequivocabile, facendo trapelare una sensibilità solo percepita nelle precedenti apparizioni dell’infallibile arciere. Schiacciato dalla presenza di titani come Iron Man e Capitan America, Hawkeye era quasi al limite della scena, riuscendo al contempo a essere presente nel momento giusto, divenendo in diverse occasioni la bussola morale del supergruppo marveliano. Un ruolo contenuto che non è sfuggito agli sceneggiatori di Hawkeye, che non mancano di dileggiare questa sua apparente invisibilità nel musical Rogers, una sorta di persecuzione emotiva per Clint.

La sindrome da sopravvissuto è la fonte dei problemi natalizi di Clint, che si ritrova quindi a fare da partner alla giovane Kate Bishop (una sontuosa Hailee Steinfeld), adolescente newyorkese che, per citare Nick Fury, è entrata a fare parte di un universo più grande. L’insolita terapia di elaborazione personale di Clint coincide, infatti, con la crescita di questa ragazzina che perde l’innocenza, scontrandosi con una realtà, anche familiare, che non esce indenne dagli eventi di Hawkeye.

A ben vedere, rispetto WandaVision o The Falcon and The Winter Soldier, Hawkeye ha una visione più circoscritta, urbana. Non assistiamo a grandi scontri con pericolosi metaumani o eventi che avranno ripercussioni di grande portata nell’economia del Marvel Cinematic Universe, quanto a una valorizzazione dell’aspetto più sporco, meschino se vogliamo, del sottobosco criminale della Casa delle Idee. In The Falcon and The Winter Solider abbiamo visto una capitale del crimine come Madripoor, è vero, ma si tratta di un luogo esotico e solitamente associato nel mondo dei comics a grandi saghe con protagonisti di primo piano (da Cap a un certo Guercio), mentre i vicoli di New York si prestano a un eroismo sfarzoso , più gretto e materiale. La dimensione perfetta per trattare gli urban heroes marveliani, insomma.

Non a caso, infatti, durante la trasmissione di Hawkeye si è parlato spesso di due figure centrali degli eroi di strada Marvel: Kingpin e Daredevil. Il signore del crimine per eccellenza e la sua nemesi, arrivati nel Marvel Cinematic Universe contemporaneamente, seppure in due ambiti differenti, con il corpulento criminale antagonista finale della giovane Kate Bishop e l’avvocato giustiziere introdotto come avvocato di un Peter Parker alle prese con la rivelazione della sua identità segreta al cinema. Sotto questo aspetto, Hawkeye è legato a Spider-Man non tanto sul piano narrativo, quanto sulle potenzialità future riservate a questi due personaggi così profondamente legati.

Il Kingpin presentato in Hawkeye, ammettiamolo, non è stato particolarmente bene accolto. In molti hanno criticato la camicia hawaiana, omaggio a Family business, vedendo nella prova di Vincent d’Onofrio un personaggio lontano dal suo ideale, reso invece alla perfezione sempre dallo stesso d’Onofrio in Marvel’s Daredevil. Premesso che, nonostante siano nuovamente Matthew Cox e il buon Palla di Lardo a interpretare nuovamente il Cornetto e Kingpin, questi due graditi ritorni non canonizzano la serie Netflix all’interno del MCU, va notato come il Kingpin che abbiamo visto non è obbligatoriamente il boss della mala che abbiamo conosciuto il saghe storiche del Diavolo Custode. Non domina da svettanti grattacieli, ma riceve nel retrobottega di squallidi negozi dei bassifondi, non si nasconde dietro al ruolo di pianificatore ma scende in azione di prima persona. Proprio come il personaggio fece nelle sue prime apparizioni cartacee, motivo che ci porta a chiederci se non abbiamo assistito all’inizio della scalata al potere del colossale criminale, un’ascesa che potrebbe avere proprio nell’avvocato cieco di Hell’s Kitchen l’ostacolo maggiore. O magari sarà un certo Ragno, tornato a una dimensione più urbana dopo le avventure spaziali e le incursioni nel multiverso.

L'MCU dopo Hawkeye

Il lascito principale di Hawkeye, infatti, è l’aver ricondotto gli spettatori nella dimensione più circoscritta della vita newyorkese del pantheon marveliano. I Tracksuit Mafia non sono i chitauri, per intendersi, ma una gang di quartiere, mutuati in modo egregio dalla run di Fraction e Aya, perfetti come antagonisti in una storia più umana, adatta a un diverso tipo di supereroe. Forse meno super, ma molto umano, considerato che l’eroismo di Clint, in questa serie, non risiedere tanto nelle sue prodezze balistiche, quanto nelle sue scelte emotive, vissute tra sensi di colpa e voglia di redenzione.

Considerata la già annunciata serie dedicata a Maya Lopez, alias Echo, quali sono i nuovi orizzonti verso cui è stato proiettato il Marvel Cinematic Universe dopo Hawkeye? La sensazione è che la presenza di Kate e della divertente, per quanto letale, Yelena Belova di Florence Pugh miri a creare un ricambio generazionale tra le figure di spicco dell’MCU, ricordando l’apparizione di altri Young Avengers nelle precedenti serie e che a breve potremmo assistere all’esordio nel Marvel Cinematic Universe in Black Panther Forever di Riri Williams, già annunciata protagonista della futura serie Ironheart. È tempo di nuovi eroi, per questa nuova era del Marvel Cineamtic Universe? Probabile, una scelta che potrebbe lasciare a vecchie glorie, come Clint Barton, il ruolo di mentore, consentendo loro di vivere in pace il pensionamento da eroi di prima linea.

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