I Cavalli del Tennessee, recensione: armonia di immagini e parole

I cavalli del Tennessee è il primo fumetto della coppia Giada Duino e Giulia Pex. Da un'armoniosa collaborazione nasce un'emozionante storia.

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a cura di Livia Soreca

Una grande amicizia può essere l'ingrediente segreto per un racconto credibile. È proprio così che nasce I Cavalli del Tennessee, frutto della prima collaborazione tra Giulia Pex e Giada Duino per Edizioni BD.

Giulia collabora con il Corriere della Sera dal 2017 e due anni dopo pubblica Khalat, il suo primo fumetto con Hoppipolla Edizioni. Per Giada, scrittrice ed illustratrice, I Cavalli del Tennessee è la sua prima pubblicazione: un incredibile esordio che trova terreno fertile al Lucca Comics and Games 2022. Le due giovani artiste uniscono le loro mani e le loro menti per creare un'opera sorprendente. Una graphic novel vicina ai giorni nostri, che tra sentimenti e paure mira a restare impressa nel cuore del lettore.

I Cavalli del Tennessee: un legame con noi stessi

La storia di Giada Duino si concentra su più di un personaggio. Il primo incontro è quello con Adria, una giovane studentessa che, tra una lezione di biologia marina e una relazione al capolinea con il musicista Mat, cerca di mettere insieme i pezzi per scrivere nuove pagine della sua vita. Poi ci sono Roberto e Tommaso. Si incontrano per caso mentre portano a spasso i propri cani, dando vita ad un rapporto nuovo ed inatteso.

Si potrebbe dire che I Cavalli del Tennesee sia un'emozionante storia di legami, da quello ormai difficile tra due partner a quello inedito tra due ragazzi che flirtano tra loro, ma anche - e soprattutto - quello con sé stessi. Tra i quattro unici personaggi della storia, Adria è sicuramente quello più a fuoco, una donna forte e fragile allo stesso tempo, che va incontro al proprio futuro cercando di tagliare i fili che la ancorano ad un presente ormai fermo.

Non si sa molto del loro background, le personalità si caratterizzano quasi unicamente attraverso i dialoghi. Più che interazioni sono spesso pensieri ad alta voce che creano un legame tra la realtà interiore e quella circostante. Il lettore è introdotto nelle loro vite all'improvviso, in un momento particolare in bilico tra un prima e un dopo ignoti. Privo di una struttura "classica", il racconto si serve di pochi input per portare alla luce qualcosa di più introspettivo, che il lettore sente sulla sua pelle, come se Giada fosse in grado di parlare per lui, di mettere nero su bianco le sue paure più profonde, universalmente condivisibili. Il futuro spaventa, conta il "qui ed ora", ed è proprio per questo che la Duino non dà tutte le risposte alle nostre domande, scegliendo un finale diverso, originale, in grado di spiazzare.

Il senso del racconto

Con ciò che si ha in mano, forse una maggiore indagine sul passato dei personaggi sarebbe stata interessante e stimolante. Il lettore, in fondo, è così immerso nel racconto da volerne sapere di più, con uno sguardo orientato verso tutti i meccanismi che portano i protagonisti ad essere come sono. Nella sua semplicità, I Cavalli del Tennessee è un'opera volutamente fugace, concentrata sul presente e meno focalizzata su una base più solida; ma è così che vuole essere: una piccola finestra su un momento cruciale, in equilibrio tra una scelta e un'altra, tra un passato e un futuro. Questo è ciò che conta, e la presa di coscienza è inevitabile: non serve dire altro. A modo suo, il lavoro delle due artiste assume un personale senso di completezza e coerenza interna, nonostante resti quel velo di curiosità verso personaggi a cui il lettore si affeziona in fretta.

L'armonia tra Giulia Pex e Giada Duino

Ci si immedesima molto in Adria, perché ella rappresenta perfettamente il target scelto dall'autrice. Duino adopera un linguaggio attuale, colloquiale: poche e semplici parole che spesso seguono i movimenti dei personaggi, o l'andamento degli elementi naturali - è il caso di frasi sospese a mezz'aria, portate letteralmente dal vento. Si nota, sin dalle prime pagine, un'armonia indescrivibile tra illustrazioni e dialoghi. Non è sempre facile conciliare due personalità artistiche, ma ne' I Cavalli del Tennessee sembra che il racconto venga fuori da sé, frutto di un unico grande pensiero e non opera di quattro mani che devono coordinarsi tra loro.

L'opera di Duino e Pex si presenta, sin dalla sua copertina rigida, come un prodotto coeso e armonioso. L'illustratrice italiana, già nota sul Corriere della Sera, possiede un proprio stile riconoscibile tra mille, estremamente pulito, con i suoi colori pastello che riempiono figure dal contorno netto e preciso. Le sue ampie tavole a matita uniscono ambientazioni urbane a quelle naturali, e tutte le figure si muovono al loro interno, leggere come quelle stesse parole che le loro voci pronunciano.

Volti pallidi incorniciati da capelli scuri ricordano molto quelli in Khalat, il primo fumetto di Giulia Pex. I personaggi si uniscono, poi, con la natura: piante e animali viaggiano da una pagina all'altra, creando un mondo in cui ogni elemento sembra in perfetta comunione con l'altro. Spesso realtà e immaginazione si fondono. Si vede la giovane e tormentata Adria fluttuare nell'acqua, simbolo dei suoi stessi pensieri in cui c'è sempre il rischio di annegare.

I dettagli e la realtà quotidiana ne' I Cavalli del Tennessee

A grandi scene di ampio respiro, Giulia preferisce l'attenzione per i dettagli della routine, come potrebbe essere un rituale a colazione. È così che una tavola interamente dedicata alla preparazione della moka diventa essenziale e significativa di una realtà in cui i piccoli gesti riescono a fare la differenza. Allo stesso modo, ci si focalizza frequentemente sugli sguardi dei personaggi, persino degli animali, in grado di parlare per sé, senza la necessità di aggiungere altro.