Zagor contro Hellingen - Il Destino di Hellingen, recensione: il mortale ritorno del Professore

Il Destino di Hellingen conclude, dopo sette volumi, la collana Zagor contro Hellingen: il mad doctor ritorna ed esige vendetta.

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a cura di Domenico Bottalico

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Con Il Destino di Hellingen si conclude, dopo sette volumi, la collana Zagor contro Hellingen che ha riproposto in ordine cronologico la lunga sfida fra lo Spirito con la Scure e il mad doctor suo acerrimo nemico. Si tratta di una vera e propria coda lunga che si ricollega agli eventi del precedente Il Giorno dell'Invasione, inglobando quell'approccio autoriale ricercato da un lisergico Tiziano Sclavi prima in Ai Confini della Realtà, e poi da Mauro Boselli con le atmosfere gotiche di Ombre su Darkwood, per una storia che rappresenta il capitolo "finale" della lotta fra Zagor e il diabolico professore nel solco di un ideale ritorno alle origini e alla tradizione nolittiana del personaggio. Un'operazione promossa dai testi di Moreno Burattini (attuale curatore di Zagor) e dalla coppia composta da Gianni Sedioli e Marco Verni ai disegni: un team creativo che, pur avendo come stella polare il canone zagoriano, non rinuncia a passaggi più robusti, quasi audaci e qualche twist tanto inaspettato quanto vincente.

Il Destino di Hellingen: il mortale ritorno del Professore

Proprio quando Zagor viene informato da Tonka della scomparsa di alcuni Mohawk nei pressi del Monete Naatani, lì dove gli Akkroniani avevano costruito la loro base, a Darkwood giunge il Professore Adolfo Verybad cercando l'improbabile aiuto proprio dello Spirito con la Scure. Il vulcanico professore infatti è stato avvicinato da un misterioso gruppo di scienziati che si fa chiamare I Discepoli il cui obbiettivo è quello di perpetrare gli insegnamenti di un illuminato maestro. Né Zagor né Verybad tardano a comprendere che il maestro di cui parlano I Discepoli è Helligen anche perché i Mohawk scomparsi vengono ritrovati prigionieri all'interno di un altro avamposto akkroniano o forse un laboratorio segreto dello stesso mad doctor colmo di invenzioni ancora più pericolose come delle incredibili corazze che aumentano forza e velocità di chi le indossa.

Quando da un forte in Illinois viene poi trafugata, da un gruppo di uomini equipaggiati proprio con le pesanti armature, la vasca che aveva portato ad una prima resurrezione di Hellingen la situazione appare drammatica. Non solo qualcuno potrebbe stare lavorando dall'interno di Altrove, l'organizzazione segreta del governo degli Stati Uniti dedita a studiare fatti misteriosi e scienza di confine, ma tutti i segnali intorno al Monte Naatani fanno pensare che la resa dei conti avverrà al sinistro maniero che era stato costruito dai diabolici servitori messi a disposizione dal Wendigo ad Hellingen.

Zagor e i suoi cercano quindi di infiltrarvisi ma forte è troppo tardi: il processo di resurrezione è già stato avviato. Ma né I Discepoli né Zagor possono immaginare che, per l'ennesima volta, il perfido genio del Professore ha lavorato addirittura da un'altra dimensione per vendicarsi in un solo colpo di Zagor e del Wendigo e per portare a termine la conquista del mondo civilizzato iniziando da Philadelphia e dalla base di Altrove. Solo lo Spirito con la Scure, con una buona dose di coraggio e fortuna, riuscirà ad impedire che il piano si compia.

Il Destino di Hellingen: fra cospirazioni e vendette

Per concludere "definitivamente" la lotta fra lo Spirito con la Scure e il mad doctor, ne Il Destino di Hellingen, Moreno Burattini abbraccia definitivamente l'ispirazione nolittiana non tanto nel contenuto quanto proprio nella struttura narrativa di questo ultimo scontro. Agli occhi di un lettore poco attento infatti i numerosi passaggi in analessi potrebbero sembrare quasi ridondanti o eccessivamente didascalici ma in realtà costruiscono una linea tensiva sempre più tesa fra il ricordo dei precedenti scontri (e quindi riportando in primo piano la continuity zagoriana) e un robusto terzo atto del racconto dal ritmo incalzante e dalla risoluzione drammatica e imprevedibile. Burattini lavora recuperando quindi elementi dalle precedenti storie ma piegandoli in senso decisamente più "moderno" e scattante, come quelli classici da weird science che avevano caratterizzato i primi scontri fra Zagor e Hellingen, sullo sfondo di una cospirazione che coinvolge Altrove (indubbiamente uno dei tasselli più efficaci introdotti nel canone zagoriano) e che trova ragion d'essere nella doppia, se non addirittura tripla, vendetta di Hellingen. L'autore, per questo ultimo capitolo, quindi va al cuore del perfido mad doctor, un vero e proprio agente del male impossibile da redimere (l'avevamo già capito in realtà nel precedente volume quando erano state fornite informazioni sul suo passato e sulle sue deliranti teorie eugenetiche) mosso da un odio e da una sete di vendetta ataviche che non risparmiano neanche entità diaboliche provenienti da altre dimensioni come il Wendigo. Eppure Hellingen è forse il più grande antagonista di Zagor perché meglio di tutti gli altri rappresenta l'egoismo e la tracotanza dell'essere umano come dimostra la scena finale del volume.

Nel solco di un'altra ispirazione, quella di Gallieno Ferri, si muove invece il lavoro di Gianni Sedioli e Marco Verni ai disegni. Il canone grafico di Ferri torna a dominare per l'ultimo scontro fra Zagor e Hellingen e non poteva essere diversamente. La tavola è costruita nel pieno rispetto dello schema classico dei due riquadri disposti in tre file orizzontali dove le rare eccezioni (quadruple doppie, spostamenti verticali o composizioni a tutta pagina per i passaggi in analessi) non fanno altro che rafforzare l'iterazione dello schema stesso aspetto che rende la lettura scorrevole e veloce. Dal punto di vista del segno invece lo Zagor di Sedioli e Verni, come quello di Ferri, è nervoso e scattante con una particolare attenzione per la drammaticità delle espressioni. La linea è quanto più possibile lunga e continua, l'uso del tratteggio è ponderato preferendo invece il classico contrasto fra vuoti e pieni del chiaroscuro per dare profondità al tutto. Interessanti e inusuali le soluzioni "a raggiera" per le sequenze in analessi. La prova dei due disegnatori è solidissima e soddisfa sicuramente le aspettative dello zoccolo duro di lettori zagoriani da sempre legati al canone di Ferri soprattutto per storie che coinvolgono personaggi e/o villain storici dello Spirito con la Scure.

Il volume

Con il settimo e ultimo volume della collana Zagor contro Hellingen, l'immagine componibile della costina è ormai completa e Zagor può sfrecciare appeso ad una liana nella foresta di Darkwood. Inutile ribadire che la veste grafica dei volumi, così come pensata da Sergio Bonelli Editore, è estremamente efficace e facilmente riconoscibile. La copertina e il titolo di questo sesto volume, Il Destino di Hellingen, sono ripresi da quelli dell'omonimo Zagor 650. Da segnalare che si tratta di uno dei volumi più snelli della collana con una foliazione di sole 304 pagine affidate alla solita confezione ovvero un volume brossurato dall'ottima rilegatura che permette una lettura sempre agile, formato 16x21 cm, nel tradizionale bianco e nero con carta usomano.

Il contributo redazionale firmato da Moreno Burattini è a tutti gli effetti un lungo ed articolato riassunto dei precedenti scontri fra Zagor e Hellingen. Una scelta facilmente non particolarmente originale ma facilmente ascrivibile all'esigenza di rinfrescare la memoria dei lettori, soprattutto quelli più casuali, sulla continuity zagoriana anche in merito alle altre apparizioni di Hellingen - nello terzo speciale Dylan Dog & Martin Mystere - L'abisso del male del 2018, che quindi precede questa storia, e poi nel più recente volume crossover Zagor/Flash - La Scure e il Fulmine. Da segnalare anche la presenza di due corpose note biografiche dedicate ai disegnatori Gianni Sedioli Gianni e Marco Verni. Sono indicati gli albi originali contenuti all'interno del volume (Zagor 648-650 di luglio/settembre 2019) ma all'inizio dell'introduzione così come, oltre ad una serie di vignette prese dai precedeni scontri fra Zagor e Hellingen che fanno da corollario ai testi, sono presenti le copertine degli albi originali seppur non si menziona l'autore Alessandro Piccinelli.