I supereroi gotici di Zagor contro Hellingen - Ombre su Darkwood, recensione

Ombre su Darkwood è il quinto volume (su sette) della collana Zagor Contro Hellingen: Mauro Boselli ci racconta il ritorno di Hellingen.

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a cura di Domenico Bottalico

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Con Ombre su Darkwood, quinto volume della collana Zagor contro Hellingen che ripropone in ordine cronologico tutti gli scontri fra lo Spirito con la Scure e il mad doctor suo acerrimo nemico, entriamo nella produzione contemporanea di Zagor in cui l'elemento di continuità è dato ancora dalla presenza del grande Gallieno Ferri ai disegni mentre ai testi arriva il prolifico Mauro Boselli (oggi curatore di Tex e creatore di Dampyr fra le altre cose). Si tratta del primo incontro fra Zagor e Hellingen dopo gli avvenimenti raccontati nel precedente volume Ai Confini della Realtà in cui Tiziano Sclavi, con una storia dai toni lisergici e onirici, aveva messo in scena lo scontro definitivo fra i due segnando anche idealmente la fine dello Zagor di Guido Nolitta e offrendo così agli scrittori successivi un canovaccio familiare eppure in qualche modo nuovo.

Ombre su Darkwood: il ritorno di Hellingen, l'empia alleanza con il Wendigo

Ombre su Darkwood si apre con il ritorno di Zagor e Cico a Darkwood, dopo una lunga assenza, è drammatico. Diretti al raduno dei trappers, i due si scontrano infatti con indiani e trappers che sono metà uomini e metà animali e vengono soccorsi in maniera provvidenziale da Heyoka. L'indiano contrario, custode della Fiamma Sacra Wakan, li mette al corrente che all'opera c'è il perfido Wendigo il quale, per impossessarsi dei poteri della Fiamma, non ha esitato a rapire sua moglie Liya e a mettere in atto un malvagio piano che contempla anche degli immondi ibridi.

Dopo un attacco agli Mohawk, Zagor già sulle tracce del nascondiglio degli ibridi, riesci ad infiltrarvisi facendo una incredibile scoperta. Dietro le creature e il loro selvaggio operato c'è Ben Stevens, il suo nemico meglio conosciuto come il Re delle Aquile. Poco prima di morire, di nuovo, Stevens fa menzione di un signore e padrone ma Zagor, Cico, Heyoka e i tratti in salvo Doc e Rochas sono inorriditi dalle visioni che si palesano davanti ai loro occhi in macchinari che lo Spirito con la Scure sembra riconoscere. Mentre un gigantesco mostro marino attacca una nave in mare, la città di Baltimora è assediata da un enorme automa che assomiglia sinistramente a Titan.

Zagor è esterrefatto: due due suoi nemici sembrano essere tornati in vita, ma come? Possibile che ci sia lo zampino della cattiva magia del Wendigo come sostiene Heyoka? Intanto la città di Philadelphia è scossa da una serie di brutali e apparentemente casuali omicidi compiuti dal misterioso l'Uomo della Folla. La striscia di delitti viene fermato dall'enigmatico Raven, un agente della altrettanto misteriosa organizzazione Altrove fondata da Thomas Jefferson che si occupa di indagare su avvenimenti strani e misteriosi.

Scoperto un congegno per il controllo mentale alla base del collo degli uomini che si erano macchiati dei delitti dell'Uomo della Folla, l'agente Raven, al secolo lo scrittore Edgar Allan Poe, viene inviato a Darkwood per rintracciare proprio Zagor, l'unico in grado di chiarire la provenienza di quella tecnologia aliena. I due si incontrano proprio quando devono fronteggiare un altro redivivo nemico di Zagor, il luciferino Puppetmaster.

Zagor è ormai certo che Hellingen è vivo e, di contro, il mad doctor non ha perso tempo ad impadronirsi della "magia" con il Wendigo l'ha riportato in vita per tradirlo e portare avanti il suo piano di vendetta e dominio sull'umanità. Lo scontro finale si consuma sul Monte Naatani dove è sorto, dal nulla, un castello. Lì Zagor, Cico, Poe, Doc, Rochas, Heyoka e Liya sono alla mercé di Hellingen, delle sue trappole e dei suoi abomini. Per una volta non sarà la prestanza di Zagor a salvare la situazione ma la mente di Raven che, su suggerimento di Liya, con uno dei suoi racconti, distrae Hellingen quanto basta per permettere a Zagor di teletrasportarlo sulla nave madre akkroniana in orbita attorno alla Terra.

Definitivamente accecato dalla brama di potere, Hellingen punta i cannoni atomici della nave su New York ma fortunatamente Zagor, con un piccolo incredibile aiuto, riesce a dirottare il colpo e la rotta della nave che si distrugge nello spazio poco prima che lo Spirito con la Scure si teletrasporti, sano e salvo, sulla Terra.

Ombre su Darkwood: atmosfere gotiche, Zagor supereroe

A dispetto dei quasi 10 anni che separano la già citata Ai Confini della Realtà e Ombre su Darwkood, è indubbio che Mauro Boselli dovesse ripartire dalla storia firmata da Tiziano Sclavi che, come detto in apertura e nella recensione del volume che potete recuperare QUI, servì per chiudere definitivamente l'era nolittiana sul personaggio e in qualche modo rilanciarlo. Ma come ripartire? Quella di Boselli è una risposta che affonda le sue radici del personaggio, confermando in parte la bontà dell'opera di Sclavi, riportando sì al centro lo scontro fra Zagor e Hellingen ma ancorandolo a quel sincretismo, peculiarità principale dello Spirito con la Scure, ma rimaneggiato con personalità sia nelle atmosfere che nella capacità di riportare organicamente all'interno della narrazione tutta una serie di personaggi nuovi o apparsi nel passato recente di Zagor.

Boselli guarda quindi a chi aveva fatto evolvere il concetto di sincretismo in casa SBE dopo Nolitta prendendo in prestito alcuni elementi strutturali e narrativi da Alfredo Castelli. Viene retroattivamente inserita nella narrazione zagoriana la base di Altrove, con discreto dinamismo anche in rapporto al plot di Ombre su Darkwood e ai passati scontri fra Zagor e Hellingen, mentre il gusto per il gotico dell'autore, che sfocerà poi nella creazione di Dampyr, viene declinato da un lato dall'uso di villain che ben si adattano al tono come Puppetmaster e un Re delle Aquile versione Dr. Moreau mentre dall'altro l'alleanza fra il Wendigo e Hellingen permette non solo di recuperare in parte le atmosfere sclaviane, soprattutto nel finale, ma anche di utilizzare, come espediente narrativo per giustificare l'ennesimo ritorno di Helligen, il sempre efficace connubio fra magia e scienza.

In questo senso, il pregio di Boselli è quello di aver compreso come il sincretismo zagoriano, all'alba del nuovo millennio, dovesse travalicare la semplice commistione di generi e compenetrare il tessuto narrativo diventando l'interlocutore privilegiato degli stessi degli sceneggiatori. Esplicativo di questo cambio di paradigma è senz'altro l'introduzione e l'utilizzo del personaggio di Raven (Edgar Allan Poe) per una operazione metanarrativa che fa da collante e evidente riscosse un discreto successo fra i lettori tanto da far ritornare Raven stesso, e introdurre analogamente altri personaggi simili, regolarmente ancora oggi nelle avventure di Zagor.

Interessante è l'approccio di Boselli anche allo stesso Zagor che, svuotato della drammaticità vista soprattutto in certe storie più tendenti al western e al romanzo d'avventura, si configura mai come prima di Ombre su Darwkood come un vero e proprio supereroe non solo come caratterizzazione ma anche narrativamente, raramente abbiamo visto uno Zagor così "bidimensionalmente" sicuro praticamente sin dall'inizio che dietro agli eventi ci sia la sua nemesi, scelta che asciuga la narrazione in senso plot driven. L'autore infatti sembra prendere come canovaccio delle sceneggiatura le storie classiche della Bronze Age supereroistica utilizzando villain secondari come red herrings e l'improbabile alleanza invece fra quelli principale come vero motore della narrazione.

In tutto questo Gallieno Ferri, come detto in apertura, rappresenta sì l'elemento di continuità con la tradizione zagoriana ma non per questo rinuncia a "personalizzare" la sua prova, come sempre, convincente e capace di offrire una nuova declinazione del canone grafico zagoriano. Ferri infatti interpreta graficamente le atmosfere gotiche di Boselli con un aumento del tratteggio. Gli sfondi si fanno così più opprimenti, vi è un maggior gioco di chiaroscuri più atmosferico mente l'espressività dei personaggi è più articolata grazie a linee più marcate e diffuse.

Non mancano i marchi di fabbrica di Ferri ovviamente. La plasticità del suo Zagor rimane ancora oggi lo standard così come la sintesi raggiunta in questa fase della sua carriera riesce perfettamente a conciliare storytelling e dinamicità. Da notare, rispetto ad altre prove dello stesso periodo, una particolare attenzione nel rispettare la gabbia bonelliana e quindi una ripartizione degli spazi molto rigida che trova nello schema 2 riquadri superiori/1 riquadro centrale orizzontale/2 riquadri inferiori il suo paradigma. Questa scelta, e i suoi piccoli rimaneggiamenti, permettono di mantenere il ritmo della lettura/narrazione costante anche a fronte dei diversi cambi di scenario.

Il volume

A soli tre volumi dalla conclusione inizia a prendere forma l'immagine che caratterizza la costina della collana Zagor contro Hellingen così come pensata da Sergio Bonelli Editore. La veste grafica è ormai collaudata con la copertina di Ombre su Darkwood che riprende quella di Zagor 379 - Duello nello Spazio mentre il titolo del volume è preso in prestito da Zagor 376. Si tratta di uno dei volumi della collana più agili in quanto a foliazione, poco meno di 400 pagine, il tutto ovviamente rigorosamente in bianco e nero e nel formato 16x21 cm dalla tradizionale carta usomano e dall'ottima rilegatura.

Dal punto di vista editoriale, Moreno Burattini nella sua introduzione si sofferma, presentando l'autore, su alcuni personaggi che compaiono nella storia fra cui il Wendigo, Edgar Allan Poe e Altrove con alcuni cenni storici e bibliografici. Si tratta di uno dei contributi editoriali firmati dal curatore della serie più snelli apparsi nei volumi della collana e che forse avrebbe meritato anche un cenno sul perché Zagor, all'inizio delle vicende, ritorna a Darkwood dopo ben due anni soprattutto a beneficio di qualche lettore neofita e poco addentrato nella continuity zagoriana. Da segnalare infine che, anche in questo quinto volume, sono indicati gli albi originali contenuti al suo interno (Zagor 376-379 di novembre 1996/febbraio 1997) non sono invece presenti le copertine originali.