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Intervista a Gianluca Iacono, voce storica di Vegeta in Dragon Ball

Le interviste ai professionisti del doppiaggio continuano con Gianluca Iacono, voce storica di Vegeta in Dragon Ball.

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Avatar di Lorenzo Ferrero

a cura di Lorenzo Ferrero

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 14/07/2021 alle 09:00 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 12:11
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Come ogni mese, abbiamo avuto modo di intervistare un altro doppiatore professionista durante l'episodio di Voices, lo show in onda sul canale Twitch di Cultura Pop ogni primo e terzo giovedì del mese, dedicato proprio all'arte del doppiaggio. Quest’oggi è il turno di Gianluca Iacono, voce storica di diversi personaggi che ci hanno accompagnato fin dall'infanzia come Vegeta di Dragon Ball o Roy Mustang di Full Metal Alchemist, ma anche a personaggi reali come Gordon Ramsay, nonchè a Marshall Eriksen in How I Met You Mother e a moltissimi altri nel corso della sua carriera.

Questo è solo un estratto della chiacchierata che abbiamo avuto con Gianluca Iacono a Voices. Se volete vedere (e sentire) l’intervista completa, potete andare al video del nostro canale youtube che trovate in fondo all'articolo.

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Tu hai iniziato con la radio e col teatro, ma come è avvenuto l'incontro con il doppiaggio?

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In realtà, è un incontro che è arrivato molto presto, a partire da bambino, quando mi divertivo a fare le varie voci con gli amici. In seguito, dopo aver fatto un corso di dizione alla scuola di Iginio Bonazzi a Torino, che mi ha preso sotto la sua ala, e aver imparato a parlare bene, ho iniziato a 13 anni a doppiare già qualche produzione che, in quegli anni, arrivava anche nel capoluogo piemontese; il tutto, unito sempre a corsi di recitazione e ai primi radio-drammi che si iniziavano a fare in RAI.

Dai vent'anni in poi, il doppiaggio è diventato la mia professione, che mi ha portato a trent'anni a trasferirmi in via definitiva a Milano, per poterlo fare più comodamente.

Hai sempre pensato di intraprendere un percorso artistico nella tua vita o avevi altri progetti?

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All'inizio ero molto combattuto, perchè volevo sempre rimanere in ambito creativo, ma fino ai vent'anni volevo fare la Rockstar: avevo un gruppo, ai miei amici piaceva la "New Wave", sapevo suonare la batteria e cantavo, quindi l'idea di "fare casino" inizialmente c'era. Poi però hanno prevalso la recitazione e il doppiaggio e ho proseguito per quella strada.

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Si può dire che i "doppiatori" non siano altro che "attori" prestati al doppiaggio?

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Assolutamente sì! Anche se, al giorno d'oggi specialmente grazie al web e al proliferare di corsi, il doppiaggio è diventato quasi una cosa a se stante, a differenza di un tempo dove venivano presi degli attori che prestassero la propria voce, soprattutto al nord, perchè è arrivato molto dopo rispetto a Roma e c'era un gran bisogno di gente capace. E' un peccato che si sia un po' persa come cosa, perchè tanti frequentano scuole di doppiaggio, dimenticandosi però la dizione o la recitazione.

Ovviamente esistono delle eccezioni, con persone che non hanno fatto teatro o recitazione o ne hanno fatto molto poca, ma che al leggìo sono comunque molto bravi.

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E' vero che in Italia non è mai stato dato il giusto riconoscimento al teatro?

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Purtroppo si, ma perchè oggi, soprattutto rispetto a vent'anni fa, è molto più impegnativo anche economicamente fare teatro. Anche solo trovare un ingaggio dove ti pagano le prove e tutte le repliche è molto difficile, perchè spesso è già tanto che ti diano il minimo sindacale ed è quindi complesso vivere di teatro, a meno che tu non sia ricco.

Io ho avuto la possibilità di fare degli spettacoli che garantissero degli ingaggi dignitosi, nei quali venivi spesato di tutto, compresi gli spostamenti e gli alberghi. Oggi è praticamente impossibile, purtroppo.

Pensi che questo problema derivi anche dal fatto che il mestiere dell'attore non venga riconosciuto, dalle persone, come un vero e proprio lavoro?

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Purtroppo c'è questa forte tendenza a chiederti quale sia il tuo vero lavoro, quando dici di "fare l'attore", perchè è inconcepibile che una persona possa guadagnare recitando delle battute, e se non sei un po' noto è difficile farlo capire alle persone, perchè per molti, proprio come questione culturale, se fai qualcosa in ambito artistico è solamente un hobby, perchè "il lavoro serio è un altro".

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A differenza del teatro, però, attorno al doppiaggio si sta sviluppando sempre più curiosità, sempre più interesse, grazie anche soprattutto al web e alle nuove piattaforme di streaming. Secondo te, perchè?

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Beh, è proprio grazie ad internet e al web che si sta verificando tutto ciò, perchè adesso le persone possono vedere effettivamente come funziona un mestiere che è sempre rimasto un po' nell'ombra: esistono quindi i social con i profili di noi doppiatori, video di gente che doppia, contributi di fun-dubber e quindi gente che può provare a modo suo a farlo e quant'altro.

Infatti, iniziano ad essere presenti sempre più professionisti che si affacciano sempre di più sui mondi social: vedi me, ad esempio, ma anche Emanuela Pacotto, Flavio Aquilone, Angelo Maggi o Maurizio Merluzzo, che è quasi partito dal web e ha poi unito le due cose. E grazie a questo, le persone hanno iniziato a vederci anche come esseri umani con dei volti e delle vite che destano curiosità.

In Giappone, i doppiatori sono visti come vere e proprie star. Se si arrivasse allo stesso punto, secondo te, sarebbe una cosa positiva o avrebbe anche dei risvolti negativi?

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Per me, positiva! (ride) Per carità, già adesso ci sono i fan, la gente che ti scrive e ti chiede delle foto, ma ammetto che arrivare a quei livelli ti faccia sentire come un divo di Hollywood. A parte gli scherzi, vorrebbe comunque dire che verrebbe dato al mestiere del doppiatore un'importanza davvero grande e non ci vedo nulla di male; del resto, la gente lo fa per gli attori di cinema e per le rockstar, non vedo perchè non farlo anche per i doppiatori!

Sta capitando sempre più spesso che alcune major impongano la corrispondenza anagrafica del doppiatore o della doppiatrice con quella del personaggio che interpretano, indipendentemente dal loro timbro vocale. Secondo te è corretto che avvenga?

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La risposta è: dipende. Ci sono volte in cui è giustificato, come quando ad esempio dovresti tornare ad interpretare un personaggio dopo trent'anni, ma lui ne ha sempre diciotto, il che rende tutto un po' complicato. A parte casi limite come Davide Garbolino, che a più di cinquant'anni continua ad avere la voce di un ragazzo.

Tuttavia, rimane una pratica un po' al limite, perchè la voce invecchia diversamente dalla persona e questa "convinzione" sbagliata della corrispondenza anagrafica arriva da paesi in cui il doppiaggio, di solito, non si fa. E' come se dalla Germania ci venissero a dire che il Parmigiano si fa diversamente da come lo facciamo qua, è un modo di porsi totalmente sbagliato.

Diciamo che, talvolta, manca il buonsenso e basterebbe quello per evitare polemiche inutili.

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Guarda su

Se volete conoscere i retroscena e le curiosità sul doppiaggio, potete acquistare il libro di Tiziana Voarino intitolato “Doppiaggio & Doppiaggi: Doppiatori, voci, cinema, televisione, spettacolo, festival, personaggi, retroscena e molto altro” semplicemente cliccando su questo link.

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