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La Terra Senza Figli, recensione: un western post-apocalittico tutto italiano

La Terra Senza Figli è una graphic novel autoconclusiva italiana che mette in contrapposizione due generi diversi, ma con la stessa anima.

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Avatar di Giovanni Arestia

a cura di Giovanni Arestia

Pubblicato il 12/02/2023 alle 16:00

Ci sono generi letterari talmente diversi e distanti tra loro che viene anche difficile immaginarli insieme in qualche opera. Non dovevano essere dello stesso avviso lo scrittore Giuseppe Grossi e il disegnatore e colorista Lorenzo Nicoletti quando hanno pensato di realizzare la graphic novel La Terra Senza Figli. Si tratta di un racconto autoconclusivo, pubblicato da Hyppostyle Publishing e presentato in anteprima a Lucca Comics & Games 2022, che vede l'unione del western invernale gelido e nevoso e del post-apocalittico più realistico. Al loro interno si districa una complessa ed estenuante caccia che avviene tra l'orrore, i rimpianti e storie che spaventano più della morte.

La Terra Senza Figli: un prete cacciatore di taglie e un'assassina

La Terra Senza Figli racconta una storia unica e atipica che vede come protagonisti e antagonisti due figure classiche del panorama western: un cacciatore di taglie e un assassino. La particolarità sta nel fatto che il cacciatore di taglie è un prete che decide di mettere in dubbio la sua fede, mentre l'assassino è in realtà una donna con delle motivazioni ben solide che mettono in crisi anche l'uomo. Padre Ewan, questo il nome del prete, è una figura molto enigmatica, ben distante da ciò che potremmo immaginarci da un uomo di chiesa e il cui cambio di vita vede delle ragioni particolarmente dure, che danno origine a una disillusione totale nei confronti del futuro. Anche il suo mettersi costantemente in discussione, con frequenti domande esistenziali, collide non poco con il concetto di fede della figura religiosa.

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L'assassina, invece, è Mildred Jones, una sanguinaria che ha compiuto diverse stragi tra i monti dell'Oregon senza avere il minimo accenno di ripensamento o senso di colpa. Dopotutto è dell'idea che il sangue e la morte rendano fertili il mondo e quindi prosegue la sua striscia di uccisioni indisturbata. In realtà dietro le sue cruenti azioni si nascondono delle motivazioni ben più serie che le rendono più ragionevoli e meno folli. Entrambi i personaggi, ottimamente descritti e caratterizzati, vedono le loro storie intrecciarsi e girare intorno al cuore del racconto che non vi riveliamo per ovvi motivi.

Il futuro come collante per un presente stravolto

In ogni caso fin dall'inizio è chiaro come il western e lo scenario post-apocalittico siano tanto diversi, quanto identici nell'anima. Ci sono, ovviamente, vari elementi di trama molto differenti tra di loro e anche tanti personaggi che rendono la storia realistica, viva e ancora più cruda. Come se non bastasse si inseriscono temi facenti parte dell'esoterismo come il misterioso culto della maschera che vede proprio l'assassina farne parte (tra l'altro, esteticamente, la maschera è meravigliosa, ma di questo ne parliamo più avanti). Vi è però un elemento tanto inaspettato, quanto evidente che riesce a fare da collante a tutto ciò: il titolo dell'opera. La Terra Senza Figli è un mondo senza futuro, dove anche le speranze più delicate e umane diventano degli incubi e ogni gesto assume un significato differente. Come dice anche il nostro Manuel Enrico, in un breve periodo della sua splendida prefazione dell'opera intitolata Non è un paese per bambini (evidente il riferimento ai meravigliosi romanzo e film western Premio Oscar Non è un paese per vecchi): "la terra senza figli è una metafora di ciò che possiamo divenire se privati della nostra speranza nel futuro, il ritratto di un'umanità privata del suo retaggio".

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È proprio per questa ragione che le azioni dei personaggi, anche le più semplici, prendono pieghe inaspettate e inedite. La violenza, la lotta per la sopravvivenza e la prevaricazione sul più debole, classici elementi sia del western che del genere post-apocalittico, non sono i veri protagonisti del racconto poiché in realtà risultano alquanto statici come se ogni personaggio volesse mantenere infinito il loro senso di disagio interiore e sociale. Perché cercare di sopraffare gli altri quando non si ha nessuna luce da seguire? Togliere la vita a qualcuno quando la stessa diviene incerta anche per l'assassino diventa, quindi, inutile nonostante l'ambiente obblighi a farlo. Questa metafora, studiata ottimamente e in maniera intelligente da Giuseppe Grossi, è molto potente e si inserisce efficacemente nel contesto generale del racconto. Inoltre, aspetto da non sottovalutare, è la grande capacità da parte degli autori di essere riusciti a sintetizzare e raccontare tutto in modo pressoché perfetto nonostante il volume non abbia molte pagine: questa è la grande potenza del fumetto nella sua massima espressione.

Lo stile artistico e la componente editoriale

Ovviamente un grande merito va dato alle stupende tavole di Lorenzo Nicoletti. Queste presentano una suddivisione libera molto d'impatto per rappresentare al meglio le azioni più concise e dinamiche. La presenza, infatti, di piccole vignette in mezzo a quelle più grandi consentono di comprendere il vero ritmo della storia con un climax che tende a crescere sempre di più fino a stabilizzarsi verso la fase finale. Ciò che colpisce di più dello stile artistico è la cura dei dettagli dalle espressioni facciali dei personaggi ai loro abiti, armi e accessori fino alle tanto suggestive quanto tristi e fredde ambientazioni. Il risultato finale è estremamente funzionale ai fini della narrazione e funziona anche grazie alla scelta di una palette cromatica improntata su colori, il più delle volte, freddi e scuri.

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Totalmente azzeccata anche la copertina di Michele Benevento che consente fin da subito di comprendere il fulcro del fumetto. È possibile osservare, infatti, una composizione piramidale in cui emergono il cattivo sullo sfondo e i protagonisti davanti, con un distacco cromatico netto che si ricongiunge in piccoli punti a dimostrazione che, dopotutto, tra bene e male la virtù sta nel mezzo. È proprio qui che è possibile osservare per la prima volta la meravigliosa sopracitata maschera dell'assassina in tutto il suo splendore e originalità. Inoltre, anche dal punto di vista editoriale è stato svolto un ottimo lavoro con la realizzazione di un bel volume cartonato ricco anche di extra finali. Tra quest'ultimi, infatti, è possibile osservare degli omaggi di altri disegnatori come per esempio Annamaria Duello e Valerio Pastore e una breve intervista proprio a Michele Benevento.

Conclusioni

In conclusione La Terra Senza Figli è un piccolo gioiello del fumetto italiano che riesce a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati grazie alla bravura dei suoi autori. Il racconto è coinvolgente, appassionate, crudo e riesce anche a far nascere delle riflessioni di natura filosofica e religiosa nonostante la sua brevità. I concetti di futuro, morte e fede prendono delle pieghe sempre diverse nel corso della storia, con il primo che si ritrova totalmente privato della luce di speranza. Il mondo che vi ritroverete a leggere e osservare ha bisogno anche di voi affinché possa riaccendersi la scintilla di vita, quindi l'unico consiglio che possiamo darvi è di prepararvi mentalmente e compiere il viaggio in questo meraviglioso western post-apocalittico.

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