Le Fatiche di Autolico: recensione del librogame

Le Fatiche di Autolico, un librogame ispirato ai miti ed alle legende greche che porta la narrazione, la scrittura ed il gioco ad un altro livello. Saprà farti immergere nei miti come pochi altri librogame hanno mai fatto.

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a cura di Giuliano Gianfriglia

Le Fatiche di Autolico edito da Edizioni Librarsi è un librogame ispirato ai miti ed alle legende greche che porta la narrazione, la scrittura ed il gioco ad un altro livello rispetto a molti dei prodotti attualmente in commercio. Saprà far immergere il lettore nel mondo dei "miti" come pochi altri librogame hanno sino ad ora fatto.

Tra i tanti librogame che in questi ultimi anni sono usciti in un boom come non se ne vedeva da tempo, ecco spuntare queste "Fatiche" di Di Lazzaro e Longo in un'immersione a tutto tondo nel mondo greco. Autolico, il protagonista, si ritrova a conoscere il proprio padre divino, a cercare di ricordare cosa lo ha messo nei guai e a districarsi in fatiche di cui avrebbe fatto volentieri a meno, il tutto, girando da un capo all'altro dell'Ellade per mare e per terra. Un interessante visione dei miti e delle leggende che lascia spazio a tutto un immaginario che sicuramente fa parte della nostra cultura.

Il Librogame

Le Fatiche di Autolico è un tomo di circa 470 pagine, pesante e massiccio composto da "soli" 600 paragrafi. Il peso, il numero di pagine e le dimensioni sono parametri sufficienti per intuire che ogni paragrafo è ricco di testo e non un semplice “vai a questa pagina” a cui i classici librogame ci hanno abituato negli anni.

E’ proprio da qui che vogliamo partire, dai singoli paragrafi che compongono quest’opera. Ognuno di essi presenta un testo ricco, articolato con termini ricercati per quanto nessuno di questi risulti essere troppo aulico o difficile da comprendere all'interno della narrazione. Ogni descrizione, ogni personaggio, ogni luogo, è raccontato in maniera sublime con spunti di riflessione via via crescenti ad ogni nuovo bivio. La scrittura è un piacere visivo ed uditivo soprattutto se c’è qualcuno che le racconta ad alta voce per voi. Con un testo così ben editato ed una grafica così ben congeniata, ogni nuova pagina è un piacere e si affronta con estrema serenità e voglia di proseguire un paragrafo dopo l'altro. Non ci si accorge del passare del tempo perché la simpatia di Autolico e la sua lingua tagliente vi strapperanno più di un sorriso, oltre che il desiderio di vederlo morto (ma voi siete Autolico, quindi, meglio non morire così presto). A parte gli scherzi e le frecciatine che il protagonista lancia sovente ai suoi interlocutori, tutto risulta armonioso e per nulla pedante. Vi ritroverete a chiudere le fatiche in così poco tempo che vorrete fare un secondo giro di lettura per conoscerne meglio i dettagli.

Autolico ed il mondo dell'Ellade

Tutti ricordano i Cavalieri Kai (Ramas al tempo in cui iniziai a leggere i librogame) e tutti sappiamo dove collocarli, quando, come ed anche perché. Bene, Lupo Solitario è un certo tipo di eroe che in qualche modo si trova nella parte “giusta” del mondo, che cerca vendetta per i suoi compagni, che ricerca la sapienza, la verità e la giustizia. Un eroe classico insomma (pur avendo molta più profondità di così) e questo lo rende l'antitesi dell’eroe che andremo ad interpretare in questo libro di Francesco Di Lazzaro e di Mauro Longo. Autolico non ha nulla a che vedere con i classici eroi poco macchiati, anzi, dimostra fin dalle prime pagine di essere uno scapestrato, uno che non bada alle maniere ma che si getta a testa bassa in vizi e ladrocinio per il solo gusto di farlo, uno dalla lingua sciolta ed altrettanto tagliente, un poco di buono cui piace oziare.

Proprio questo suo modo di fare lo metterà in guai seri al punto che persino suo padre dovrà intercedere per qualcosa che sembra aver fatto. Come ogni epopea greca, Autolico è figlio di una divinità e per essere precisi di Ermes, il messaggero degli dei. Hermes è designato a dire al figlio che per la sua avventata stupidità, una Dea poco incline al perdono lo vuole morto ma che per sua stessa intercessione, alla morte c'è una via d'uscita: riuscire in alcune fatiche ordite proprio dalla dea Atena (si, è lei la divinità poco incline al perdono che vuole morto il protagonista). Tutti i canoni greci in quest’opera sono stati perfettamente rispettati, si legge tra le righe una ricerca ed un’attenzione per i dettagli (anche nelle parole usate), che è un piacere per chi ama il genere e per chi fosse totalmente digiuno non resterà in alcun modo deluso della profondità che Autolico saprà offrire. L'Ellade, la descrizione dei mostri, i dialoghi, tutto è così immersivo che in un batter d'occhio ci si ritrova all'interno del libro senza nemmeno accorgersene.

Le meccaniche dietro il racconto

Un librogioco è formato non solo da un buon testo e qualche bella immagine sparpagliata qui e lì (tra l'altro di assoluto livello), bensì anche dal regolamento che sostiene i bivi e le situazioni che il lettore sarà chiamato ad affrontare. Il gioco presenta una scheda chiara, concisa, con tutto quello che ci deve essere per un gioco da leggere. Dalla scheda ai numeri è tutto molto semplice quanto lo è fare i vari test. Laddove infatti bastano una manciata di numeri, di cui la metà è calcolata, i dadi da sei facce (2 in totale) permettono di affrontare molti bivi, diverse difficoltà ed anche tanti combattimenti. Chi ha progettato il sistema ha tenuto conto sia della natura dell'oggetto che il lettore aveva per le mani, sia di chi fosse proprio il lettore. Che sia un matusalemme dei librogioco o un ragazzo di primo pelo alla sua prima avventura con un'opera di questo tipo, tutto risulta semplice, veloce ed intuitivo. Un elemento particolare è la gestione delle ferite che non è a Punti Ferita come i matusalemme sono stati per anni abituati bensì formato da soli quattro Stati di Salute che vanno dall'illeso al morto. Vista la nostra natura, questo status è solo per singola situazione il che rende perfettamente la nostra natura divina, anzi, semidivina.

Un elemento, anzi altri due, degni di nota nel sistema, sono l'Ingegno e la Stoltezza. L'Ingegno è un parametro importante e che copre tutte le aree che riguardano la velocità mentale, l'eleganza nell'approccio alle situazioni più disparate e la bravura con cui Autolico le affronta. Questo valore è molto importante per Hermes perché sono tutte qualità che lo rappresentano. Al contrario, la Stoltezza, non è da lui ben vista perché rispecchia la stupidità di gettarsi a testa china nelle situazioni, a non badare alle conseguenze e quant'altro. Il rapporto tra queste due abilità determina se siamo in grado di sopravvivere ad una situazione mortale semplicemente chiedendo l'aiuto di nostro padre, infatti se l'Ingegno è maggiore della Stoltezza allora Hermes sarà ben felice di aiutarci, in caso contrario, ci lascerà al nostro destino. Regole quindi veloci, semplici, intuitive che non annoiano ne banalizzano il volume e che ben si integrano con l'ambientazione.

Conclusioni

Le Fatiche di Autolico si legge con estrema fluidità, si lascia leggere pur non essendo semplicistico anzi, mantenendo sempre alta l’attenzione del lettore su termini poco comuni. Un linguaggio che porta un ritmo calibrato alla situazione e che al lettore induce a cercare costantemente il paragrafo successivo per sapere cosa succede. L'ambientazione poi è sublime, studiata e ben narrata che lascia all'immaginario sensazioni tangibili che siano essi sapori, odori o immagini. Il sistema poi è semplice, funzionale, ben armonizzato ed integrato. Non si ha quella brutta sensazione di cose separate. La modernità aiuta il lettore a superare tutte quelle inutili quisquiglie matematiche che, altri volumi nel tempo, hanno portato anche all'abbandono della lettura. Qui, si va veloci, sempre, proprio come il Messaggero Divino.