Nel ventre dell’enigma, recensione e intervista a Pupi Oggiano

Abbiamo visto la prima visione in sala de Nel ventre dell’enigma, il nuovo film di Pupi Oggiano, che abbiamo intervistato per l’occasione

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

Viviamo nell’epoca del cinema in streaming, eppure nel corso della pandemia, una delle cose che ci è mancata più di tutte è sicuramente recarci nelle sale cinematografiche, chiuse per le restrizioni sanitarie di contenimento, ma un po’ alla volta riusciremo a tornare in questo luogo magico. Noi lo abbiamo fatto trascorsi questi due anni con Nel ventre dell’enigma il nuovo film di Pupi Oggiano (soggetto e regia) da lui sceneggiato insieme a Corrado Artale Antonio Tentori (di cui abbiamo recensito anche il suo ultimo romanzo Il bambino che giocava con le bambole) e oltre all’emozione del ritorno in sala, ci siamo lasciati coinvolgere da quelle forti provate in questo thriller molto introspettivo ambientato nella magica Torino. Voi siete pronti a tornare in sala?

Nel ventre dell’enigma, le nuove parabole

Nel corso della visione di Nel ventre dell’enigma, abbiamo avuto come l’impressione che – dapprima con la scrittura di Antonio Tentori e poi Pupi Oggiano alla regia – il film volesse trasmettere dei messaggi simili a delle nuove parabole, messe in scena da delle storie che vedono l’eterna sfida tra il bene e il male, la vita e la morte e le domande e le risposte. A proposito di quest’ultimo contrasto, dove è protagonista il punto interrogativo, in Nel ventre dell’enigma misteri e rebus sono gli alfieri di tutto ciò che ci viene narrato dalla potente voce di Diego Casale.

Con un format ben rodato, il film offre quattro storie, Amicizia, Natale, Amore e Gioco che in comune hanno una serie di feroci omicidi che hanno sullo sfondo Torino. Il primo enigma è proprio l’identità del killer ammantato di nero che giustizia le sue vittime in modo rapido e silente. Ma soprattutto, qualcosa lega l’assassino con la scuola in cui alcuni ragazzi sembra siano impegnati in un esame, con la supervisione dell’enigmatico preside (interpretato da Diego Casale) dove pare ci sia in gioco la loro stessa vita.

Il film scorre rapidamente alternando morti e messaggi rivolti al pubblico sul senso della vita, dell’amore, dell’amicizia, ma anche sull’egoismo e l’orrore di non avere un futuro come e con chi lo desideriamo. Per trasmettere questi temi, gli autori hanno sfruttato una serie di elementi enigmistici che ricorrono in tutta la durata del film.

La profonda conoscenza di noi, la percezione della realtà specchiata nella finzione, il volto che si trasforma in maschera, il bene che non esiste senza il male così come il nero non esiste senza il bianco. La realtà è dunque lo specchio dei nostri sogni e dei nostri incubi, o sono essi stessi la realtà e noi lo specchio che delinea i contorni?

- dalla novelization di Gabriele Farina

Il cast ha restituito una performance eccellente, che ci ha sorpreso per la vitalità – o mortalità – impressa nelle scene, degno delle più grandi produzioni, con una produzione tutta Made in Italy ed  eccellenze piemontesi, partendo proprio da Diego Casale e a seguire con Daria Baldassare, Alessia Bechis, Giorgio Caleca, Giorgia Campo, Maurizio Carlini, Chiara Cupitò, Tiberio Ferracane, Alessia Gagliano, Michele Gentile, Samuele Giglio, Elisa Giorgio, Tita Giunta, Francesca Guidotti, Manuela Marascio, Athena Privitera e molti altri.

Le musiche del piano e delle chitarre ancora composte da Pupi Oggiano con gli arrangiamenti Stefano Lori, mettono gli spettatori in una condizione immersiva fatta di dolcezza, sconforto e potenza, che li accompagna per tutta la durata del film, titoli di coda compresi. Uno dei punti massimi di tutta la produzione, insieme alla regia e alla scelta dei tempi.

Ci sentiamo di evidenziare come Nel ventre dell’enigma si distingua da altre pellicole thriller e horror per alcune scelte nette e distanti. Per esempio, nonostante i temi sanguinolenti trattati, non si trascende mai nell’horror splatter più gore e gratuito, con delle scelte di fotografia forti e minimali allo stesso tempo sempre legate e funzionali ai racconti. Inoltre, sono completamente assenti elementi come i soliti jump scare che, più di cogliere di sorpresa lo spettatore non avranno mai il potere impressivo di una storia ben narrata come fatto da Pupi Oggiano e Antonio Tentori ai quali va il nostro plauso.

Avendo partecipato alla prima del film nella sala del Cinema Massimo di Torino, che ha ospitato tra il suo pubblico anche la produzione, abbiamo colto l’occasione per fare una chiacchierata col regista Pupi Oggiano.

Intervista con Pupi Oggiano

Dopo aver avuto l’onore di incontrare Antonio Tentori scrittore e sceneggiatore che vanta importanti riconoscimenti letterari e cinematografici, avendo lavorato con Dario Argento, Lucio Fulci e Joe D’Amato, che ospiteremo anche nella nostra rubrica Craven Road sul canale Twitch di Cultura Pop, il prossimo 7 giugno, ne abbiamo approfittato per fare quattro chiacchere con Pupi Oggiano, regista del film.

Come nasce l’idea dietro a Nel Ventre dell’enigma?

 Il ventre dell’enigma fa parte di un ciclo dì sei film, i cui titoli formeranno una frase legata a un concetto sui film di genere legata al mio punto di vista. Siamo partiti con la pellicola “La paura trema contro” che è il primo film di questa serie, ma è anche il manifesto di questo progetto, poi si prosegue con “Ancora pochi passi”, poi con questo nuovo film “Nel Ventre dell’enigma” e “Tutto il buio che c’è intorno” che è il quarto… arrivando alla quarta parte. Tutti i film sono autoconclusivi, ma sono legati da un filo rosso comune che si svelera alla fine del sesto film.

Questi film sono tutti ambientati a Torino: come viene presentata la città agli occhi dello spettatore?

 Si tratta di una Torino proposta sempre con un’ottica differente. Il primo film “La paura rema contro” è un ‘fanta-horror’ e quindi la Torino che abbiamo inquadrato è diversa da come si presenta normalmente e nelle altre pellicole, non si vedono le grandi piazze o altri elementi distintivi, insomma non è la solita “Torino da cartolina”, presentando anzi tutte delle strutture particolari. Nel secondo film, “Ancora pochi passi”, si vede una Torino più “argentiana”, con monumenti riconoscibilissimi, le piazze più famose, una Torino molto più elegante. Questo terzo film appena giunto in sala è un thriller con una location madre, che è una scuola decadente e fatiscente, alternata a una Torino buia e nascosta che si sposa molto bene con le tematiche del film, quindi c’è un grosso impegno a trovare le giuste location che meglio si prestano alla pellicola.

Trattandosi di prospettive fiction, che vanno dal dark horror alla Torino di Dario Argento, sono tutte storicamente ben appropriate a questa città. Quindi ha un ruolo chiave all’interno del tuo progetto.

 Sicuramente. Poi io nasco dal cinema di Dario Argento come amore filmico, quindi con gli anni abbiamo anche creato anche il “Tour location di Dario Argento”, portando in giro le persone nei luoghi dove Dario ha girato i suoi sette film torinesi. Una volta che io stesso mi cimento col cinema, ho Argento e Torino come elementi chiave da quali trarre spunto.

Non trovi che sia un bel segnale oggi essere qui all’apertura di questa sala cinematografica con un film indipendente dopo la chiusura dovuta alla pandemia?

 Per noi è molto importante essere riusciti a fare una prima visione nelle sale di tutte le nostre pellicole, realizzando sempre il “sold out”, quindi questo fa ben sperare. Poi è arrivata questa pandemia che ci ha bloccati, infatti questa prima visione doveva avvenire nel mese di febbraio e quando le cose sembravano ancora molto ostiche invece oggi siamo qui, anche se con un ingresso in sala contingentato e ridotto per le misure di sicurezza sanitarie. Però l’importante è venirci al cinema, non tanto per vedere i miei film, ma perché si tratta di un format insostituibile che può essere solo affiancato dalle piattaforme streaming. Le due cose possono coesistere, una non deve escludere l’altra, forse sarà comodo starsene a casa sul divano con la copertina e i pop corn, ma la bellezza di un film in sala non è replicabile. Quindi teniamo duro e speriamo di tornare com’eravamo due anni fa!

Ringraziamo Pupi Oggiano e Antonio Tentori e vi suggeriamo di vedere appena possibile Nel Ventre dell’enigma (e di recuperare i primi due film “La paura trema contro” e “Ancora pochi passi”). Inoltre, vi segnaliamo che potete anche leggere l’omonima novelization del film scritta da Gabriele Farina disponibile su Amazon.