Recensione Neun: cercare sé stessi nella Germania nazista

Neun è una delle ultime e più interessanti produzioni di Tsutomu Takahashi

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Se non avete almeno una trentina d'anni è difficile che il nome di Tsutomu Takahashi solletichi più di tanto il vostro appetito in fatto di lettura. Takahashi, del resto, al netto di una pubblicazione pressoché continua delle sue opere nel nostro paese (per quanto appannaggio di diverse etichette editoriali), non è mai stato davvero sulla cresta dell'onda per il pubblico italiano, pur vero che ci ha consegnato alcune delle migliori letture degli ultimi 30 anni, almeno per ciò che concerne il mercato del manga ed è triste, ad essere sinceri, che il nome di questo artista venga solo ricordato per mezzo di uno dei suoi assistenti, ovvero quello Tsutomu Nihei che, prima con Blame! e poi con Knights of Sidonia si è consacrato al mondo come uno dei più importanti autori del mercato giapponese.

Ebbene sappiate che Tsutomu Takahashi non ha davvero nulla da invidiare a Nihei ed anzi, considerato quanto scritto e disegnato sin dai suoi esordi, Takahashi meriterebbe più che mai di essere considerato in completa autonomia rispetto al suo (ex) assistente, avendo contribuito a creare alcuni dei racconti più intensi, crudi ed al contempo toccanti della letteratura figurativa giapponese. Partendo da quell'indimenticabile Jiraishin, sino al più noto Sidooh, Takahashi ha infatti confezionato alcuni dei racconti più ruvidi, tragici e violenti nel mondo del fumetto, facendo scuola (letteralmente) anche sotto il punto di vista stilistico, grazie al suo stile graffiato, ipercinetico e molto cupo, in cui sembra non esserci spazio per la luce e, di conseguenza, per la speranza.

Che cos'è Neun?

Neun non è l'ultima opera di Takahashi, autore estremamente prolifico e mai ancoratosi ad un genere specifico (il suo ultimo lavoro, Guitar Shop Rosie, è attualmente in corso di pubblicazione in Giappone e, come da tradizione per l'autore, verte su tutt'altri temi: la musica), ma è certamente un'opera di summa, capace di raccogliere i segni, e soprattutto le tematiche, che l'artista ha maturato in una carriera lunga ormai 30 anni; ma andiamo per gradi.

Neun è una serie auto conclusiva di soli 6 volumi, portata in Italia dalla sempre brillante intuitività di J-Pop che, al netto della tematica decisamente controversa, si è assunta il coraggio di portare in fumetteria una serie che ha come tema centrale il nazismo e che, senza nasconderlo, si propone con copertine al cui centro capeggia un'enorme svastica su fondo rosso. Un'idea che potrebbe sembrare assurda ma che, al pari di opere simili, come ad esempio La storia dei tre Adolf del Maestro Tezuka, utilizza il tema del nazismo per virare rapidamente su altro benché la guerra, i suoi orrori e la sua insensata barbarie resteranno ben presenti dall'inizio alla fine, quasi mai come sfondo e più stesso come parte centrale del racconto.

Il dramma della guerra

Ambientata nel 1940, e dunque al vertice dell'egemonia nazista in Germania, Neun è la storia di Franz Neun, un bambino di nove anni nato da un esperimento atto ad offrire al Reich Millenario un degno erede del Fuhrer. Neun è infatti nato per mezzo di una inseminazione artificiale e dal DNA di Hitler e, insieme a lui, sono stati messi al mondo altri 13 bambini, tutti figli di Hitler, e tutti cresciuti in modo anonimo affinché possano, un giorno, portare avanti l'eredità del loro padre biologico. Informazioni che otterremo praticamente subito, agli esordi del primo numero in cui, un consiglio capeggiato da Himmler, avvierà una missione di epurazione per stanare ed uccidere ognuno di questi eredi per motivi che, pian piano, già andranno a rivelarsi nel corso del secondo volume.

Neun, dunque, è la storia della fuga del piccolo Franz dalla minaccia di morte del Reich e di quello che sarà un percorso di crescita e, se vogliamo, di accettazione da parte del ragazzo che, pagina dopo pagina, si troverà a fare i conti con quella che è la consapevolezza e, soprattutto, l'eredità che deriva dall'essere “il figlio del diavolo”. Indifeso e debole, il piccolo Franz potrà però contare sull'aiuto di Theo Becker, ufficiale scelto delle S.S. il cui compito è quello di proteggerlo da qualsiasi minaccia. Un ordine che Becker condivide con altri agenti suoi simili, uno per ogni bambino, e che continuerà a portare avanti nonostante l'ordine arrivato da Himmler, dimostrandosi freddo, cinico e sostanzialmente privo di ogni scrupolo, per quanto animato da sentimenti che, per qualche motivo, sembrano essersi assopiti nel suo cuore.

Questa, in sintesi, è la trama di Neun anche se, vista l'uscita recentissima del secondo volume (ed il terzo è in dirittura d'arrivo), è ovvio che avremmo potuto dirvi molto di più. Il punto è che in già soli 2 volumi la trama corre così rapida, e in modo così appassionante che, quasi certamente, proporvi dei passaggi narrativi, anche minimi, costituirebbe uno spoiler imperdonabile. Neun è in effetti un manga decisamente rapido nella lettura, complice uno stile, quello di Takahashi, che non si perde troppo in chiacchiere e che anzi punta a sublimare al massimo quella che è l'ansia, l'angoscia e, soprattutto, la violenza espressa non solo dal racconto, ma dall'intero contesto in cui esso è immerso, ovvero quello della Germania nazista.

Nel segno della violenza

Potente nelle immagini, quanto nella rappresentazione dei simboli, il tratto di Takahashi è a dir poco godurioso da ammirare, specie quando si perde nei dettagli che sono utili alla costruzione del mondo del racconto. Dalle armi alle uniformi, passando per fibbie, mezzi pesanti, cinte o anche solo i vari distintivi che contraddistinguono i gradi militari, Takahashi ci regala disegni dalla bellezza disarmante, anche quando le pagine esplodono in una violenza sanguinolenta e sconcertante, senza mai però scadere troppo nel gore seppur, come prevedibile, questo non manchi di fare capolino tra un capitolo e l'altro.

In generale l'intera opera è pervasa da un senso di angoscia, di dolore e di oppressione, espresso non solo dal tema e dal racconto, ma anzitutto da disegno di Takahashi, il cui tratto regala linee pulite, quasi gentili e morbide (specie quando si tratta di rappresentare i momenti più infantili della vita di Franz Neun), salvo poi trasformarsi repentinamente in immagini più ruvide, a volte volutamente indefinite e grevi, in cui una sovrabbondanza di neri e grigi genera un effetto quasi asfissiante, come se l'aria respirata dai personaggi fosse pesante, se non venefica. Una sensazione non semplice da trasporre su carta e che invece Takahashi confeziona con un risultato brillante, certamente aiutato dalla pesantezza del tema che fa da sfondo alla vicenda, certo, ma dimostrandosi comunque un autentico Maestro nella resa grafica di quella che, in fin dei conti, è una “sensazione” che si vuole instillare nel lettore e che, pertanto, richiede una maestria che non spazi semplicemente nel tratto, ma va ricercata nel modo in cui anzitutto va impostato il disegno, dalle inquadrature alle sfumature, alla grandezza e disposizione delle vignette, che per altro sembrano divertirsi a trovare spazio nelle pagine quasi non esistesse il concetto di “griglia”.

Neun, in questo senso, è un lavoro di raro tecnicismo, in cui ogni dettaglio sembra pensato per fare da supporto ai restanti elementi della storia tra cui, non ultime, le sue tematiche, che spaziano tra alcuni dei temi più cari all'autore: cercare il proprio posto nel mondo, dare un senso alla propria esistenza e, al contempo, sopravvivere nella violenza, sono solo alcuni dei temi di Neun. Temi che Takahashi esplora ormai da anni ed a cui, di volta in volta, sembra proporre disposte diverse, tanto ai suoi personaggi quanto ai suoi lettori, ammantando il tutto di un inscalfibile nichilismo come se, anche qualora ci fosse spazio per un po' di luce, questa potesse filtrare solo attraverso una finestra spessa e sporca. Si percepisce l'aria respirata nello splendido Zankyo – Riverbero, opera in 2 volumi in cui un ragazzo si trova a fare i conti con un'eredità inattesa e improvvisa: la pistola di uno Yakuza, dovendo trovare – attraverso di essa – il proprio posto nel mondo.

Allo stesso modo Franz Neun dovrà fare i conti con il medesimo peso, quello di un'eredità terribile che nessuno vorrebbe ma con cui, per forza di cose, dover fare i conti consci che pur nascondendola questa sarà un peso che potrebbe devastare l'anima. Nel mentre c'è l'orrore della guerra, il bisogno di sopravvivere e, come in Zankyo – Riverbero, la necessità intrinseca per ogni essere umano di costruirsi una famiglia che possa essere un rifugio ed uno scudo dal dolore. Ognuno come può, a modo suo.

Un'opera, dunque, che pare esente da difetti ma che, forse, mostra il fianco ad una certa fretta, come se per forza di cose si fosse voluto concentrare tutto in pochi volumi quando, invece, la storia avrebbe forse meritato un respiro diverso in certi frangenti. Questa sensazione si ha, ad esempio, attorno alla metà del secondo numero, quando alcune rivelazioni cominciano a presentarsi al lettore con una certa fretta. Questo, in realtà, è un problema comune alle opere di Takahashi che, come detto, spesso si sviluppano in pochi volumi e che allo stesso modo hanno mostrato il fianco, anche nel più recente passato, a sviluppi interessanti ma a volte un po' frettolosi. In ogni caso, con i suoi 2 primi volumi, e con altri 4 in vista prima della conclusione, Neun è di per sé una delle letture più interessanti e, per certi versi, coraggiose degli ultimi anni. Non è una lettura per tutti, certo, ma è comunque la vostra migliore occasione per scoprire il genio e, soprattutto, l'eclettismo di quello che è uno dei più importanti mangaka degli ultimi 30 anni.