Il western magico di Tex contro Mefisto: Black Baron

Tex contro Mefisto è la nuova collana Sergio Bonelli Editore che riproporrà tutte le tappe della lotta fra il Ranger e il diabolico mago.

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a cura di Domenico Bottalico

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Sergio Bonelli Editore ha varato una nuova collana di ristampe intitolata Tex contro Mefisto che riproporrà tutte le tappe della lunga lotta fra il Ranger e i suoi pards e il diabolico mago. La collana ricalca quindi per intenti e formato quella già varata, con discreto successo, dedicata allo Spirito con la Scure intitolata Zagor contro Hellingen, ed è a tutti gli effetti una ristampa cronologica dei vari scontri fra Tex e Mefisto. Quella che viene considerata la nemesi di Tex infatti è stata anche protagonista di un Tex Willer Speciale, intitolato Mefisto Le Origini del Male, che fa da corollario all'apparizione di Steve Dickart e sua sorella Lily nella serie del giovane Tex così come visto in Tex Willer - Pinkerton Lady.

Il western magico di Tex contro Mefisto

La Gola della Morte

Il primo volume della collana Tex contro Mefisto si intitola La Gola della Morte e raccoglie i primi due scontri fra Tex e Mefisto ovvero le storie Fuorilegge (apparsa negli albi a striscia già nel 1949 ma poi ristampata negli albi giganti Tex 3 e 4 del 1959) e La Gola della Morte (apparsa negli albi giganti Tex 39 e 40 del 1964). Entrambe le storie sono firmate da G.L. Bonelli ai testi e Aurelio Galleppini alle matite.

In Fuorilegge siamo all'apice della guerra fra Texas e Messico. Pur avendo fatto registrare una importante vittoria con la liberazione di Fort Wellington, l'esercito messicano sembra essere sempre un passo avanti a quello americano con azioni di guerriglia ben mirate. Il comando dei Rangers affida a quindi Tex il compito di indagare sospettando che proprio i messicani siano avvantaggiati da una spia. Di città di frontiera in città di frontiera, Tex riesce a rintracciare la spia. Si tratta di Steve Dickart e di sua Lily che viaggiano spacciandosi per illusionisti e cabarettisti seguendo le truppe texane ed estorcendone informazioni proprio grazie all'avvenenza di Lily.

Messi con le spalle al muro i due riescono a fuggire alla cattura incolpando Tex di uno dei loro omicidi. Il ranger si trova così nuovamente dalla parte sbagliata della legge e inizia un folle inseguimento che culmina dapprima con la liberazione di El Paso dal corrotto sceriffo Benis e poi, con l'aiuto del rivoluzionario Montales, che combatte contro il regime messicano, e poi con la rocambolesca cattura dei Dickart, riparati oltre il confine, effettuata grazie all'ingegno e un pizzico di teatralità.

La Gola della Morte è ambientata molti anni dopo quel primo pericoloso incontro. Durante una battuta di caccia sulla Mesa degli Scheletri, Kit Willer viene rapito e proprio durante le sue ricerche, condotte da Tex e dai suoi Navajos, anche Carson scompare misteriosamente. Il mistero si infittisce quando Tex, Tiger Jack e i Navajos ingaggiano battaglia con gli Hualpai, una antichità tribù ritenuta estinta. Come ben presto scoprono Kit e Carson, a guidare gli Hualpai c'è il redevivo Mefisto che non solo è sfuggito alla prigionia ma è cambiato: tanto è invecchiato quanto i suoi poteri sono cresciuti a dismisura. Non si tratta più di illusionismo ma di vera e propria magia. Pur cercando di depistare Tex, e con molti Navajos sacrificati nel mezzo, Mefisto è costretto alla fuga dal suo nascondiglio.

Tuttavia la vittoria di Tex è effimera, ancora una volta Mefisto fugge e questa volta portando con sé Kit e Carson. Qualche tempo dopo una serie di rapine messe a segno da due uomini che corrispondono proprio alla descrizione di Kit e Carson attira l'attenzione di Tex, che non ha mai smesso di cercare il figlio e il pard, che, con un pista fresca da seguire riprende fiducia. Con un po' di astuzia e muovendosi celermente lungo la frontiera, ancora una volta il Ranger riesce ad avere la meglio sullo stregone, che apparentemente muore precipitando da una altura dopo essere stato colpito, e spezzare l'incantesimo che pesava su Kit e Carson.

Da spia a stregone... una insolita evoluzione

La Gola della Morte permette di tracciare una insolita evoluzione nella produzione texiana. Le avventure del Ranger infatti nascono ispirandosi al western classico, alla narrazione di frontiera e alla tradizione delle dime novels. Tex, pur essendo per certi aspetti molto postmoderno e revisionista rispetto agli anni del suo esordio, non esce mai dal quel solco così come tracciato dal suo creatore G.L. Bonelli. Eppure le due storie contenute in questo primo volume mostrano un lato inedito di Tex più aderente al racconto d'avventura con sfumature misteriose che al western classico appunto e che si sarebbe evoluto poi, soprattutto in tempi recenti, in racconti dai risvolti esoterici e al limite dell'horror.

Al netto del vistoso costume di scena di Dickart e di qualche trucco di prestidigitazione, Fuorilegge è a tutti gli effetti una robusta storia di frontiera, calata in un contesto storico verosimile ben preciso, in cui Bonelli gioca ancora con il passato nebuloso del personaggio. Non è un caso che questa versione di Mefisto, la spia sfuggevole, sia quella poi ripresa da Mauro Boselli in Tex Willer. In questo senso Bonelli, quasi a voler realizzare una spy story sui generis, gioca molto con gli inganni, i depistaggi e i sotterfugi più che con il mistero vero e proprio. È il complesso intreccio della caccia prima e della redenzione di Tex poi a costituire l'ossatura narrativa di questa storia, corroborata da una buona dose d'azione e da un ritmo decisamente sostenuto, in cui l'elemento soprannaturale è riassorbito e normalizzato nel finale in cui proprio il Ranger riesce a catturare Mefisto utilizzando, ironicamente, proprio le sue stesse tattiche.

Quando Bonelli decide di far ritornare Mefisto nel 1964 in La Gola della Morte però qualcosa cambia. L'autore parte da un incipit familiare, il rapimento/scomparsa di uno dei pards, salvo far capire subito al lettore che il tono della storia sarà ben diverso già dal nome del luogo da cui le vicende prendono il via, la Mesa degli Scheletri. Gli indiani che Tex e i suoi Navajos affrontano sono dotati di armi letali ed insolite e il loro aspetto è più primitivo, abbandonando così la verosimiglianza con cui si erano tratteggiati i nativi.

Ma è quando Mefisto fa nuovamente la sua comparsa che è evidente come Bonelli volesse in qualche modo sperimentare un antagonista nuovo e lontano dai canoni del genere. Coadiuvato da un guizzo creativo di Aurelio Galleppini, la spia/prestigiatore diventa uno stregone vero e proprio sia nell'abbigliamento, la lunga tunica è decisamente un capo che poco si confà al selvaggio west, che nell'aspetto allorché i mefistofelici baffetti ora sono accompagnati da una lunga chioma argentea e da occhi spiritati. Come e con quali forze Steve Dickart sia entrato in contatto è un mistero che solo i prossimi volumi potranno svelare.

Una domanda lecita visto che i suoi poteri sono davvero temibili. Fra ipnosi e apparizioni, Mefisto tiene in scacco Tex per oltre metà della storia. Anche qui la buona dose di sparatorie e il ritmo sostenuto contribuiscono ad una risoluzione che vira poi verso il folklore delle dime novels, con Mefisto che si finge guaritore itinerante, riuscendo quasi a consumare sua vendetta su Tex il quale però si dimostra uno stratega più fine anche dei suoi trucchi.

C'è striscia e striscia

Graficamente il primo aspetto da considerare nel leggere La Gola della Morte è il già citato guizzo creativo di Aurelio Galleppini che rilegge in maniera mistica e minacciosa Mefisto. Il beffardo Satana che Dickard interpreta in scena era troppo prosaico per essere riproposto in maniera efficace, la lunga tunica da santone ma soprattutto lo sguardo e la prossemica "spiritata" contribuiscono invece ad accrescere l'alone di mistero e la minacciosità di un nemico che pare motivato solo dalla vendetta nei confronti di Tex. Non c'è brama di conquista, di denaro in lui ed è forse questa la peculiarità che lo rende la nemesi principale del Ranger.

La Gola della Morte ci permette però di esaminare anche una delle forme primeve del fumetto popolare italiano: la striscia. Tex veniva originariamente pubblicato in strisce, queste poi venivano incollate su una pagina (3 strisce per ogni pagina) e rilegate o spillate formando così gli albi giganti che, dopo alcuni assestamenti, troveranno nelle dimensioni 16x21 cm il formato principale della casa editrice prima e poi del fumetto popolare italiano poi.

In Fuorilegge è evidente come Galleppini lavori per la striscia. La ripartizione degli spazi è rigida, la striscia è divisa in tre riquadri raramente in due di cui uno più lungo, lo stile è una sintesi rapida e scattante che predilige la muscolarità dell'azione all'espressività in senso lato. È uno stile per certi versi minimale pensato per una lettura che coinvolgesse i giovani lettori: gli sfondi spesso vengono sacrificati, le didascalie fungono ancora da raccordo fra le scene occupando spesso un intero riquadro della striscia, mentre le inquadrature più efficaci sono il primo piano, il mezzobusto e il piano americano. Con spazi così "angusti", Galleppini dimostra comunque di poter realizzare uno storytelling dinamico che accomodasse l'unione di immagini e parole.

La Gola della Morte viene realizzato sempre lavorando sulla striscia ma Aurelio Galleppini dimostra di aver metabolizzato il formato anziché si adatti anche per l'albo gigante. Gli spazi infatti non sono più rigidi, c'è una maggiore alternanza fra i tre riquadri e due più lunghi se non addirittura il singolo riquadro. In questo senso c'è una maggior consapevolezza della orizzontalità (quasi una contraddizione visto che la striscia è orizzontale ma deve comunque allocare figure e layout verticali) iniziando a sperimentare i campi medio-lunghi così come lo stile "scopre" un utilizzo delle chine che non servono più come meri "riempitivi" ma iniziano a dare profondità e volume alla figure. Galleppini è più a suo agio ora: riesce a costruire scene con più figure, le gestisce meglio ed in maniera più plastica in quelle d'azione e più espressiva nei passaggi più drammatici. Infine c'è da notare come la consequenzialità non badi più solo al progressione sinistra-destra ma anche a quella alto-basso segno evidente che il disegnatore, forse inconsciamente, stava iniziando a maturare la consapevolezza delle limitazioni della striscia in favore dell'albo.

Black Baron

Il secondo volume della collana Tex contro Mefisto si intitola Black Baron e raccoglie le storie Il Drago Rosso (apparsa in Tex 78-80 del 1967) e l'omonima Black Baron (apparsa in Tex 93-95 del 1968). Entrambe le storie sono firmate da G.L. Bonelli ai testi e Aurelio Galleppini alle matite.

Il Drago Rosso vede il sonno di Tex e i suoi pards funestato da terribili incubi e visioni di Mefisto, l'insidioso stregone e maestro dell'inganno che avevano battuto, non senza difficoltà, qualche tempo prima. Tex chiede quindi aiuto a Nuvola Rossa, lo sciamano dei Navajos, che, intuendo si tratti di cattiva magia, prova a rintracciarne la causa corroborando drammaticamente i sospetti dopo una terribile visione: si tratta di Mefisto. Ma come è possibile che lo stregone sia sopravvissuto alla rovinosa caduta in un crepaccio che aveva concluso il suo ultimo incontro con Tex e i suoi pards?

Con l'unico indizio a loro disposizione, la visione della sterminata Sacramento Valley, Tex e i suoi decidono di stanare Mefisto. Il pieno, suggerito da Nuvola Rossa, è quello di dividersi sia per coprire quanto più territorio più velocemente possibile che per evitare di cadere sotto la sua potente influenza. Mefisto di suo è effettivamente sopravvissuto e ora la sua magia è più forte che mai, merito delle cura del saggio tibetano Padma che lo ha iniziato ad innimaginabili segreti come suo discepolo per guidare la misteriosa setta cinese nota come Il Drago Rosso. Tex, Kit, Tiger Jack e Carson intanto, accompagnati da altrettanti fra i più valorosi guerrieri navajos, provano a convergere nella riserva Hualpai, tribù alleata di Mefisto. Contemporaneamente però Mefisto inizia a mettere a punto il suo piano per eliminare una volta per tutte Tex e i suoi pards anche a costo di andare sbarazzarsi del suo maestro Padma che anni prima lo aveva salvato e curato dalle letali ferite.

Pesantemente camuffato e sotto le mentite spoglie del Dottor Fiesmot, Mefisto tesse la sua ragnatela dalla cittadina di Golconda riuscendo, con la sua magia e i suoi inganni, a rapire prima Kit e poi in rapida succesione Carson e Tiger Jack. L'unico a sfuggire è Tex che, insospettito da Fiesmot e dai movimenti intorno alla cittadina, ne individua il covo liberando i suoi pards. Ormai accerchiato e smascherato, Mefisto prepara la sua ennesima fuga ma viene tradito dal redivivo Padma che lo maledice. Quando Tex e i suoi pards accompagnati dallo sceriffo locale giungono nel suo nascondiglio, trovano Mefisto completamente assente e in preda a terribili visioni: per lui si apriranno le porte del manicomio criminale.

Nella successiva Black Baron ci spostiamo a Fort Myers, Florida, dove il Tenente Moore e un drappello di uomini si addentra nelle paludi per indagare sul misterioso avvistamento di un maniero. Nel fitto della natura selvaggia, i soldati non solo devono affrontare i pericoli della vorace fauna ma anche le suggestioni di tamburi lontani e i cattivi presagi di simboli incisi lungo il percorso fino: giunte alle porte del fantomatico maniero però Moore ed i suoi vengono attaccati da un gruppo di guerrieri di colore bardati di pelli animali e lance. Moore, unico superstite, torna dopo molte settimane a Fort Myers in preda al delirio e gravemente ferito. Dell'esperienza reca seco solo un medaglione su cui, insieme a simboli arcani, c'è anche una M stilizzata: la M di Mefisto!

La notizia viene riportata anche al comando dei Rangers di Phoenix dove Tex e Carson vengono informati del lugubre ritrovamento ma soprattutto del fatto che, due anni prima, Mefisto era fuggito dal manicomio di Flagstaff insieme al ricco latifondista Jean de Lafayette che, sotto l'influenza di Loa, una giovane sacerdotessa di colore, aveva assunto l'identià di Baron Samedi, diventando un fanatico della religione voodoo.

Mefisto e Samedi nel paludoso entroterra della Florida hanno fondato il Regno del Grande Serpente e cercano di portare dalla loro parte, contro l'uomo bianco, anche la tribù dei Seminoles. Al loro rifiuto però gli uomini di Samedi e Mefisto si fanno sempre più aggressivi e audaci dando persino fuoco al villaggio dei Seminoles e feriscono quasi mortalmente il sakeem Yampas. Il viaggio di Tex e i suoi pards dall'Arizona alla Florida non è per nulla agevole perché il voodoo ha parecchi seguaci che vogliono vedere il Regno del Grande Serpente fiorire.

Quando però Mefisto apprende sulle sue tracce c'è nuovamente Tex si innervosisce e, a dispetto di quanto stabilito con Samedi, decide una accelerata ai loro piani. Subodorato che all'orizzonte si prospetta una rovinosa sconfitta Loa e il capo dei guerrieri Dambo progettano la fuga prima che sia troppo tardi con le ricchezze accumulate da Samedi. Tex però ha già in mente un piano, tanto rischioso quanto audace: dopo aver stretto alleanza con i Seminoles, a cui viene promessa una riserva, viene dato fuoco alla palude stringendo in una morsa il maniero. Mentre i Seminoles si occupano dei guerrieri voodoo, gli uomini di Fort Myers prendono a cannonate il maniero che crolla. Il Regno del Grande Serpente è caduto ma per Tex ed i suoi pards è impossibile accertarsi ancora una volta che Mefisto sia effettivamente morto sotto l'enorme cumulo di macerie del castello.

Alla ricerca di nuove, misteriose ispirazioni

Black Baron non solo raccoglie la terza e la quarta sfida fra Tex e Mefisto ma è anche un volume che fa da spartiacque sia per quanto riguarda il rapporto fra il Ranger e la sua nemesi sia per quanto riguarda la costruzione delle storie texiane meno aderenti al canone del western classico. In questo senso Il Drago Rosso è una coda lunga delle due precedenti avventure non tanto narrativamente quanto nelle ispirazioni che si rifanno ancora alle dime novels e ad una certa letteratura pulp. È ottima in questo senso l'intuizione di Gianluigi Bonelli di far muovere il ritorno di Mefisto lungo una linea tensiva a metà fra il magico tout court, rappresentato dall'introduzione del mistico e misterioso Padma, e quella più classica delle bande criminali cinesi. Mentre l'idea di dividere i pards in diversi gruppi offre un certo dinamismo alla narrazione e le capacità di Mefisto nel travestimento sono il vero motore della caccia all'uomo, è indubbio che non appena il cerchio inizia a stringersi il plot assomigli moltissimo a quello della precedente La Gola della Morte.

Il Drago Rosso rappresenta inoltre il primo timido accenno di continuity più serrata all'interno della produzione texiana con il Ranger che nell'albo precedente, Tex 77 - Il Tesoro del Tempio, aveva vissuto una esperienza lisergica con El Morisco avendo una visione proprio di Mefisto. In più il finale, un guizzo geniale di Bonelli, non solo rappresenta una inaspettata alternativa a quelli a cui eravamo stati abituati ma è di fatto un finale aperto perché mette fuori gioco Mefisto, ma non troppo, come a voler preservare un suo nuovo utilizzo futuro.

Il quarto ritorno avviene circa un anno dopo in Black Baron quella che storicamente è considerato lo scontro migliore fra Tex e Mefisto. Ed effettivamente qui Bonelli si supera creando una storia corale che miscela sapientemente avventura e mistero e attinge ad un immaginario decisamente fresco, quello voodoo, dando un inedito tocco salgariano a molte parti del racconto ambientato nella paludi della Florida anziché nei deserti del sud ovest. Funziona anche il doppio binario del racconto diviso fra Florida appunto, con i Seminoles sempre interessanti comprimari delle storie texiane per la loro natura inclusiva, e quella del viaggio irto di pericoli che Tex e i suoi pards compiono dall'Arizona. Ma c'è anche un ulteriore substrato narrativo interessante che Bonelli aggiunge alla sua storia allorché qui si gioca non più con la magia in senso lato ma con la superstizione e la credenza popolare. Tex è scettico nei confronti del voodoo, elemento di aggregazione e riconoscimento di una parte della popolazione di colore, dimostrando di averci visto lungo perché Loa e Dambo hanno giocato d'astuzia abbindolando il povero Jean de Lafayette per appropriarsi delle sue ricchezze. Eppure la componente magica è presente eccome: Mefisto dimostra che la sua "cattiva magia" è potente quando invoca un temibile demone affinché convinca i Seminoles a schierarsi dalla sua parte. Ancora una volta sarà Tex a giocare un ruolo essenziale rappresentando questa volta la voce della razionalità e convincendo definitivamente i Seminoles a non cedere alle proposte di Mefisto e Samedi.

Linea dinamica, neri più espressivi

Graficamente Black Baron è altrettanto interessante perché fa risaltare una certa evoluzione dello stile di Aurelio Galeppini, in particolare nella linea e nei neri. Con la fine degli anni 60 infatti il disegnatore di origini toscane "scarica" la tavola di quei neri pieni e di quel tratteggio più marcato che dovevano compensare uno stile per certi versi minimale propedeutico al formato della striscia, formato in cui venivano ancora pubblicate le avventure del Ranger. Se è vero che nella già citata La Gola della Morte una certa evoluzione, soprattutto in termini di ripartizione degli spazi e delle chine, è già evidente, la sua maturazione è completa dal punto di vista di spazi e inquadrature in Il Drago Rosso e per quanto riguarda i neri e la linea ancora di più Black Baron. Galeppini allegerisce la sua tavola: la linea è più sottile e attenta, addirittura Loa ha dei tratti quasi alla Alex Raymond, il dinamismo complessivo delle figure è più fisico con volumi e pose più plastiche grazie ad un uso accorto del nero che cesella anziché riempire.

Le didascalie sono ridotte al minimo. Galeppini non solo può contare su lettori più smaliziati ma anche su uno storytelling più fluido dettato da una consequenzialità che ha contribuito lui stesso a canonizzare nel formato dell'albo 16x21 cm che ora padroneggia in maniera impeccabile. Non si tratta soltanto di rimaneggiare la disposizione e/o la lunghezza dei riquadri ma anche delle inquadrature, con fulminei controcampi nelle sequenze d'azione, o dei campi stessi ora efficaci anche quando sono medio-lunghi. Anche il livello di dettaglio è gestito con sicurezza non solo nella prossemica e nell'espressività ma anche nella ricerca dei costumi, bellissimi quelli dei guerrieri di Dambo e dei Seminoles, e negli sfondi gestiti per rendere la narrazione più coinvolgente possibile anche quando sono minimali.

I volumi

Per Tex contro Mefisto, Sergio Bonelli Editore opta per il suo classico formato brossurato da libreria 15x21 cm dalla foliazione generosa. Graficamente la collana si presenta in maniera sobria con il nero a farla da padrone, lasciando al giallo e al rosso, anche in costina dove compaiono solo il titolo del volume, autori e logo della collana stessa insieme a quello SBE, il compito di attirare l'attenzione del lettore. Da segnalare le copertine inedite di Claudio Villa e gli inserti lucidi sia in prima che in quarta di copertina. La carta è ovviamente la classica usomano bonelliana.

Il primo volume, La Gola della Morte, conta ben 400 pagine con una resa di stampa, al netto della storie contenute riprese rispettivamente da albi del 1959 e del 1964, molto buona. Dal punto di vista è d'uopo segnalare, dal punto di vista editoriale e redazionale, l'indicazione proprio degli albi originali in cui sono contenute le storie riproposte con tanto di mese e anno di pubblicazione. Non sono presenti le copertine originali né in quarta di copertina è presente il piano dell'opera che tuttavia dovrebbe assestarsi sui 6/7 volumi. Corposo e puntuale è invece l'apparato redazionale firmato da Graziano Frediani e Luca Barbieri. I curatori offrono ne La Gola della Morte un lungo excursus prima storico e poi storico-fumettistico su Mefisto: dall'influenza nell'immaginario collettivo dell'800 di maghi e illusionisti, fino alle peculiarità e alle fonti a cui G.L. Bonelli e soprattutto Aurelio Galleppini si ispirarono per il personaggio.

Il secondo volume, Black Baron è un balenottero dalla foliazione generosissima, ben 480 pagine, dalla impeccabile qualità di stampa. Pur essendo presenti le indicazioni degli albi originali in cui sono contenute le storie riproposte, con tanto di mese e anno di pubblicazione, purtroppo non sono presenti le copertine originali. Il lungo apparato redazionale è firmato dal sempre puntuale Luca Barbieri che però inspiegabilmente spoilera, proprio nelle prime righe del suo contributo, il finale del volume! A parte questa scelta interlocutoria, il contributo è approfondito e articolato ed è incentrato sulle ispirazioni che portarono Gianluigi Bonelli a far evolvere il personaggio di Mefisto alla fine degli anni 60 fra le suggestioni di terre misteriose come il Tibet e un immaginario horror, quello degli zombie, che allora fresco sarebbe diventato poi egemone nella cultura pop.