Il western magico di Tex contro Mefisto
Il 2022 è l’anno di Mefisto. Per supportare il rinnovato interesse intorno al personaggio, Sergio Bonelli Editore ha varato una nuova collana di ristampe intitolata Tex contro Mefisto che riproporrà tutte le tappe della lunga lotta fra il Ranger e i suoi pards e il diabolico mago. La collana ricalca quindi per intenti e formato quella già varata, con discreto successo, dedicata allo Spirito con la Scure intitolata Zagor contro Hellingen, ed è a tutti gli effetti una ristampa cronologica dei vari scontri fra Tex e Mefisto.
Quella che viene considerata la nemesi di Tex infatti è protagonista di una lunga saga, firmata da Mauro Boselli e da alcuni fra i migliori disegnatori in forza alla testata, che si sta dipanando sugli albi della serie regolare “storica” del Ranger monopolizzando di fatto la seconda metà dell’anno. Ma non solo, perché l’apprendistato del mago è stato raccontato in un Tex Willer Speciale, intitolato Mefisto Le Origini del Male, che fa da corollario all’apparizione di Steve Dickart e sua sorella Lily nella serie del giovane Tex così come visto in Tex Willer – Pinkerton Lady.
Il western magico di Tex contro Mefisto
La Gola della Morte
Il primo volume della collana Tex contro Mefisto si intitola La Gola della Morte e raccoglie i primi due scontri fra Tex e Mefisto ovvero le storie Fuorilegge (apparsa negli albi a striscia già nel 1949 ma poi ristampata negli albi giganti Tex 3 e 4 del 1959) e La Gola della Morte (apparsa negli albi giganti Tex 39 e 40 del 1964). Entrambe le storie sono firmate da G.L. Bonelli ai testi e Aurelio Galleppini alle matite.

In Fuorilegge siamo all’apice della guerra fra Texas e Messico. Pur avendo fatto registrare una importante vittoria con la liberazione di Fort Wellington, l’esercito messicano sembra essere sempre un passo avanti a quello americano con azioni di guerriglia ben mirate. Il comando dei Rangers affida a quindi Tex il compito di indagare sospettando che proprio i messicani siano avvantaggiati da una spia. Di città di frontiera in città di frontiera, Tex riesce a rintracciare la spia. Si tratta di Steve Dickart e di sua Lily che viaggiano spacciandosi per illusionisti e cabarettisti seguendo le truppe texane ed estorcendone informazioni proprio grazie all’avvenenza di Lily.
Messi con le spalle al muro i due riescono a fuggire alla cattura incolpando Tex di uno dei loro omicidi. Il ranger si trova così nuovamente dalla parte sbagliata della legge e inizia un folle inseguimento che culmina dapprima con la liberazione di El Paso dal corrotto sceriffo Benis e poi, con l’aiuto del rivoluzionario Montales, che combatte contro il regime messicano, e poi con la rocambolesca cattura dei Dickart, riparati oltre il confine, effettuata grazie all’ingegno e un pizzico di teatralità.
La Gola della Morte è ambientata molti anni dopo quel primo pericoloso incontro. Durante una battuta di caccia sulla Mesa degli Scheletri, Kit Willer viene rapito e proprio durante le sue ricerche, condotte da Tex e dai suoi Navajos, anche Carson scompare misteriosamente. Il mistero si infittisce quando Tex, Tiger Jack e i Navajos ingaggiano battaglia con gli Hualpai, una antichità tribù ritenuta estinta. Come ben presto scoprono Kit e Carson, a guidare gli Hualpai c’è il redevivo Mefisto che non solo è sfuggito alla prigionia ma è cambiato: tanto è invecchiato quanto i suoi poteri sono cresciuti a dismisura. Non si tratta più di illusionismo ma di vera e propria magia. Pur cercando di depistare Tex, e con molti Navajos sacrificati nel mezzo, Mefisto è costretto alla fuga dal suo nascondiglio.
Tuttavia la vittoria di Tex è effimera, ancora una volta Mefisto fugge e questa volta portando con sé Kit e Carson. Qualche tempo dopo una serie di rapine messe a segno da due uomini che corrispondono proprio alla descrizione di Kit e Carson attira l’attenzione di Tex, che non ha mai smesso di cercare il figlio e il pard, che, con un pista fresca da seguire riprende fiducia. Con un po’ di astuzia e muovendosi celermente lungo la frontiera, ancora una volta il Ranger riesce ad avere la meglio sullo stregone, che apparentemente muore precipitando da una altura dopo essere stato colpito, e spezzare l’incantesimo che pesava su Kit e Carson.
Da spia a stregone… una insolita evoluzione
La Gola della Morte permette di tracciare una insolita evoluzione nella produzione texiana. Le avventure del Ranger infatti nascono ispirandosi al western classico, alla narrazione di frontiera e alla tradizione delle dime novels. Tex, pur essendo per certi aspetti molto postmoderno e revisionista rispetto agli anni del suo esordio, non esce mai dal quel solco così come tracciato dal suo creatore G.L. Bonelli. Eppure le due storie contenute in questo primo volume mostrano un lato inedito di Tex più aderente al racconto d’avventura con sfumature misteriose che al western classico appunto e che si sarebbe evoluto poi, soprattutto in tempi recenti, in racconti dai risvolti esoterici e al limite dell’horror.
Al netto del vistoso costume di scena di Dickart e di qualche trucco di prestidigitazione, Fuorilegge è a tutti gli effetti una robusta storia di frontiera, calata in un contesto storico verosimile ben preciso, in cui Bonelli gioca ancora con il passato nebuloso del personaggio. Non è un caso che questa versione di Mefisto, la spia sfuggevole, sia quella poi ripresa da Mauro Boselli in Tex Willer. In questo senso Bonelli, quasi a voler realizzare una spy story sui generis, gioca molto con gli inganni, i depistaggi e i sotterfugi più che con il mistero vero e proprio. È il complesso intreccio della caccia prima e della redenzione di Tex poi a costituire l’ossatura narrativa di questa storia, corroborata da una buona dose d’azione e da un ritmo decisamente sostenuto, in cui l’elemento soprannaturale è riassorbito e normalizzato nel finale in cui proprio il Ranger riesce a catturare Mefisto utilizzando, ironicamente, proprio le sue stesse tattiche.

Quando Bonelli decide di far ritornare Mefisto nel 1964 in La Gola della Morte però qualcosa cambia. L’autore parte da un incipit familiare, il rapimento/scomparsa di uno dei pards, salvo far capire subito al lettore che il tono della storia sarà ben diverso già dal nome del luogo da cui le vicende prendono il via, la Mesa degli Scheletri. Gli indiani che Tex e i suoi Navajos affrontano sono dotati di armi letali ed insolite e il loro aspetto è più primitivo, abbandonando così la verosimiglianza con cui si erano tratteggiati i nativi.
Ma è quando Mefisto fa nuovamente la sua comparsa che è evidente come Bonelli volesse in qualche modo sperimentare un antagonista nuovo e lontano dai canoni del genere. Coadiuvato da un guizzo creativo di Aurelio Galleppini, la spia/prestigiatore diventa uno stregone vero e proprio sia nell’abbigliamento, la lunga tunica è decisamente un capo che poco si confà al selvaggio west, che nell’aspetto allorché i mefistofelici baffetti ora sono accompagnati da una lunga chioma argentea e da occhi spiritati. Come e con quali forze Steve Dickart sia entrato in contatto è un mistero che solo i prossimi volumi potranno svelare.
Una domanda lecita visto che i suoi poteri sono davvero temibili. Fra ipnosi e apparizioni, Mefisto tiene in scacco Tex per oltre metà della storia. Anche qui la buona dose di sparatorie e il ritmo sostenuto contribuiscono ad una risoluzione che vira poi verso il folklore delle dime novels, con Mefisto che si finge guaritore itinerante, riuscendo quasi a consumare sua vendetta su Tex il quale però si dimostra uno stratega più fine anche dei suoi trucchi.
C’è striscia e striscia
Graficamente il primo aspetto da considerare nel leggere La Gola della Morte è il già citato guizzo creativo di Aurelio Galleppini che rilegge in maniera mistica e minacciosa Mefisto. Il beffardo Satana che Dickard interpreta in scena era troppo prosaico per essere riproposto in maniera efficace, la lunga tunica da santone ma soprattutto lo sguardo e la prossemica “spiritata” contribuiscono invece ad accrescere l’alone di mistero e la minacciosità di un nemico che pare motivato solo dalla vendetta nei confronti di Tex. Non c’è brama di conquista, di denaro in lui ed è forse questa la peculiarità che lo rende la nemesi principale del Ranger.
La Gola della Morte ci permette però di esaminare anche una delle forme primeve del fumetto popolare italiano: la striscia. Tex veniva originariamente pubblicato in strisce, queste poi venivano incollate su una pagina (3 strisce per ogni pagina) e rilegate o spillate formando così gli albi giganti che, dopo alcuni assestamenti, troveranno nelle dimensioni 16×21 cm il formato principale della casa editrice prima e poi del fumetto popolare italiano poi.
In Fuorilegge è evidente come Galleppini lavori per la striscia. La ripartizione degli spazi è rigida, la striscia è divisa in tre riquadri raramente in due di cui uno più lungo, lo stile è una sintesi rapida e scattante che predilige la muscolarità dell’azione all’espressività in senso lato. È uno stile per certi versi minimale pensato per una lettura che coinvolgesse i giovani lettori: gli sfondi spesso vengono sacrificati, le didascalie fungono ancora da raccordo fra le scene occupando spesso un intero riquadro della striscia, mentre le inquadrature più efficaci sono il primo piano, il mezzobusto e il piano americano. Con spazi così “angusti”, Galleppini dimostra comunque di poter realizzare uno storytelling dinamico che accomodasse l’unione di immagini e parole.

La Gola della Morte viene realizzato sempre lavorando sulla striscia ma Aurelio Galleppini dimostra di aver metabolizzato il formato anziché si adatti anche per l’albo gigante. Gli spazi infatti non sono più rigidi, c’è una maggiore alternanza fra i tre riquadri e due più lunghi se non addirittura il singolo riquadro. In questo senso c’è una maggior consapevolezza della orizzontalità (quasi una contraddizione visto che la striscia è orizzontale ma deve comunque allocare figure e layout verticali) iniziando a sperimentare i campi medio-lunghi così come lo stile “scopre” un utilizzo delle chine che non servono più come meri “riempitivi” ma iniziano a dare profondità e volume alla figure. Galleppini è più a suo agio ora: riesce a costruire scene con più figure, le gestisce meglio ed in maniera più plastica in quelle d’azione e più espressiva nei passaggi più drammatici. Infine c’è da notare come la consequenzialità non badi più solo al progressione sinistra-destra ma anche a quella alto-basso segno evidente che il disegnatore, forse inconsciamente, stava iniziando a maturare la consapevolezza delle limitazioni della striscia in favore dell’albo.
I volumi
Per Tex contro Mefisto, Sergio Bonelli Editore opta per il suo classico formato brossurato da libreria 15×21 cm dalla foliazione generosa. Il primo volume conta ben 400 pagine. Graficamente la collana si presenta in maniera sobria con il nero a farla da padrone, lasciando al giallo e al rosso, anche in costina dove compaiono solo il titolo del volume, autori e logo della collana stessa insieme a quello SBE, il compito di attirare l’attenzione del lettore. Da segnalare in compenso la copertina inedita di Claudio Villa e gli inserti lucidi sia in prima che in quarta di copertina. La carta è ovviamente la classica usomano bonelliana e la resa di stampa del primo volume, al netto della storie contenute riprese rispettivamente da albi del 1959 e del 1964, rimane comunque buona.
Da questo punto di vista è d’uopo segnalare, dal punto di vista editoriale e redazionale, l’indicazione proprio degli albi originali in cui sono contenute le storie riproposte con tanto di mese e anno di pubblicazione. Non sono presenti le copertine originali né in quarta di copertina è presente il piano dell’opera che tuttavia dovrebbe assestarsi sui 6/7 volumi. Corposo e puntuale è invece l’apparato redazionale firmato da Graziano Frediani e Luca Barbieri. I curatori offrono ne La Gola della Morte un lungo excursus prima storico e poi storico-fumettistico su Mefisto: dall’influenza nell’immaginario collettivo dell’800 di maghi e illusionisti, fino alle peculiarità e alle fonti a cui G.L. Bonelli e soprattutto Aurelio Galleppini si ispirarono per il personaggio.